A SALVINI “L’HANNO RIMASTO SOLO”, IL GOVERNO ABBANDONA AL SUO DESTINO IL MINISTRO DEI TRASPORTI CHE PER SPIEGARE IL CAOS FERROVIE URLA AL COMPLOTTO E SE LA PRENDE CON GLI ANARCHICI
TRA I BANCHI DELL’ESECUTIVO CI SONO SOLO ESPONENTI LEGHISTI. IL SOTTOSEGRETARIO MELONIANO ANDREA DELMASTRO, CHE ERA STATO LÌ PER LA DISCUSSIONE SULLA GIUSTIZIA, TORNA FRETTOLOSAMENTE ALLE SUE OCCUPAZIONI
A un certo punto il leghista Riccardo Molinari evoca «il cattivo maestro». Un «mandante». Paventa «il rischio eversione» per spiegare il caos delle Ferrovie. «L’Italia non si farà mai intimidire», giura però Matteo Salvini. Alla Camera dei deputati c’è l’informativa del ministro. I treni non arrivano in orario e le parole per spiegarlo sono quelle degli anni Settanta. «Che la rete sia oggetto di un’operazione di sabotaggio contro le ferrovie lo aveva già detto un altro premier nel 2014, poi a quelle parole non seguirono i fatti», ricorda il ministro dei Trasporti. Come a dire: qui quello complottardo non sono io.
La prima cosa che si nota a Montecitorio alle 18,30, quando Salvini mette in piedi in aula è che sui banchi del governo hanno preso posto solo esponenti leghisti. Un ministro (Roberto Calderoli, poi arriverà anche Alessandra Locatelli), nove tra sottosegretari e viceministri, da Rixi a Durigon, da Castiello a Freni, silenziosi, fedeli, compiti come a una recita: a tutti il Capitano batte il cinque.
Il sottosegretario meloniano Andrea Delmastro, che è stato lì per la discussione sulla giustizia, torna frettolosamente alle sue occupazioni. Li lascia soli. Fa impressione questo monocolore verde. «Matteo» li ha precettati per sentirsi meno abbandonato.
«Finalmente la vediamo dal vivo, signor ministro», lo accoglie il cinquestelle Antonino Iaria. «Lo sappiamo che lei non voleva fare il ministro dei Trasporti, e si vede, e infatti sono sconvolto nel sentirla parlare di complotto». Mormorii da destra. Iaria: «Senza i soldi del Pnrr lei a quest’ora faceva i video su Tik Tok!».
Salvini ce l’ha con gli anarchici. Per l’incendio alla sede legale di Italferr. «Il 3 dicembre 2024 su alcuni blog di frange anarcoinsurrezionaliste è stato rivendicato l’attacco incendiario. Da lì in poi abbiamo assistito a un’escalation preoccupante che non abbiamo mai voluto evidenziare in attesa di raccogliere informazioni più precise». Le opposizioni non gli credono. «È venuto a raccontarci del grande complotto fatto di chiodi e chiavi inglesi», lo liquida Toni Ricciardi del Pd.
Quindi il collasso della rete è colpa degli anarchici?
Il governo non c’è, ma la maggioranza lo sostiene. Però Fratelli d’Italia ha scelto come avvocato difensore un deputato non di prima fila: Fabio Raimondo. «Lei ci mette la faccia, ai tempi di Toninelli non avveniva», lo lusinga. Salvini gli batte le mani, come fa lui: un applausino. «Gli episodi recenti di sabotaggi e intrusioni nella rete ferroviaria, rappresentano una grave minaccia alla sicurezza nazionale che non va sottovalutata». Pure Raimondo fa riferimento «agli anni più bui della Repubblica». Dai banchi leghisti partono ripetuti battimani.
Elly Schlein dice che il Pd sta raccogliendo i dati sui ritardi: 20mila minuti al giorno. «Quando si scusa con gli italiani? Quando si scusa Meloni? Lo sa vero che i cantieri sono stati finanziati dai precedenti governi?». Elon Musk entra anche qui. Perché la segretaria gli dice: «Invece che sgomitare a chi è più amico di Musk, parlate del disagio che vivono studenti e lavoratori».
(da La Repubblica)
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