AL CINEMA DI VENEZIA SUCCESSO DI “COSE DELL’ALTRO MONDO”: LA LEGA IN RIVOLTA INVITA AL BOICOTTAGGIO
AL LIDO IL RAZZISTA VENETO DI ABATANTUONO… NEL FILM DI PATIERNO, DIEGO E’ UN IMPRENDITORE CHE SFRUTTA GLI IMMIGRATI NELLA SUA FABBRICA E POI LI INSULTA DALLA SUA TV
Il suggerimento giusto l’ha dato Diego Abatantuono: «Teniamolo presente per il futuro: si esce con un trailer, nasce la polemica e il lancio del film è bello che fatto”.
Scherza ma non troppo il protagonista di “Cose dell’altro mondo” di Francesco Patierno, in concorso nella sezione Controcampo italiano, presentato al Lido in contemporanea con l’uscita nelle sale e anticipato da una polemica (scatenata appunto dalla visione sul web del trailer) culminata con un’interrogazione parlamentare presentata da Massimo Bitonci della Lega Nord.
Lo stesso che come sindaco di Citadella firmò un’ordinanza contro il kebab. Ordinanza che ottenne il plauso del governatore Zaia: «Bitonci ha fatto bene a presentarla perchè solleva un problema del fatto che comunque bisogna finire di inondare i veneti e la gente del Nord di infamia. Vogliono dipingerci come zulù, con tutto il rispetto per gli zulu, ma è ora di finirla».
«Una polemica nata sulla fiducia, senza aver visto il film», commenta Abatantuono che nel film è Golfetto, un’imprenditore veneto con fabbrichetta piena di lavoratori immigrati e rete tv in cui si lancia in monologhi contro gli stranieri a base di slogan tipo: «Conviviamo con i fondamentalisti islamici, gli zingari, i fancazzisti albanesi: prendete il cammello e andate a casa».
Cose di questo mondo, dunque, direttamente ispirate a personaggi realmente esistenti.
La questione, spiega il regista del film, il napoletano Francesco Patierno, è «che il film non è ideologico. E gli applausi con cui è stato accolto in sala qui a Venezia, lo dimostrano. Il tema è il nostro rapporto con chi è diverso da noi. E parla di sentimenti, non ideologia: segue le vicende di tre persone che hanno relazioni dirette con alcuni stranieri e delle loro reazioni emotive nel momento in cui non ci sono più».
E, comunque, sottolinea Patierno: «I leghisti non rappresentano tutto il Veneto».
Concorda Abatantuono, che ricorda che il film è una favola. «Il mio personaggio è ispirato alla realtà , può succedere davvero che uno dica cose simili, e questo lo rende inquietante. Quello che non può succedere è l’epilogo del film, la scomparsa degli extracomunitari».
Non ideologico, ma molto simbolico, sostiene Valerio Mastandrea, uno degli interpreti. «Io non credo che non sia ideologico. Non parlo di appartenenza politica, ma credo con l’attenzione che dimostra ai risvolti emotivi della nostra relazione con gli stranieri ha un punto di vista. Quando si ipotizza un mondo senza immigrati, si pensa solo alle conseguenze produttive. Il film aiuta a pensare a quelle sentimentali».
Il film arriva oggi nelle sale: già da lunedì, analizzando i dati del box office si potrà notare se gli abitanti del Veneto avranno seguito il consiglio lanciato via web da alcuni concittadini: boicottare il film.
Qualche difficoltà nel girarlo c’è stata: il sindaco di Treviso Gobbo negò il permesso di girare in città , permesso invece accordato dal primo cittadino di Bassano del Grappa.
La pellicola, vale la pena ricordarlo, ha ottenuto il riconoscimento di film di interesse culturale nazionale da parte del Ministero per i Beni culturali, oggi diretto dal Veneto Galan. Ed è distribuita Medusa, che ha anche appoggiato la Rodeo Drive nella produzione.
Stefania Ulivi
(da “Il Corriere della Sera“)
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