ANNO GIUDIZIARIO, L’AFFONDO DEL PRESIDENTE DELLA CORTE D’APPELLO DI TORINO CONTRO LA POLITICA: “VENITE VOI A FARE IL NOSTRO LAVORO”
“SE I GIUDICI NON DEVONO FARE POLITICA, I POLITICI NON FACCIANO I GIUDICI”
All’inaugurazione dell’anno giudiziario a Torino, il presidente della Corte d’Appello ha lanciato l’allarme in difesa delle toghe. La magistratura tutela la giustizia in nome del popolo italiano – dichiara – ma non può tollerare aggressioni personali contro i magistrati. Con fermezza, il presidente ha difeso l’autonomia delle istituzioni e l’etica giudiziaria. Questa una sintesi del suo discorso.
«In questo difficile momento storico occorre ribadire che la magistratura è secondo la nostra Costituzione un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere dello Stato. Non è un contro potere, non è contro qualcuno, ma è un potere a tutela dei diritti di tutti gli esseri umani la cui dignità deve essere sempre rispettata». Con queste parole il presidente della Corte d’Appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, ha aperto l’anno giudiziario a Torino. Un discorso teso a difendere l’autonomia della magistratura.
«La magistratura amministra la giustizia in nome del popolo italiano con provvedimenti che sono sempre motivati, che si possono criticare e impugnare nelle sedi competenti – ha dichiarato -. Tuttavia non si può aggredire il singolo magistrato e additarlo al pubblico ludibrio solo perché non si condivide la decisione che ha preso: questa è barbarie! Anche i magistrati hanno il diritto alla riservatezza e alla tutela della loro corrispondenza come tutti gli altri cittadini»
Lo ha detto, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della Corte d’appello di Torino, Edoardo Barelli Innocenti, che ha aggiunto: «Bene ha fatto il Csm a tutelare i giudici attaccati nella loro vita privata. Non pensavamo sinceramente di rivedere quanto già successo quasi vent’anni fa. Ogni istituzione dello Stato deve rispettare le altre. Picconarne una è come minare la struttura portante della casa comune. Si rischia che tutto l’edificio crolli».
Giudici e politica
«Se i giudici non devono fare politica», ha dichiarato in un altro passaggio del discorso, «i politici non devono fare i giudici, anche se, talvolta, in un momento di sconforto, verrebbe voglia di dire: venite voi a fare il nostro lavoro e nelle condizioni in cui lasciate i nostri uffici. Ma poi no, non è il caso».
Riflessione storica e deontologia giudiziaria
«Tanti anni fa», ha concluso, «un politico è stato chiamato a svolgere le funzioni di giudice e pur sapendo che l’accusato era innocente, cedendo alle richieste della folla e alla ragion di Stato, l’ha condannato a morte. Quel politico si chiamava Ponzio Pilato. Domandiamoci tutti: vogliamo un giudice che si faccia influenzare dalla folla o dalle ragioni politiche? Un giudice prono ai voleri della politica? O del potere esecutivo? O un giudice con la schiena dritta che con la forza del diritto sappia tutelare i diritti degli esseri umani che chiedono giustizia anche contro le istanze dei poteri molto forti politicamente e economicamente?».
Ricordo della Shoah
Non appena presa la parola, Barelli Innocenti ha esortato la platea, quasi piena, a osservare «un momento di raccoglimento in ricordo della Shoah, tragedia immane che non bisogna mai dimenticare».
(da La Stampa)
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