ARBORE: “RAFFAELLA CARRA’, UNA RIVOLUZIONARIA POPOLARE”
“ADDOLORATO, ERA LA PUNTA DI DIAMANTE DI UNA TELEVISIONE BELLISSIMA CHE NON C’E’ PIU'”
“Siamo tutti sgomenti, addolorati moltissimo per la scomparsa di una grandissima protagonista dello spettacolo italiano. Del buono spettacolo italiano”. Raggiungiamo Renzo Arbore al telefono per avere da un Maestro della tv come lui un commento sulla morte improvvisa di Raffaella Carrà.
“Noi siamo stati bravissimi a fare la televisione in quell’epoca”, ci dice aggiungendo con modestia “non parlo di me”. “Parlo soprattutto della televisione della fine degli anni ’70, degli anni ’80, degli anni ’90. La belle epoque della televisione come viene definita da alcuni critici già adesso. Di questa cornice Raffaella rappresentava la parte più visibile, quando dopo gli anni di piombo si voleva fare una televisione che ci rallegrasse, ma allo stesso tempo ci sprovincializzasse, ci facesse vedere quel che succedeva all’estero. Una televisione istruttiva, educativa anche nell’intrattenimento”.
Raffella Carrà di certo rappresentava la star di questa televisione che ci racconta, una showgirl tout court.
Certamente. C’erano delle velleità artistiche, nell’epoca televisiva che le sto raccontando, che avevano i Falqui, i Sacerdote, i Renzo Trapani, i grandi registi di allora, la voglia di fare un prodotto artistico: un aggettivo che oggi non sento più. Oggi l’intrattenimento è grossolano, basato sull’allegria, sul divertimento e sull’indice d’ascolto
Raffaella è stata anche una rivoluzionaria: è stata lei a portare le prime minigonne in tv, a mostrare per prima la pancia scoperta.
Una rivoluzionaria popolare. Ha mostrato il primo ombelico però sempre con un certo gusto, con eleganza. Ma è stata rivoluzionaria anche come artista. Ha fatto con grande delicatezza Carramba che sorpresa: per la prima volta i protagonisti dei suoi programmi non erano artisti, ma gente comune. Ha inventato lei questo tipo di televisione.
Inoltre si è fatta anche paladina dei diritti degli omosessuali.
Piaceva moltissimo al mondo gay, piaceva moltissimo ai bambini, alle nonne. La sua ‘romagnosità’ era meravigliosa. Aveva quella felicità di fare l’artista a tutto tondo, di divertirsi come sanno fare i romagnoli.
Poi c’è stato il sodalizio con Gianni Boncompagni
Amoroso e artistico. Ricordo con commozione quando ospitai Raffaella nella mia trasmissione “No, non è la Bbc”. Li mi parlò appunto del suo amore con Gianni per la prima volta. Ma con lui ebbe anche un’intesa artistica senza precedenti. Non possiamo dimenticare che molte delle canzoncine che Raffaella ha portato al successo in Italia e anche all’estero erano farina del sacco di Gianni. Noi vivevamo di musica, facevamo i primi deejay, ascoltavamo canzoni di tutto il mondo: Raffaella ha seguito anche molto i nostri consigli.
Un ricordo di quei tempi?
Erano bellissime le serate passate a casa di Gianni, qualche gita che abbiamo fatto insieme, i bagni in piscina, soprattutto quel periodo non c’era nessuno al mondo che facesse una televisione così bella.
E un aneddoto?
Ricordo delle risate che ci facemmo quando arrivarono mille rose da un signore di Milano che si chiamava Silvio Berlusconi che voleva conquistare Raffaella e la conquistò! E la casa di Raffaella e di Gianni fu inondata dal portone all’ascensore dalle rose mandate da Silvio Berlusconi. Noi ridemmo moltissimo.
(da Huffingtonpost)
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