BANKITALIA: “PROBLEMI DEL PAESE NON SI RISOLVONO CON PIU’ DEBITO. SE TEMONO CHE IL DEBITORE FALLISCA, I RISPARMIATORI FUGGONO”
“FALSO IL LUOGO COMUNE SULL’ITALIA FELICE SENZA LA CAMICIA DI FORZA FINANZIARIA DELL’EUROPA”
Il problema principale dell’economia italiana è lo spreco di risorse: a costi alti non segue una produzione efficiente.
A spiegarlo è il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, nel corso di una lectio magistralis all’Università di Venezia: “L’Italia sa fare un sacco di cose, ma le fa, in complesso, meno e peggio di quanto potrebbe”, afferma.
Non si dilunga su quale potrebbe essere la soluzione della questione, nè su quali siano le cause, ma tiene a precisare che, in ogni caso, non è attraverso l’indebitamento che uno Stato può risolvere i suoi problemi:
Le cause di questa situazione sono molteplici e non le discutiamo qui. Una cosa è certa: il problema non si risolve inducendo lo Stato a indebitarsi. Lo Stato può far molto in questo campo spendendo meglio e fissando norme che incentivino l’efficienza.
Rossi poi interviene su una delle questioni maggiormente dibattute negli ultimi giorni: quella dei timori dei mercati per le decisioni del governo.
Mercati, sottolinea, “essenzialmente vuol dire risparmiatori”, vuol dire, quindi persone che investono il loro denaro e che, per questa ragione osservano attentamente l’andamento del debito pubblico e le scelte economiche degli esecutivi.
Tutto ciò avviene perchè, spiega in sostanza il direttore generale, a nessuno piace perdere soldi.
E l’eventualità di non guadagnare nulla dal denaro investito o, peggio, di perderlo in caso di default di uno Stato a un risparmiatore non può che fare paura. Nel suo discorso Rossi prende come esempio un soggetto che detiene titoli di Stato italiani e spiega:
Se mercati vuole dire essenzialmente risparmiatori, quelli nazionali sono diversi da quelli esteri? In altri termini, io che sono italiano tengo molto più volentieri nel mio portafoglio un BTP (un titolo dello Stato italiano) di un risparmiatore francese o tedesco, per ragioni patriottiche? Può darsi, ma è molto improbabile. I soldi sono soldi, a nessuno fa piacere perderli per amor di patria, salvo che in circostanze eccezionali, come ad esempio una guerra”.
Una differenza economica potrebbe essere che se lo Stato italiano, mettiamo, dovesse fallire, cioè non rimborsare a scadenza i propri titoli o farlo solo in parte, per cercare di risalire la china dovrebbe aumentare le tasse, colpendo quindi i propri cittadini ma non anche quelli francesi o tedeschi. Gli italiani potrebbero essere allora più restii a liberarsi di titoli pubblici nazionali, quando s’infittiscono notizie negative sulle finanze del loro Stato, nel tentativo di salvarlo e di non essere tassati.
Alla luce di queste constatazioni, continua Rossi, bisogna certamente fare attenzione al modo in cui le notizie economiche si divulgano, e in questo i media e gli studiosi del settore hanno delle responsabilità . Al contempo, però, semplificare in maniera grossolana non aiuta a comprendere:
Il luogo comune recita che l’economia italiana potrebbe essere prospera e felice se solo l’Europa, per stolidità teutonica, e i mercati, per occasionali antipatie politiche, non le imponessero una camicia di forza finanziaria. In questo modo ipersemplificato di raccontare le cose vi sono grani di verità e tonnellate di falsità . Le cose sono molto più intrecciate e complicate e il compito di chi ha a lungo studiato questi problemi è di farlo capire bene.
(da “Huffingtonpost”)
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