BELSITO FACEVA PEDINARE ANCHE I GIORNALISTI SCOMODI
IL CAPO DEL “POLITICO” DEL “SECOLO XIX” SEGUITO FIN SOTTO CASA: LA SUA UNICA COLPA AVER SVELATO I TRAFFICI DELLA LEGA CON LA TANZANIA
L’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito ha ordinato alla sua squadretta di investigatori privati non solo il dossier su Roberto Maroni, ma ha fatto monitorare diversi altri personaggi.
Per esempio un detective ha passato al setaccio la vita privata e professionale di uno dei giornalisti del Secolo XIX autori di un’inchiesta a puntate sull’ex tesoriere leghista.
L’investigatore ha raccontato a Panorama: “Siamo arrivati sino sulla porta di casa di Giovanni Mari (firma del quotidiano genovese) nel centro storico. Lui è il capo del politico del Secolo e sua moglie lavora per Repubblica”.
Per giustificare la loro incauta indagine Belsito e il suo 007 privato oggi accusano Mari & c. di aver ordito un complotto contro l’ex tesoriere insieme con Ermanno Pleba, ex politico genovese, un tempo in affari con Belsito, oggi in pessimi rapporti con lui.
Come prova lo stesso Belsito con Panorama cita un brogliaccio della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria.
Lo legge a voce alta: “Ermanno (Pleba ndr) chiama Romolo (Girardelli, imprenditore indagato insieme a Belsito per riciclaggio ndr) e gli dice che ha letto e poi si vedranno per approfondire l’argomento e chiudere l’attacco a Belsito. Ermanno dice che Mari andrà con il suo capo, che l’articolo è stato fatto in tre e che dovranno passare i particolari anche al giornale La Repubblica“.
In realtà , quando hanno iniziato la loro attività di spionaggio, i segugi di Belsito erano all’oscuro di queste intercettazioni.
E Pleba poco o niente sapeva dell’attività del Belsito tesoriere, avendolo perso di vista da anni.
Dunque il cronista del Secolo è stato pedinato per una sola colpa: aver denunciato gli affari opachi di Belsito (a partire dagli investimenti leghisti in Tanzania) due mesi prima che i magistrati di cinque procure bussassero alla sua porta.
All’amico Giovanni va la nostra solidarietà .
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