BERLUSCONI: “STARE AL GOVERNO NON CI PREMIAâ€
ALLARME PER IL TREND NEGATIVO: “INCALZIAMO LETTA SULLE TASSE O ALLE EUROPEE RISCHIAMO”
«Ora il rapporto col governo deve cambiare, dobbiamo farci sentire, imporre i nostri temi ». Silvio Berlusconi incalza Angelino Alfano e altri dirigenti sentiti da Arcore, quando il mezzo tonfo pidiellino di questo primo turno è fin troppo evidente.
L’onda lunga dell’antipolitica «si è arrestata», Grillo ha fatto flop, e questo per il leader è quel che conta: Letta insomma «andrà avanti», non rischia.
Ma il leader Pdl non si è nascosto il calo registrato in parecchie città .
«Se non incalzeremo con i nostri temi, dall’Imu all’Iva, da Equitalia alla detassazione delle imprese, dove finiremo da qui a un anno?» è la sua domanda di queste ore.
Già , tra un anno. Quando si terranno le Europee, primo vero test politico per le larghe intese.
La ricaduta immediata, racconta più di un dirigente di via dell’Umiltà , sarà un Pdl che nelle prossime settimane metterà ancor più alle strette il premier e il ministro dell’Economia Saccomanni. Renato Brunetta è già in trincea.
Il Cavaliere, che si rigira senza alcun entusiasmo le percentuali, non può fare a meno di tirare anche altre somme poco confortanti: «Siamo a un passo dal perdere tutte le più importanti città italiane».
È il dato più eclatante, la «sinistra» che nel giro di un paio d’anni ha piazzato le sue bandierine su Milano, Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Genova, Cagliari.
E ora rischia di strappare la Capitale. «Non c’è altro tempo da perdere», è la conclusione.
Berlusconi è appena rientrato ad Arcore dal lungo week-end in Sardegna.
Da Villa San Martino sembra che non si muova per i prossimi giorni. L’ordine ai suoi è di tenere profilo bassissimo su queste amministrative 2013 dall’esito «scontato», indicazione subito recepita dallo stato maggiore riunito per un primo esame in via dell’Umiltà nel pomeriggio.
Il «processo» si terrà nell’assemblea dei gruppi di oggi, alla quale il leader tuttavia ha già fatto sapere che non ci sarà .
Lì si farà però il punto e si pianificherà la campagna di primavera per alzare il tiro. Il tracollo dei Cinque stelle l’ex premier lo considera, assieme all’approdo ai ballottaggi di Pd e Pdl quasi ovunque, un dato «positivo» per la tenuta del governo Letta.
Niente bordate all’indirizzo di Palazzo Chigi. Ma serve una correzione di rotta.
Detto questo, i numeri sono quelli che sono, per il partito.
A Roma, il Pdl tiene, se si somma il suo 18 al boom della “costola” Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (che vola al 6) e alla lista civica di Alemanno.
Raccontano che Berlusconi la sconfitta del sindaco uscente l’avesse messa nel conto, sebbene non i dieci punti di distacco da Marino.
In più di un’occasione l’ex premier aveva confidato di non considerare l’uscente la soluzione migliore per spuntarla (in molti hanno notato l’abbraccio caloroso con la Meloni sul palco del Colosseo di venerdì). Ma era impossibile ritirarlo.
«In tempi di crisi i sindaci uscenti pagano un prezzo salato – spiega Mariastella Gelmini – Ma il risultato di Roma o Brescia hanno portata locale, non incidono sull’operazione di responsabilità che stiamo portando avanti a livello nazionale».
Proprio Brescia è l’altro tallone d’Achille del Pdl.
Una delle pochissime città dove Berlusconi è andato a comiziare (tra le contestazioni) in sostegno per altro di un altro sindaco uscente.
Ma Adriano Paroli col 37,9 si ritrova ora alle spalle di Emilio Del Bono delPd (38,2).
In un’altra città di centrodestra come Treviso, l’ex sindaco leghista Giancarlo Gentilini si ferma al 34,1 dieci punti dietro Giovanni Manildo del centrosinistra, e ora accusa: «Tutta colpa del Pdl».
E che dire dell’Imperia di Claudio Scajola? Il «suo» Erminio Annoni si è fermato al 28,7, quasi 20 punti sotto l’avversario Carlo Capacci del centrosinistra.
«Un terzo dell’elettorato non è andato a votare» lo giustifica l’ex ministro, che addebita parte delle responsabilità alle «vicende giudiziarie» (quelle sul Porto) che avrebbero condizionato il voto.
Il centrodestra è al tracollo a Vicenza, dove la leghista Manuela Dal Lago ottiene la metà dei voti del sindaco uscente Pd, Achille Variati, riconfermato col 54.
E se Pisa e Siena erano senza storia per i berlusconiani, si ritrovano al ballottaggio pure nella ex roccaforte Viterbo dove il candidato del centrosinista Leonardo Michelini a tarda sera era in vantaggio di oltre dieci punti sull’avversario Giulio Marini.
Nella moderata Avellino il Pdl resta fuori dal ballottaggio.
Carmelo Lopapa
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