BERLUSCONI 2011, IL CROLLO DELL’IMPERO: LA MUSICA È FINITA E GLI AMICI SE NE VANNO
ALLA VIGILIA DELLA SENTENZA MONDADORI, PRECIPITANO I SATELLITI DI BERLUSCONI: MEDIASET, MONDADORI E MEDIOLANUM SEGNANO UN PESANTE PASSIVO IN BORSA
Silvio Berlusconi ha perso per strada 800 milioni di euro. Li ha persi in tre mesi: da aprile a oggi. Un periodo complicato per il premier.
Il caso Ruby che arriva in tribunale, la batosta elettorale, lo schiaffone dei referendum e il governo più pericolante che mai nonostante gli Scilipoti di turno. I mercati finanziari, come spesso accade, fiutano il pericolo e si regolano di conseguenza.
I grandi investitori prendono le distanze dal Cavaliere. Anzi, se possono lo scaricano proprio.
E così, in Borsa, le aziende targate Fininvest hanno perso quota.
Mediaset è calata del 28 per cento da aprile. Mondadori si è ristretta del 14 per cento e Mediolanum del 16 circa.
I tre titoli in questione sono andati molto peggio dell’indice generale del listino borsistico, che nello stesso periodo ha fatto segnare un arretramento del 6,6 per cento. Tutti questi ribassi hanno avuto un effetto concreto sul portafoglio del capo del governo.
Le sue partecipazioni personali nelle tre società del gruppo adesso valgono 2,6 miliardi contro i 3,4 miliardi di aprile.
Fanno 800 milioni in meno, una perdita secca del 23 per cento in soli tre mesi, mentre un Berlusconi sempre più affannato tentava di salvare quel che resta della sua leadership.
Non è una catastrofe, certo. Un recupero è sempre possibile.
Inoltre, aziende come Mediaset o Mondadori vantano bilanci solidi e chiuderanno comunque il bilancio con utili importanti.
Il barometro della Borsa, però, segna tempo brutto.
E il segnale non va sottovalutato.
L’incertezza sul futuro del premier preoccupa i mercati.
Parafrasando la recente copertina dell’Economist, settimanale di riferimento per i grandi investitori internazionali, si può dire che “L’uomo che ha fottuto un intero Paese” rischia di perdere la sua presa sul governo.
E i gestori dei fondi, da Wall Street a Londra, temono che le aziende Fininvest vengano contagiate dalla debolezza politica del loro azionista.
Come se non bastasse, Berlusconi deve guardarsi le spalle anche sulla scena della finanza nazionale.
Ad aprile, con la clamorosa disfatta di Cesare Geronzi, costretto a lasciare (dopo solo un anno) la presidenza delle Generali, è venuto a mancare un punto di riferimento tradizionale per il Cavaliere. E non è ancora finita.
C’è grande attesa per il rinnovo del patto di sindacato di Mediobanca, in autunno.
E qui gli amici del premier come Salvatore Ligresti, di fatto commissariato da Unicredit, e i soci francesi come Vincent Bollorè, sembrano ridotti sulla difensiva.
Berlusconi, ovviamente, si rende conto della situazione e questo non fa altro che aumentare il suo nervosismo.
Lo dimostrano uscite come quella di un paio di settimane fa, quando con l’aria della vittima sacrificale si chiedeva dove avrebbe trovato i soldi per far fronte a un’eventuale sentenza sfavorevole sul lodo Mondadori.
Per male che vada, il conto finale da pagare alla Cir di Carlo De Benedetti sarà di 750 milioni, una somma sicuramente alla portata della Fininvest.
Anche in questo caso, quindi, non c’è nessuna catastrofe in vista, ma la vicenda della casa editrice resta comunque una di quelle che ha contribuito ad amplificare il clima d’incertezza sui mercati.
Senza contare che alla Corte europea di Giustizia di Lussemburgo pende un’altra vecchia vertenza di carattere fiscale, sempre sulla Mondadori, che in teoria potrebbe risolversi con un altro salasso di 300 milioni per la holding del Cavaliere.
Tra gli osservatori c’è chi sostiene che l’improvviso vertice di famiglia tra Berlusconi e i figli convocato a fine maggio sia servito proprio a concordare una nuova strategia di gruppo per far fronte a un futuro prossimo ricco di incognite.
I motivi della riunione a Palazzo Grazioli sono rimasti riservati.
Di lì a un mese, però, la Fininvest ha annunciato che non distribuirà dividendi ai propri azionisti.
E cioè le sette holding controllate dal fondatore del gruppo e dai suoi cinque eredi: Marina e Pier Silvio, nati dal primo matrimonio, e poi Barbara, Eleonora e Luigi, figli di Veronica Lario.
Niente dividendi, quindi. Una decisione per certi aspetti sorprendente.
L’ultima volta che i Berlusconi erano rimasti a secco risale al 2002.
Da allora bilanci più che floridi e utili di conseguenza. Con ricchi premi ai soci.
Dal 2008 al 2010, per dire, Silvio e famiglia si sono spartiti almeno 200 milioni all’anno.
Adesso la musica è cambiata. Per effetto del calo dei profitti delle principali controllate (Mediaset e Mondadori) gli utili della Fininvest spa si sono ridotti dai 217 milioni del 2009 agli 86 milioni dell’anno scorso.
Un risultato comunque positivo, tale da consentire, volendo, la distribuzione di un dividendo, anche se ridotto rispetto al recente passato.
Invece no, cedola rinviata.
Incombe la sentenza sul lodo Mondadori. E allora è meglio tenere risorse in cassa. Poco male, le holding personali di Berlusconi e figli dispongono di riserve per centinaia di milioni.
Per le piccole spese dovrebbero bastare.
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