BERLUSCONI E LA NUOVA CORTE DI ARCORE
ACCUDITO DALLA FIGLIA MARINA E DALLA FIDANZATA FRANCESCA, L’EX CAVALIERE E’ PRONTO A 81 ANNI A MUTARSI NEL BRAND DI SE STESSO
Giunto alla sua ventesima reincarnazione, sotto la guida ferrea dell’avvocato e dell’infermiera – nuovo e dicono vendicativo cerchio magico di cui si dirà – accudito dalla figlia Marina e dalla fidanzata Francesca, l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi è pronto ormai a 81 anni a mutarsi nel brand di se stesso.
Un marchio che scavalca persino la persona in carne e ossa, un nome che si fa simbolo: anche se lui non potrà presentarsi alle elezioni per gli effetti della legge Severino, è stato già deciso per esempio che sulle liste del proporzionale ci sarà scritto “Berlusconi presidente” — accorgimento che secondo i calcoli del sondaggista Nicola Piepoli vale da solo due milioni e mezzo di voti, oltre il 7 per cento.
Così, anche se è improbabile che la Corte europea dei diritti dell’uomo si pronunci in tempo per consentirgli di candidarsi, anche se le trasferte sono poche (a Fiuggi alla Convention di Tajani in settembre, a Ischia a quella organizzata da Carfagna e De Girolamo in ottobre) e anche se a Roma va di rado, il sole di Silvio splende sui due mondi di Arcore e i raggi si riflettono fin nei recessi: non solo l’adorabile cane Dudù non è più perennemente tra i piedi, ma persino il sito di Forza Italia, latore fino a poco fa di strepitose gaffes come quella di augurargli buon compleanno sei mesi dopo, adesso recita uno slogan a tono con i tempi: «Per governare l’Italia non si può improvvisare. Serve una solida esperienza».
Quella che Berlusconi può rivendicare e i suoi competitor molto, molto meno. Ecco il brand.
Tutto nel mondo che gli gira intorno dice lo stesso. L’esperienza è la parola chiave: più importante della presentabilità , assai più importante dell’effetto-zombie che pure dilaga. Esempio: una settimana fa, a urne appena chiuse, chi ha fatto per primo cucù dagli schermi per commentare i risultati di Forza Italia? Renato Schifani, già presidente del Senato, già alfaniano, prontissimo a sottolineare di essere risalito già da tempo sul carro del vincitore: è stato più di un anno fa anche se, che strano, «non ve ne eravate accorti».
E Gianfranco Miccichè, mitologica figura del 61 a zero nel 2001 in Sicilia, ritornante dopo una lunga diaspora e aspri contrasti, lesto a preconizzare un nuovo cappottone alle prossime politiche, un 22 a zero non granchè realistico ma comunque d’effetto. Nel complesso, nessun quadro scintillante.
Il cambio di vento elettorale, in ogni caso, giova nel dare un pizzico di serenità a una macchina elettorale che gira ormai a pieno regime da questa estate.
La corsa alla ricandidatura è sempre drammatica (Renato Brunetta è sempre nervosissimo) ma un po’ meno, aumentando le percentuali.
Il nuovo assetto impera, accanto ai soliti stabilissimi aziendali come Confalonieri o come Galliani, prossimo pare alla candidatura. A governarlo, un rinnovato cerchio magico, ormai ristrettissimo e a trazione nordista.
A proteggere e guidare l’ex premier sono infatti in sostanza due persone: Niccolò Ghedini da Pavia e Licia Ronzulli da Milano.
Che negli ultimi mesi hanno di nuovo messo ai margini figure pur fidate come Sestino Giacomoni (è capo dei coordinatori regionali, ma Berlusconi li incontra pochissimo), Valentino Valentini (si occupa ormai solo di questioni estere e famiglia B., non sta più sempre ad Arcore), Andrea Ruggeri.
L’avvocato e l’infermiera sono stati capaci, ad esempio, insieme, di determinare il sì alla nuova legge elettorale, vincendo il braccio di ferro con una figura pure indiscutibile come Gianni Letta, di cui riferiscono infatti l’ira, e la preoccupazione per lo strapotere leghista che il Rosatellum potrebbe determinare al nord.
A mettere vicina a Berlusconi l’ex europarlamentare Licia Ronzulli, 42 anni, infermiera poi specializzatasi in management ospedaliero al Galeazzi di Milano, coinvolta ma poi prosciolta dal processo Ruby ter per falsa testimonianza, pare sia stata direttamente Francesca Pascale, dopo la caduta in disgrazia della “badante” Maria Rosaria Rossi.
Era la donna-ombra di Berlusconi, vegliava sul partito, sulle cene eleganti e sui fagiolini. Adesso anche lei è rinviata a giudizio per il Ruby ter. E’ la chiusura di un cerchio. Non più magico
Pure la fidanzata di Silvio ha in effetti riconquistato il suo ruolo e il suo peso dopo un periodo di crisi: utile in questo senso anche il suo recente trasferimento, con tutti i barboncini annessi, a villa Giambellino, sette stanze da letto e otto bagni, 15 mila metri quadri di giardino, divenuta a tutti gli effetti una specie di nido d’amore, nel quale l’ex Cav si rifugia volentieri, per cenare e dormire.
Comunque è Ronzulli a fare adesso da mastino, a essere onnipresente: persino questa estate a Merano, quando malinconica postava su Instagram le foto al mare della figlia col nonno, sospirando «qui c’è pioggia e vento»; o di un qualche indefinibile cocktail salutista sovrastato dal commento «fingiamo che sia mohito».
Addetta fra l’altro a tener lontani gli scocciatori, la raccontano più aggressiva della Rossi, ma anche più riservata. Nelle cose private, di famiglia, evita per esempio di esserci: mossa intelligentissima perchè, raccontano, «Berlusconi è uno che si stanca delle persone».
Per l’architetto dei Lodi bocciati e delle Riforme da binari morti, per il legale della condanna al processo Mediaset, si tratta invece di una specie di risarcimento etico: è la vittoria della lealtà sull’abilità o, per dirla alla Berlusconi, dell’amore sull’odio.
Cioè, è vero che Ghedini non è tanto bravo a fare miracoli, e figurarsi politici: ma è certo che è sempre nei secoli fedele. Già nel 2009, per dirne una, il leghista Roberto Calderoli diventava matto nel tentativo di riuscire a parlare con Berlusconi da solo a solo di una certa modifica alla riforma della Giustizia: in qualunque sala di palazzo Grazioli si imbucasse, invariabilmente ci trovava anche Ghedini, che all’epoca là ci dormiva pure.
Tanta dedizione — quasi da Frank Capra per Mediaset – pare aver trovato infine una ricompensa.
Nella decadenza, il legame profondo tra l’imputato e il suo avvocato ha scintillato: chi se ne intende dice ormai Ghedini sia «un pezzo di cervello» dell’ex Cavaliere, la sua parte razionale, qualcuno che comunque ne condiziona moltissimo le scelte.
L’avvocato continua a non avere l’appoggio incondizionato di Letta e di Confalonieri, ma si è conquistato la stima della figlia Marina, che prima non aveva. Ed eccolo là , che comanda nell’era in cui l’ex Cavaliere di delfini non ne vuol più.
Svolta mica da poco per Berlusconi, che sin qui si è affidato a persone più ambiziose, e decisamente più scafate.
Delle quali per la verità sente la mancanza. Raccontano da più parti, ad esempio, che sia stato tentato un qualche riavvicinamento a Denis Verdini: Berlusconi l’avrebbe addirittura incontrato, chiedendogli a quale condizioni sarebbe stato disposto a tornare, almeno per fare le liste, lui che il territorio lo conosce e queste cose le maneggia.
Ma per ora non se ne è fatto niente, alle liste ci penserà a quanto pare anche il capogruppo del Senato Paolo Romani, e per il resto, è l’avvocato che s’occuperà di tutto.
Dalla linea politica alle presenze in tv (dove bisogna passare dal suo placet), per arrivare alla gestione degli ospiti, desiderati e non.
Si dice ad esempio che sia stato lui, a febbraio scorso, a cacciar fuori da Arcore Valter Lavitola, dopo che per circa sei settimane l’ex direttore dell’Avanti, già condannato per estorsione e altri illeciti, aveva rifatto cucù a Villa San Martino, incontrando più volte Berlusconi. L’intimazione di sparire dalla circolazione sarebbe avvenuta in una dèpendance della villa, vicino alle vecchie stalle. La scena dicono gustosa, ma il condizionale è di prassi giacchè Ghedini, raggiunto dall’Espresso, si rifugia in un elegante no comment («Non parlo della vita del presidente e tanto meno di ciò che faccio per lui»).
L’agenda comunque la decide lui, insieme a lei.
Ronzulli filtra le telefonate, gli incontri — e ha portato personaggi come Francesco Ferri, vicepresidente dei giovani confindustriali e direttore dell’Autodromo di Monza, addetto pare allo scouting tra i giovani imprenditori.
Ghedini, che a Villa San Martino fa anche studio – e dove ha introdotto pure Federico Cecconi, storico legale di David Mills in grande ascesa – organizza gli incontri politici e riceve fisicamente gli ospiti.
Solo alla fine del colloquio con l’avvocato è previsto un salutino al presidente: ecco un altro segno dell’uomo che si trasforma in brand. È stato così per Lorenzo Cesa, per Clemente Mastella e per tutti gli altri componenti della cosiddetta “quarta gamba” altrimenti chiamata “operazione mummie”.
Insomma la reunion dei centristi, compresa la ex rivoluzione cristiana di Gianfranco Rotondi, quella che giusto oggi riceve dall’ex Cav. la sua video benedizione, per essere poi testata le prossime settimane dalla sempre fida sondaggista Alessandra Ghisleri.
Se i sondaggi diranno che è sopra il tre per cento, la lista autonoma si farà . Possibile che vi partecipino anche la Cirino Pomicino jr o i giovani Mastella.
Brividi garantiti.
(da “L’Espresso”)
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