BIDEN DA RECORD, 100 MILIONI DI VACCINATI IN 58 GIORNI
PER ORA GLI USA RIFORNIRANNO SOLO CANADA E MESSICO
Obiettivo raggiunto con sei settimane d’anticipo. Il presidente USA Joe Biden taglia il traguardo dei 100 milioni di vaccini anti-Covid somministrati a 58 giorni dal suo insediamento, molto prima rispetto ai 100 giorni che si era dato come obiettivo.
La macchina vaccinale americana va: l’accelerazione impressa nelle ultime settimane, dopo l’accordo tra i giganti farmaceutici Johnson & Johnson e Merck, fa veleggiare la Casa Bianca verso un nuovo target. Già a fine maggio dovrebbero esserci abbastanza vaccini per coprire l’intera popolazione adulta, con la promessa sempre più concreta di un 4 luglio all’insegna dell’indipendenza dal virus. Una posizione solida che si accompagna alla consapevolezza che i numeri dei contagi e dei morti sono ancora alti (nelle ultime 24 ore, 57.000 nuovi casi e 1100 morti): di qui l’appello a non abbassare la guardia e la cautela nell’apertura all’export.
Se finora, infatti, Washington ha posto il veto all’esportazione di vaccini per dare priorità alla campagna interna, qualcosa inizia a cambiare, almeno per i vicini Messico e Canada. I media americani, citando fonti dell’amministrazione, hanno anticipato un piano per mandare fuori confine oltre 4 milioni di dosi, di cui 2,5 milioni al Messico e 1,5 al Canada. Non si tratterà di regali ma di “prestiti” – anche se ancora non si conoscono i dettagli — e almeno nel caso del Messico è difficile non vedere la coincidenza temporale con la chiusura del confine col Guatemala, Paese di transito delle carovane di migranti dall’Honduras. Il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador ha ringraziato Biden per aver accolto la richiesta del Messico di condividere una parte delle dosi di vaccino AstraZeneca inutilizzate negli Usa: lì l’azienda anglo-svedese non ha ancora presentato domanda per l’approvazione all’Agenzia del farmaco Fda, in attesa della conclusione di un ulteriore studio di fase 3.
Nei magazzini americani ci sono decine di milioni di dosi in attesa, di cui una trentina nello stabilimento di West Chester in Ohio: un paradosso che ha suscitato proteste internazionali di fronte al disperato bisogno di fiale che assilla gran parte del mondo. La Casa Bianca, però, ha detto che solo 7 milioni di dosi sono pronte per la spedizione. “La nostra prima priorità rimane vaccinare la popolazione degli Stati Uniti”, ha dichiarato la portavoce Jen Psaki. Ma – ha aggiunto – “garantire che i nostri vicini possano contenere il virus è un passaggio fondamentale per la missione”.
Washington, insomma, rimane fedele a quella che The Atlantic ha definito “America First Vaccine Strategy”, strategia vaccinale all’America First. Alcuni canali di diplomazia vaccinale sono stati attivati, come quelli con i partner dell’Indo-Pacifico e ora con i vicini Messico e Canada, ma sempre con molta attenzione a non sguarnire il fronte interno.
Ad oggi, il Paese ha somministrato circa 116 milioni di dosi, con oltre 75,3 milioni di persone che hanno ricevuto almeno una dose, secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention. Il 29,2% degli adulti e il 66,3% degli over-65 hanno ricevuto almeno una dose. Nell’ultima settimana, sono state effettuate in media 2,5 milioni di iniezioni al giorno. Ci si potrebbe chiedere, di fronte a questi numeri, il perchè di un atteggiamento tanto cauto sul fronte internazionale. Una possibile risposta arriva dall’avvertimento lanciato durante un’audizione al Senato da Anthony Fauci, principale consigliere scientifico del presidente Biden sulla pandemia: per raggiungere l’immunità di gregge, probabilmente, sarà necessario vaccinare anche adolescenti e bambini, motivo per cui non è meglio essere prudenti nel cantar vittoria.
“Non sappiamo esattamente a che punto ‘magico’ c’è l’immunità di gregge – ha spiegato – ma sappiamo che se la stragrande maggioranza della popolazione sarà vaccinata saremo in una buona posizione. Alla fine potremmo dover inserire anche i bambini in questo ‘mix’. Quando saranno immunizzati gli studenti delle scuole superiori potremo raggiungere questo obiettivo”. Alcuni Stati Usa — riporta la Cnn – stanno per aprire la vaccinazione anche agli over-16, per i quali è stato approvato il vaccino Pfizer, mentre per le fasce più piccole sono partite alcune sperimentazioni. Gli Usa, ha spiegato Fauci, hanno pianificato di vaccinare gli adolescenti nell’autunno di quest’anno, mentre i bambini più piccoli all’inizio dell’anno prossimo. “Penso che dovremmo essere attenti a non sposare troppo il concetto di immunità di gregge – ha aggiunto Fauci -, perchè non sappiamo esattamente, per questo tipo di virus, a che soglia si raggiunge. È stata stimata una percentuale di vaccinati tra il 70% e l′85%”.
Biden non vuole fare passi falsi nella sua missione per “immunizzare l’America”. Allo stesso tempo, ha fretta di far tornare gli studenti in presenza, dopo mesi di disagi e polemiche per la chiusura delle scuole e le lacune dell’insegnamento a distanza. Proprio oggi il governo ha aggiornato le linee guida per il ritorno in classe, sempre con mascherina: basterà una distanza di 3 piedi (90 cm) rispetto ai 6 attualmente richiesti, un allentamento che facilita il percorso di ripresa negli istituti. Le nuove raccomandazioni si applicano agli studenti dall’asilo alla scuola superiore e nelle aree con una trasmissione comunitaria bassa, moderata e sostanziale di Covid-19. Nelle zone dove la diffusione del virus è alta, la distanza interpersonale resta invariata, a meno di dividere la classe in piccoli gruppi
Entro fine mese tutto il personale della scuola dovrebbe essere vaccinato, mentre per gli studenti il governo ha stanziato fondi per lo screening. Per quanto riguarda i vaccini, la campagna potrebbe estendersi alla fascia d’età 12-17 anni alla fine dell’autunno. Un mix di pragmatismo e prudenza continua a guidare la strategia americana, ancora molto concentrata su sè stessa e con affacci estremamente mirati. L’Europa per ora resta fuori dal radar; per i Paesi in via di sviluppo l’unica scialuppa resta Covax.
(da “Huffingtonpost”)
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