BOSSI SI E’ DIMESSO, LA LEGA TRAVOLTA DALLO SCANDALO
LA SEGRETARIA: “UMBERTO DAVA SOLDI IN NERO AL PARTITO”, “RENZO HA FREQUENTAZIONI PEGGIO DI COSENTINO”…GLI INVESTIGATORI: “SOLDI AL SENATUR E A CALDEROLI”…IL TROTA AVREBBE SOTTRATTO DOCUMENTI DA VIA BELLERIO
Umberto Bossi si è dimesso.
Bossi,ha fatto sapere che le sue dimissioni sono «irrevocabili».
Secondo indiscrezioni, il partito potrebbe essere affidato a un “triumvirato” composto da Maroni, Calderoli e Giorgetti.
La decisione è arrivata nel corso del consiglio federale della Lega che avrebbe dovuto decidere la nomina di un nuovo tesoriere al posto di Francesco Belsito, costretto alle dimissioni dalle inchieste sull’utilizzo improprio dei rimoborsi elettorali da parte del Carroccio.
La drammatica decisione del leader giunge sulla scia di un stillicidio di nuove rivelazioni su quanto accertato dalle tre procure che indagano sui conti della Lega.
La magistratura di Napoli, ad esempio, ha scoperto che nella cassaforte di Belsito sequestrata ieri a Montecitorio c’era anche una cartella con l’intestazione “The family’. L’ipotesi degli investigatori è che i documenti siano relativi alle elargizioni ai familiari di Bossi.
Gli atti sono all’esame dei pubblici ministeri di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock.
Trovato anche un carnet di assegni che reca la scritta “Umberto Bossi”. Il libretto è relativo al conto corrente della banca sul quale vengono versati i contributi per il Carroccio.
Rilevanti somme di denaro sono state utilizzate per sostenere esigenze personali e familiari, estranee alle finalità e alle funzionalità del partito Lega Nord e a favore di: Bossi Umberto, Manuela Marrone (moglie), Bossi Riccardo, Bossi Renzo, Bossi Roberto, Mauro Rosy, Calderoli Roberto, Stiffoni, alla scuola Bosina, con sede a Varese, riconducibile a Manuela Marrone e al SinPa (Sindacato Padano) riconducibile a Mauro Rosy, e ad altri soggetti e strutture citate nelle telefonate e in corso di identificazione».
Negli atti dell’inchiesta sul tesoriere Francesco Belsito si parla «chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito».
La circostanza emerge da una telefonata tra Belsito e la segretaria amministrativa del partito, Nadia Dagrada.
Per gli inquirenti «ovviamente il significato del nero è riconducibile alla provenienza del denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti, alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile». Ma non solo.
Dagli atti delle inchieste condotte a Milano, Napoli, e Reggio Calabria sull’ex tesoriere della Lega emerge che Renzo Bossi e la sua fidanzata Silvia Baldo «sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli».
Secondo gli investigatori i faldoni della casa si riferiscono ai lavori di ristrutturazione, probabilmente dell’abitazione di Gemonio, che sarebbero stati pagati con i rimborsi elettorali della Lega.
Dalle intercettazioni emerge anche un episodio legato a un presunto fascicolo formatosi sul figlio di Bossi che sarebbe stato affossato da «Silvio».
Al telefono con Francesco Belsito a parlare è ancora Nadia Dagrada.
La donna parla di un fascicolo e chiede: «È vero che continuano a dire ai magistrati di mettere sotto il fasciolo?… ma prima o poi il fascicolo esce».
Il riferimento, da quanto emerge, è a episodi di cui sarebbe responsabile il figlio di Bossi.
Su questo fascicolo, secondo la donna, sarebbe «intervenuto più Silvio» che Umberto Bossi «e so che ci sono di mezzo anche alti, alti Pd e non è che hanno detto chiudi il fascicolo, hanno detto manda, ci sono 50 fascicoli quello era il quinto. Gli hanno detto inizia a farlo scivolare ventesimo e dopo è passato il tempo, si doveva andare a elezioni a marzo e hanno detto inizia a metterlo quarantesimo, ma appena arriva l’ordine di tirarlo fuori… fuori tutto… i fermi, l’utilizzo della macchina con la paletta, perchè lui sulla macchina c’ha la paletta…».
Al telefono con Belsito la Degrada gli consiglia di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e di Rosy Mauro e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza.
Una cassaforte aperta dagli inquirenti che, oltre a documenti, hanno trovato un carnet di assegni che reca la scritta «Umberto Bossi».
Il carnet, relativo al conto corrente della banca sul quale vengono versati i contributi per il Carroccio, è ora all’esame dei pm di Napoli e di Milano.
Nel corso della telefonata con Belsito, poi, la dirigente amministrativa della Lega avverte: «quando esce una cosa di questo genere sei rovinato… il figlio di lui (di Bossi ndr) che ha certe frequentazioni… altro che Cosentino!».
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