CALANO I CONSUMI, CRESCONO I PIGNORAMENTI
TRENT’ANNI FA LE SPESE FISSE ( AFFITTO O MUTUO E BOLLETTE) OCCUPAVANO IL 24,7% DEL REDITO MENSILE… ORMAI SIAMO AL 40%… E I PIGNORAMENTI SONO AUMENTATI DEL 22,3%
Costretti ad inseguire le bollette, luce, assicurazioni, affitto, mutuo, gli Italiani mangiano meno.
Una vita sempre più faticosa, perchè i doveri crescono insieme al valore delle bollette e i piaceri si annebbiano insieme al calare dei consumi.
L’ufficio studi della Confcommercio ha dedicato un’analisi accurata ai mutamenti delle abitudini di spesa degli Italiani. Viene fuori il quadro di una famiglia (intesa come centro del’attività economica) che ha poco tempo per divertirsi, perchè gran parte del reddito viene confiscato da spese che non si possono eliminare: quaranta euro su cento di retribuzione netta.
Fra le spese fisse c’è quella dei mutui che sta diventando insopportabile.
Nel 2008, avverte l’Adusbef, i pignoramenti immobiliari sono saliti del 22,3% a causa dell’improvviso rialzo dei tassi d’interesse. Il costo di un finanziamento di 100mila euro è salito di 130 euro al mese, mettendo in grande difficoltà i debitori.
Trent’anni fa questi problemi non erano tanto urgenti, forse perchè le cose costavano meno.
Forse anche perchè l’equo canone rendeva possibile l’affitto. Resta il fatto che le spese fisse occupavano solo il 24,7% del reddito, liberando risorse per altri acquisti.
Negli anni ’70 la voce “pasti in casa e fuori casa” corrispondeva al 41% della spesa di una famiglia; oggi appena al 22,4%.
Se trent’anni fa si poteva prendere a riferimento una piramide di consumi che aveva alla base le spese fondamentali e in cima i cosiddetti consumi di lusso, ora la stagnazione della crescita e l’espansione delle spese obbligate, come affitti, mutui, luce, acqua, gas, carburanti, spese bancarie e assicurative, hanno rimescolato profondamente gli scenari.
Gli Italiani in definitiva hanno meno soldi da spendere nei negozi.
Tende a ridursi l’incidenza dei tre grandi filoni di consumo ( cioè cura di sè, abitazione e pasti).
Dal 75% circa degli anni ’90, si riduce a poco più del 70% nel triennio 2007-2009.
D’altra parte cresce l’effimero ( tempo libero, vacanze, trasporti) portandosi dal 25% circa degli anni ’90 a quasi il 30% del triennio.
Sempre sui consumi, arriva un dato di Unioncamere: continua la discesa delle vendite al dettaglio. Dopo il – 2,8% registrato nel secondo trimestre 2008, c’e’ un nuovo calo del 3,3% tra luglio e settembre. Difficile in queste condizioni far ripartire l’economia.
Secondo l’analisi di Confcommercio, ” i consumi sono in crisi non perchè aumentano i prezzi, ma perchè nel nostro Paese non c’è più crescita e la debolezza della domanda interna è il vero tallone d’Achille dell’economia italiana.
Per rilanciare i consumi occorre usare la leva fiscale, dalla conferma dell’alleggerimento delle tasse sugli straordinari alla detassazione delle tredicesime”.
A fronte di una inflazione identica con altri Paesi, come Francia, Spagna e Regno Unito, i consumi sono diversissimi e solo in Italia risultano in calo.
E si avvicina un Natale tra i più critici degli ultimi decenni.
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