CAPITAN RISCRIVO: EMERGONO ALTRE ANOMALIE NELL’OPERATO DI SCAFARTO
NON SOLO CONSIP MA ANCHE METANOPOLI… LA PROCURA DISPONE CONTROLLI SU TUTTI GLI ATTI
Gianpaolo Scafarto, il capitano del Noe indagato per falso ideologico dalla Procura di Roma per aver manomesso almeno due prove nell’ambito dell’inchiesta Consip, non è nuovo a intercettazioni “anomale”, “errori” e “conclusioni affrettate”.
Lo sospetta la Procura di Roma, che infatti sta indagando su altri depistaggi sempre sul caso Consip, e lo dimostra la piega assunta da un’altra inchiesta, quella sulla metanizzazione dell’isola di Ischia ad opera della cooperativa rossa Cpl Concordia, che — come ricorda La Stampa — era partita dal sindaco del capoluogo Giuseppe “Giosy” Ferrandino.
Anche in quel caso l’informativa firmata da Scafarto conteneva numerose anomalie.
Una su tutte: l’informativa riporta un’intercettazione a carico di Massimo Ferrandino, fratello del sindaco, in cui viene citato il nome di “Giosy”.
Peccato che, in realtà , quel nome sia “incomprensibile” secondo i trascrittori che hanno riascoltato tutte le intercettazioni su incarico del tribunale.
Altra stranezza: l’informativa parla di una telefonata partita da Ferrandino a Francesco Deldeo, sindaco di un altro comune ischitano. Anche in questo caso, però, “Capitan riscrivo” avrebbe aggiunto del suo, visto che è stato Deldeo a chiamare Ferrandino.
Anche in questo caso – come per l’inchiesta Consip – Scafarto ha parlato di “errori” e “imprecisioni”. “Sono stato impreciso io. La telefonata è in entrata… Sì, c’è un errore, l’ho commesso io nello scrivere”.
Il modus operandi capitano del Noe preoccupa la Procura di Roma, che teme altri depistaggi sull’inchiesta Consip.
I carabinieri del comando provinciale di Roma dovranno riascoltare tutte le intercettazioni dei colloqui captati nell’ufficio dell’imprenditore Alfredo Romeo. Dovranno “rileggere” tutti gli atti dell’inchiesta e sbobinare numerosi nastri mai ascoltati.
Soprattutto, dovranno assicurarsi che tutte le acquisizioni siano state compiute rispettando la procedura. È quanto scrive il Corriere della Sera oggi in edicola, che parla di sospetti su altri depistaggi da parte di Scafarto, accusato di falso ideologico per aver “alterato” l’intercettazione contro Tiziano Renzi e aver accreditato la possibilità che i servizi segreti stessero “spiando” l’inchiesta.
Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
Il sospetto è che ci sia stata, da parte di Scafarto, la volontà di forzare la mano nel timore che i magistrati romani potessero non ritenere fondato il coinvolgimento del padre dell’ex premier. E quindi che si sia deciso di attribuire a Romeo la frase “l’ultima volta che ho incontrato Renzi” (in realtà pronunciata dal suo collaboratore Italo Bocchino, come risulta dal brogliaccio) proprio per avvalorare l’esistenza del rapporto tra i due e sostenere l’accusa di traffico di influenze illecite contestato a Renzi e al faccendiere Carlo Russo, da tempo in contatto proprio con Romeo.
Gli inquirenti sospettano che Scafarto possa non aver agito da solo.
Per questo — spiega il Corriere – saranno esplorati i suoi contatti degli ultimi mesi, i rapporti con colleghi e superiori, non escludendo possibili “interferenze” esterne all’inchiesta.
Tra i punti da chiarire c’è il ritrovamento dei “pizzini” nella spazzatura della Romeo Gestioni, quando il capitano del Noe ora indagato aveva dichiarato di essere stato “spiato” e pedinato da almeno un agente dei servizi segreti, pur avendo già accertato che si trattava in realtà di una persona residente nel palazzo accanto.
(da “Huffingtonpost”)
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