CASO LUSI, CHIESTO L’ARRESTO DEL SENATORE: “VOLEVA PROSCIUGARE LE CASSE DEL PARTITO”
ARRESTI DOMICILIARI PER LA MOGLIE E DUE COMMERCIALISTI…”UN SODALIZIO FINALIZZATO ALLA SPOLIAZIONE DEL PATRIMONIO DELLA MARGHERITA”
Pericolo di inquinamento delle prove.
Questa la motivazione per la quale il gip di Roma ha disposto l’arresto per l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi.
Il giudice, che gli contesta l’associazione per delinquere, ha così accettato la richiesta dei pm. Sul punto ora dovrà pronunciarsi il Senato.
Lusi è accusato di aver sottratto circa 23 milioni di euro dalle casse del partito. Un’organizzazione, quella ‘gestita’ dal parlamentare, finalizzata alla spoliazione del patrimonio della Margherita.
Questa è la convinzione che ha indotto gli inquirenti che indagano sul caso a chiedere l’arresto del senatore e la misura dei domiciliari per la moglie ed i due commercialisti. Questi ultimi sono Mario Montecchia e il suo socio Giovanni Sebastio.
Il primo è amministratore unico della TTT Srl, società usata dall’ex tesoriere per le sue operazioni, nonchè membro del Cda del quotidiano Europa.
Nell’inchiesta, indagati anche Paolo Piva e Diana Ferri, già legali rappresentanti di alcune delle società coinvolte nell’inchiesta. I fatti contestati vanno dal 2007 al 2011.
La notifica è stata consegnata questa mattina dalla Guardia di Finanza. Lusi, a sentire gli inquirenti, vrebbe agito in un contesto di inquinamento, fatto di reticenze e menzogne e di messaggi lanciati all’esterno.
E’ il convincimento di magistrati e investigatori della Finanza.
La recente audizione di esponenti politici della Margherita, convocati a piazzale Clodio come persone informate sui fatti, è servita per smontare la tesi sostenuta da Lusi e cioè che gli investimenti immobiliari erano frutto di un accordo fatto con i capi del disciolto partito.
Secondo il senatore la richiesta di arresto è un “provvedimento giuridico abnorme” in quanto ”alcune affermazioni non sono nemmeno riscontrate, come i poteri del Comitato di tesoreria e dei revisori dei conti della Margherita”.
Secondo il senatore i pm “prendono per buone sommarie informazioni di Enzo Bianco“, cioè il presidente dell’Assemblea federale del partito.
Insomma non si tratta di “nessun fatto nuovo, ma la qualificazione giuridica contenente il reato associativo” e per la moglie l’unica ragione della richiesta è il “pericolo di fuga”.
Luigi Lusi è iscritto nel registro degli indagati dal 30 gennaio scorso.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna e diretta dal pm Stefano Pesci.
Inizialmente all’ex tesoriere è stata contestata l’appropriazione indebita di 13 milioni. Di questi, secondo la procura, cinque sono stati utilizzati per il pagamento di tasse relative all’acquisto di due case, una a Roma in via Monserrato l’altra a Genzano, e per il trasferimento di somme, anche in Canada, attraverso una società riconducibile allo stesso Lusi e dietro il rilascio di ricevute fiscali per consulenze fittizie.
L’inchiesta è partita grazie a una segnalazione della Banca d’Italia che indicava un’anomalia dietro l’acquisto del lussuoso appartamento di via Monserrato.
Su questa acquisizione, inoltre, un funzionario di Bankitalia, su delega della procura di Roma, è al lavoro da alcuni mesi per fare luce sui soldi della Margherita sottratti da Luigi Lusi e dal suo entourage.
Da quando il senatore è stato interrogato per la seconda volta a piazzale Clodio, gli investigatori della Guardia di Finanza hanno trovato tracce di un’altra ingente somma (un milione e 335mila euro), proveniente dalle casse del partito, che l’ex tesoriere ha utilizzato per acquistare l’appartamento a Roma, pagato alla fine 3 milioni e 600 mila euro, tasse a parte.
Già a gennaio, il parlamentare, interrogato in procura, aveva ammesso le proprie responsabilità , ossia di aver effettuato decine di bonifici del quale era sempre il beneficiario.
Spiegando i motivi di tali appropriazioni, Lusi, il quale aveva potere di movimentazione di danaro fino a 150 mila euro (da qui la necessità di procedere a decine di bonifici), aveva aggiunto, senza peraltro apparire molto convincente, di essersi appropriato del danaro come compenso delle proprie prestazioni.
A febbraio, poi, l’inchiesta romana si è ulteriormente allargata.
I pm romani così hanno ricostruito il percorso dei soldi, usciti attraverso decine di bonifici e finiti tutti nella disponibilità dell’attuale senatore del Pd. Ma ci sono ancora dei buchi neri da analizzare.
Possibile che nessuno, all’interno del partito, si sia accorto degli ammanchi, tra il 2008 ed il 2011, tra i fondi ottenuti dalla Margherita sotto forma di rimborsi elettorali?
Lo stesso parlamentare, nel confessare le proprie responsabilità , non ha chiamato in causa altri soggetti. In particolare, ha detto di aver fatto tutto da solo e all’insaputa di chiunque altro.
Ad aprile nuovi sospetti su altri 13 milioni di euro. E spese esorbitanti, oltre 800mila euro in un anno, senza alcuna documentazione.
Persino un viaggio a Londra in aereotaxi per 15mila euro. Della cifra totale, 13,5 milioni sono soldi dirottati da Lusi nel periodo 2007 — 2011 sulla sua società ”Ttt”, attualmente sotto sequestro. Altri 13 milioni riguardano spese non documentate.
Nella relazione della società Kpmg, che ha preso in esame la contabilità della Margherita a partire dal 2001, si sottolinea che ”risultano spese per viaggi e trasferte elettorali pari ad euro 869.428 che si riferiscono a centinaia di assegni di piccolo taglio (inferiori ai 12 mila euro) emessi dal tesoriere sul conto corrente acceso presso Bnl” e registrati ”senza alcun documento a supporto della spesa sostenuta”.
”Una analisi preliminare per analoghe operazioni (assegni a cifra tonda) anche per gli anni precedenti fino al 2007 — prosegue la relazione — porta ad evidenziare una somma stimata in circa euro 13 milioni per i quali ad oggi, in attesa che si esauriscano le attività di verifica del’autorità Giudiziaria e della Banca d’Italia, non sono state eseguite ulteriori verifiche”.
Tra le situazioni anomale si fa riferimento a fatture emesse nel 2011 con descrizione generica di una agenzia di viaggi di Roma ”per un valore complessivo di 228 mila euro”. Nel documento viene precisato che l’agenzia di viaggi ha fornito tutta la documentazione dalla quale è emerso, inoltre, che ”le suddette fatture sono quasi interamente riconducibili a servizi di viaggio fruiti dal senatore Lusi e/o persone a lui riconducibili”.
I ‘rapporti annui’ indicano che per il 2007 sono stati spesi oltre 454 mila euro; nel 2008 quasi 270 mila; nel 2009 euro oltre 380 mila (tra cui gli 30 mila euro pagati allo chef Antonello Colonna con assegni della Margherita per il catering del suo secondo matrimonio celebrato nel luglio del 2009, il tutto emerso dalla consulenza sulla contabilità della Margherita voluta dallo stesso partito) e nel 2010 più di 171 mila.
Nell’esercizio 2011 -prosegue la relazione- ”sono state trovate fatture emesse dall’agenzia leader per servizi di aereo taxi di cui una presumibilmente riconducibile a Lusi: si tratta di un servizio per la tratta Roma-Biggin Hill (Londra)-Roma svolta il 29 e 30 marzo 2011 per un costo di 15 mila euro”.
I consulenti inoltre rilevano che la “gestione amministrativa” era totalmente in capo al tesoriere Luigi Lusi che aveva anche “l’esclusiva operatività finanziaria”.
Conclusioni che hanno indotto i legali della Margherita Titta Madia e Alessandro Diddi a parlare di tracce, secondo i legali della Margherita, di ”artifici contabili adottati dal senatore Luigi Lusi per occultare le sue appropriazioni in danno del partito”.
In vista della richiesta d’arresto inviata al Senato, il primo ad esprimersi è stato il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, il quale ha annunciato che il suo partito voterà a favore del carcere per l’ex tesoriere de La Margherita.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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