Maggio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
IL CARDINAL BASSETTI ESPRIME SODDISFAZIONE “PER AVER DEFINITO LE LINEE CHE CONSENTIRANNO LA CELEBRAZIONE DELLE MESSE SULLA BASE DELLA EVOLUZIONE DEL CONTAGIO”… SOVRANISTI SPIAZZATI, NON NE AZZECCANO UNA
A una settimana dallo “scontro “ tra CEI e governo sul nodo dei protocolli da seguire per la ripresa delle messe con la partecipazione dei fedeli è stato raggiunto oggi l’accordo cornice con la Conferenza episcopale italiana.
Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente della CEI cardinale Gualtiero Bassetti, in un comunicato rilasciato in serata, dopo una settimana di incontri serrati tra esponenti del comitato tecnico scientifico, con il Viminale, con il Ministero della Salute e Palazzo Chigi (da una parte) e il segretario della CEI, Stefano Russo, e il sottosegretario Ivan Maffeis (che già lunedì alle 8 di mattina avevano ripreso le “trattative” per riaprire la possibilità di celebrare messe pubbliche nella fase 2).
Si tratta di un accordo cornice che sarà modulare.
Martedì riparte la possibilità di celebrare i funerali con la presenza massima di 15 persone e le altre misure di sicurezza e distanziamento sociale. E Il primo funerale Covid di alto esponente della Chiesa cattolica ad essere celebrato sarà – proprio martedì 5 – quello del Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Fra’ Giacomo Della Torre.
Poi, presumibilmente intorno al 18 maggio potranno riaprire alcune attività all’aperto. Per le messe nelle chiese, bisognerà attendere anche l’andamento del contagio, dopo l’apertura della fase 2.
Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Gualtiero Bassetti, ha espresso ” la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità ecclesiale per essere arrivati a condividere le linee di un accordo, che consentirà – nelle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica – di riprendere la celebrazione delle Messe con il popolo”.
“Avanti, dunque, ma senza abbassare la guardia”. “Il mio ringraziamento va alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – aggiunge – con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua. Questo clima ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità delle celebrazioni delle Esequie, grazie soprattutto alla disponibilità e alla collaborazione del Ministro dell’Interno e del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione”.
Nel contempo, “un pensiero di sincera gratitudine mi sento in dovere di esprimerlo al Ministro della Salute e all’intero Comitato tecnico-scientifico – prosegue il cardinale – questa tempesta, inedita e drammatica, ha posto sulle loro spalle un carico enorme in termini di responsabilità ”.
“Come Chiesa – riconosce – abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, nè di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità , a tutela soprattutto dei più esposti. Alla vigilia di quella che ci auguriamo possa essere una rinascita per l’intero Paese, ribadisco l’importanza che non si abbassi la guardia ma, come abbiamo ripetuto in questi mesi, si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio”.
“Al Paese – conclude Bassetti – voglio assicurare la vicinanza della Chiesa: ne sono segno e testimonianza le innumerevoli opere di carità a cui le nostre Diocesi e Parrocchie hanno saputo dar vita anche in questo difficile periodo; ne è segno pure la preghiera che, anche in forme nuove, si è intensificata a intercessione per tutti: le famiglie, quanti sono preoccupati per il lavoro, gli ammalati e quanti li assistono, i defunti”.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
DOVE POSSIBILE ALL’APERTO PER DIMINUIRE I RISCHI DI CONTAGIO
Repubblica oggi racconta in prima pagina il dietrofront di Conte sulle messe, cominciato domenica sera e pronto a concludersi con l’annuncio: dal 10 maggio potrebbero celebrarsi di nuovo le messe in Italia. All’aperto, dove possibile. Più difficilmente al chiuso, anche se questo dettaglio sarà definito nelle prossime ore. Sicuramente con la mascherina.
Spiega Tommaso Ciriaco:
È il compromesso più avanzato a cui lavorano le diplomazie del governo e della Cei, con il sostegno di Giuseppe Conte. Silenziosamente. Per chiudere lo scontro inedito che ha lasciato il premier più isolato che mai. Il 10 maggio, allora. O meglio: Palazzo Chigi preferirebbe l’11 maggio, un lunedì, in modo da garantire una ripresa soft. I vescovi, però, chiedono almeno di ripartire in un giorno festivo, evocativo, di rinascita. E lo chiedono mentre mobilitano il mondo cattolico e giocano di sponda con mezzo governo.
La più attiva è Luciana Lamorgese. È lei, al telefono con il presidente della Cei Gualtierio Bassetti — a sua volta snodo che porta la comunicazione fino a Papa Francesco — a promettere il massimo impegno per chiudere presto l’incidente. Anche il Quirinale, d’altra parte, è rimasto sorpreso da come è stata gestita l’intera vicenda delle messe.
La ministra dell’Interno si batte allora per arrivare il 10 maggio — prima sembra impossibile, domenica 3 maggio saremo ancora in fase 1 — alla ripresa delle celebrazioni, almeno all’aperto.
Prima, insomma, che il comitato tecnico scientifico e Palazzo Chigi diano il via libera definitivo al protocollo della Cei. Si tratta di una via d’uscita che piace al Viminale. Necessaria, dopo che il primo testo della Cei era stato bocciato senza appello dagli scienziati: troppo alta l’età media dei fedeli, troppo rischiose le aggregazioni al chiuso e la consegna dell’ostia, pure se in mano
Anche Luigi Di Maio sente Bassetti. Prende atto che per i vescovi esiste anche un problema di violazione del concordato. L’obiettivo, adesso, è di chiudere l’incidente. «Serve una risposta in tempi brevi — il senso dello sfogo dei vescovi — Anche un no, ma che dia almeno un orizzonte ai fedeli». Come a dire: pure i parrucchieri e i bar sanno quando ripartiranno. Mentre la Chiesa, la Comunità ebraica, quella islamica e le altre confessioni restano nell’incertezza.
(da agenzie)
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Aprile 13th, 2020 Riccardo Fucile
NELLA MESSA DI STAMANE A SANTA MARTA: “NON TORNIAMO AL SEPOLCRO DELLA FAME, DELLA SCHIAVITU’, DELLE GUERRE, DEI BAMBINI SENZA EDUCAZIONE”
«Signore, aiuta i politici a scegliere il bene della gente», invoca Francesco nella messa di Pasquetta a Santa Marta. E precisa: «Quando non serviamo Dio, il Signore, serviamo l’altro dio, il denaro. Ricordiamo quello che Gesù ha detto: sono due signori, il Signore Dio e il signore denaro. Non si può servire ambedue».
Il Papa prega perchè i governanti e gli scienziati imbocchino la strada giusta alla crisi provocata dal coronavirus, prendendo decisioni che siano a favore della gente. «Adesso la scelta è tra la vita dei popoli e il dio denaro- afferma il Pontefice-. Se si sceglie il denaro, si sceglie la via della fame, della schiavitù, delle guerre, delle fabbriche delle armi, dei bambini senza educazione».
Quindi, prosegue Jorge Mario Bergoglio, «preghiamo oggi per i governanti, gli scienziati, i politici, che hanno incominciato a studiare la via d’uscita, il dopo-pandemia, questo “dopo” che è già incominciato: perchè trovino la strada giusta, sempre in favore della gente, sempre in favore dei popoli».
Poi, a partire dai brani delle Scritture proposte dall’odierna liturgia, osserva: «E’ vero che tanta gente non crede in Gesù perchè non lo conosce, perchè noi non lo abbiamo annunciato con coerenza; e questo è colpa nostra. Ma quando davanti alle evidenze si prende questa strada, è la strada del diavolo, è la strada della corruzione. Si paga e stai zitto».
E, prosegue, «anche oggi, davanti alla prossima, speriamo che sia presto, prossima fine di questa pandemia, c’è la stessa opzione: o la nostra scommessa sarà per la vita, per la risurrezione dei popoli o sarà per il dio denaro: tornare al sepolcro della fame, della schiavitù, delle guerre, delle fabbriche delle armi, dei bambini senza educazione. Lì c’è il sepolcro».
Perciò «il Signore, sia nella nostra vita personale sia nella nostra vita sociale, sempre ci aiuti a scegliere l’annuncio: l’annuncio che è orizzonte, è aperto, sempre; ci porti a scegliere il bene della gente. E mai cadere nel sepolcro del dio denaro».
Infatti, afferma commentando il Vangelo, «i sacerdoti, i dottori della Legge hanno scelto l’altra strada, quella che offriva loro il dio denaro e hanno pagato: hanno pagato il silenzio delle guardie e dei testimoni della Risurrezione. Non è una tangente: questa è corruzione allo stato puro, lì c’è il sigillo del sepolcro».
Papa Francesco conclude la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la comunione spirituale.
Da qui la supplica diffusa da Vatican news: «Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poichè ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te».
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
MONSIGNOR DAL CIN: “RICHIESTA IRRICEVIBILE, CON IL VIRUS NON SI SCHERZA”
Anche la chiesa si è rotta.
La stragrande maggioranza della Chiesa si è stancata delle sparate e delle ingerenze di Salvini, lo spacciatore abusivo di vangeli e rosari la cui azione è l’esatto opposto degli insegnamenti di Gesù Cristo, a partire dal bussate e vi sarà aperto che non è esattamente traducibile nei ‘porti chiusi’ o altro.
“Non prendo ordini da Salvini, le chiese restano chiuse a Pasqua”. Parola del rettore del santuario di Loreto, monsignor Fabio Dal Cin.
Ancora a distanza di giorni dall’appello del segretario della Lega a riaprire le chiese a Pasqua, il fronte cattolico dichiara “irricevibile” la proposta nella pandemia da Covid-19.
“Io tengo sempre la mascherina – osserva l’arcivescovo delegato pontificio di Loreto che stasera presiederà il Rosario anti pandemia promosso dalla Cei in un santuario diverso ogni settimana – Con il virus non si scherza, è micidiale. La tolgo solo per recitare il Rosario”
Il rettore del santuario guarda con preoccupazione al dopo coronavirus anche dal punto di vista economico: “Lungi dal sembrare un manager, ma sono preoccupato per le 34 famiglie che dipendono economicamente dal santuario. Sarà fondamentale assicurare loro il sostentamento nella va profonda crisi”.
Monsignor Dal Cin pensa anche al dopo coronavirus nella Chiesa: “Sarà necessaria la cura di tutta la cristianità . E’ vero che per certi aspetti la pandemia è una guerra ma più che di guerra parlerei di cura. Non solo di chi è positivo al Covid-19 ma della cristianita’.
Specie per quella autoreferenziale. Serve la cura di tutti perchè la guerra trova sempre nemici, con la cura si guarisce insieme”.
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
L’ARCIVESCOVO LOREFICE HA PRESO IN BRACCIO LA STATUA DEL BAMBINO, L’HA MOSTRATA AI FEDELI E L’HA BACIATA: IL SIMBOLICO GESTO DI UN GRANDE UOMO DELLA CHIESA
Un Bambino Gesù nero, sull’altare della cattedrale di Palermo. È l’iniziativa dell’arcivescovo Corrado Lorefice nel segno dell’accoglienza ai migranti.
La sorpresa nel corso della messa di Natale celebrata a mezzanotte dal presule nel duomo arabo-normanno della città , che ospita anche le spoglie di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia e proclamato beato.
Dal corridoio centrale, procedendo silenziosamente verso l’altare, si è fatta avanti una piccola processione di otto bambini e bambine vestiti di bianco e di blu, sei italiani e due stranieri, che portavano candele e composizioni floreali. Dietro di loro un uomo italiano e una donna di colore reggevano e mostravano una statuetta di Gesù di carnagione nera.
Il Bambinello è stato portato sino alla postazione dell’arcivescovo Lorefice, che l’ha preso in braccio, lo ha mostrato ai fedeli che riempivano la cattedrale, lo ha baciato e poi lo ha consegnato a uno dei sacerdoti concelebranti, che guidando lo stesso piccolo corteo iniziale, lo ha deposto vicino all’altare.
I bambini hanno posato le luci e le corone natalizie nei pressi del piccolo Gesù appena nato e proveniente simbolicamente dall’altra parte del Mediterraneo. Ai piedi del Bambino è stato posto il libro del Vangelo, aperto alla pagina che annuncia la nascita di Gesù in una mangiatoia.
La statua del bambinello Gesù di colore proviene dalla Tanzania. Sono stati alcuni missionari che operano nel Paese africano a donarla al parroco della Cattedrale, monsignor Filippo Sarullo, in occasione del 25esimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale
E’ stato l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice a volere che la statua venisse portata in processione in Cattedrale e deposta davanti all’altare, in segno di accoglienza verso i migranti e verso tutta la comunità di stranieri che vive a Palermo.
A più riprese, negli ultimi anni, l’arcivescovo di Palermo ha posto l’accento sui temi dell’accoglienza e dell’apertura ai migranti, che in Sicilia trovano spesso il primo approdo. Fra le iniziative più significative, l’ospitalità data a una donna migrante, col suo bambino, nei locali della Curia.
Lorefice ha anche più volte accolto, sui moli del porto, le navi che portavano a Palermo centinaia di migranti soccorsi in mare.
Significativa la dedica che stilò, in un libro di papa Francesco donato a Luca Casarini, capo della missione di “Mare Jonio”, la nave del progetto Mediterranea che più volte ha recuperato migranti naufraghi nel Canale di Sicilia: “Sono con voi”.
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
“NON ASPETTIAMO CHE IL PROSSIMO DIVENTI BRAVO PER FARGLI DEL BENE”
“Mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis. Il suo amore non è negoziabile: non abbiamo fatto nulla per meritarlo e non potremo mai ricompensarlo”.
Nella messa della notte di Natale, in una Basilica di San Pietro gremita di fedeli, papa Francesco interpreta il mistero della Natività con le parole dell’Apostolo Paolo: “è apparsa la grazia di Dio”, così chiamata, spiega, “perchè è completamente gratuita”. “È l’amore divino, l’amore che trasforma la vita, rinnova la storia, libera dal male, infonde pace e gioia” dice nell’omelia.
“Stanotte ci rendiamo conto che, mentre non eravamo all’altezza, Egli si è fatto per noi piccolezza; mentre andavamo per i fatti nostri, Egli è venuto tra noi – prosegue il Papa – Natale ci ricorda che Dio continua ad amare ogni uomo, anche il peggiore”.
Per Francesco, “Dio non ti ama perchè pensi giusto e ti comporti bene; ti ama e basta. Il suo amore è incondizionato, non dipende da te. Puoi avere idee sbagliate, puoi averne combinate di tutti i colori, ma il Signore non rinuncia a volerti bene. Quante volte pensiamo che Dio è buono se noi siamo buoni e che ci castiga se siamo cattivi. Non è così”.
“Nei nostri peccati continua ad amarci. Il suo amore non cambia, non è permaloso; è fedele, è paziente. Ecco il dono che troviamo a Natale: scopriamo con stupore che il Signore è tutta la gratuità possibile, tutta la tenerezza possibile”, aggiunge.
Il Papa ha anche un’esortazione per i fedeli: “Non aspettiamo che il prossimo diventi bravo per fargli del bene, che la Chiesa sia perfetta per amarla, che gli altri ci considerino per servirli. Cominciamo noi. Questo è accogliere il dono della grazia. E la santità non è altro che custodire questa gratuità “.
“Gesù ce lo mostra stanotte – insiste -: non ha cambiato la storia forzando qualcuno o a forza di parole, ma col dono della sua vita. Non ha aspettato che diventassimo buoni per amarci, ma si è donato gratuitamente a noi”.
“Posiamo lo sguardo sul Bambino e lasciamoci avvolgere dalla sua tenerezza”, invita quindi Francesco. “Non avremo più scuse per non lasciarci amare da Lui: quello che nella vita va storto, quello che nella Chiesa non funziona, quello che nel mondo non va non sarà più una giustificazione. Passerà in secondo piano, perchè di fronte all’amore folle di Gesù, a un amore tutto mitezza e vicinanza, non ci sono scuse”.
E “che cosa fare di fronte a questa grazia? Una cosa sola: accogliere il dono”, afferma il Pontefice. E “il dono che è Gesù” si accoglie “per poi diventare dono come Gesù”. “Diventare dono è dare senso alla vita – conclude -. Ed è il modo migliore per cambiare il mondo: noi cambiamo, la Chiesa cambia, la storia cambia quando cominciamo non a voler cambiare gli altri, ma noi stessi, facendo della nostra vita un dono”.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2019 Riccardo Fucile
IN UNA CHIESA METODISTA AMERICANA IL PRESEPE DIVENTA UN ATTO DI ACCUSA CONTRO LE POLITICHE RAZZISTE .. MARIA, GESU E GIUSEPPE SEPARATI IN DIVERSE GABBIE SONO LA METAFORA DI UN DRAMMA UNIVERSALE
Gesù, Maria e Giuseppe divisi da delle gabbie: dimenticate il presepe con bue, asinelli e panorama bucolico.
Se la natività avvenisse oggi, nel 2019, lo scenario sarebbe molto diverso.
A portare in scena la provocazione, al tempo in cui Santi e Madonne, diventano terreno di bottini elettorali è una chiesa metodista americana. E a spiegare il perchè è proprio la pastora della comunità evangelica di Claremont, città universitaria americana della Contea di Los Angeles.
«Nel tempo in cui nella nostra terra le famiglie di rifugiati cercano asilo bussando ai nostri confini e vogliono evitare di separarsi, abbiamo semplicemente considerato la “famiglia” più conosciuta del mondo» scrive su Facebook Karen Clark Ristine, con un post che sembra un implicito e diretto attacco alla politica di Donald Trump.
Del resto la storia della natività si presta esattamente a questo parallelismo: «Subito dopo la nascita di Gesù, Maria e Giuseppe sono stati costretti a fuggire con il loro bambino da Nazareth all’Egitto per sfuggire da Erode. Hanno avuto paura di more e persecuzioni. Cosa succederebbe se avessero chiesto rifugio oggi a casa nostra? Immaginate Giuseppe e Maria al confine separati da Gesù che viene strappato da sua madre e deportato in un campo di detenzione per immigrati clandestini insieme agli altri 5.500 bambini che sono stati ospitati qui nel corso di 3 anni» insiste la Ristine.
Il riferimento è sicuramente alla politica che il Governo americano ha portato avanti al confine con il Messico che prevedeva anche separazioni coatte tra figlie e genitori che, nel corso del 2018, ha scatenato un’indignazione trasversale che hanno portato Trump a porre fine alle discusse disposizioni.
Secondo il Los Angeles Times, la pastora non è nuova a sollevare temi sociali all’interno della sua attività pastorale.
Nelle precedenti raffigurazioni del Presepe, per esempio, sarebbe stata evocata la crisi degli homeless, che dilagano in tutta la California.
Intervistata dal Los Angeles Times, la Ristine ha difeso le ragioni di queste scelte: “Non è un’azione politica, ma teologica. C’è gente che mi ha detto di essersi commossa fino alle lacrime. Se tu tieni all’immagine dalla Sacra famiglia, e la vedi improvvisamente separata, questo ti porterà ad avere un moto di compassione. Questa è la cosa più importante”.
(da agenzie)
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Ottobre 14th, 2019 Riccardo Fucile
MONSIGNOR CESARE NOSIGLIA A FIANCO DEI LAVORATORI DELL’EX EMBRACO CHE RISCHIANO IL LICENZIAMENTO… NOVEMILA EURO PER ARRIVARE AL MISE E DIFENDERE IL LAVORO
Una Chiesa che è vicina ai chi soffre, a chi è in difficoltà indipendentemente dal colore della pelle o altro.
L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, torna a schierarsi dalla parte degli operai dell’ex Embraco. Non solo con lo spirito, ma anche con un contributo materiale: la Curia del capoluogo piemontese ha fatto sapere che pagherà i nove mila euro necessari ad affittare i tre pullman che porteranno una parte dei 417 lavoratori dell’ex sito industriale a Roma, dove il 23 ottobre è prevista una protesta contro il rischio licenziamento dopo l’acquisizione da parte del gruppo Ventures Productions.
La volontà degli operai aveva generato eco anche nelle amministrazioni locali piemontesi: dopo la denuncia dei sindacati, assessori e consiglieri regionali avevano annunciato donazioni in favore dei manifestanti.
Il vescovo Nosiglia, non nuovo a iniziative a favore della popolazione, ha bruciato tutti sul tempo, impegnandosi anche ad inviare un suo rappresentante al presidio previsto di fronte al Mise. L’autorità ecclesiastica in passato aveva anche fatto visita agli operai accampati nelle tende sotto ai cancelli dello stabilimento.
Già in passato il vescovo si era reso protagonista di iniziative volte a migliorare situazioni di profondo disagio: nel giugno 2019 si era offerto, d’accordo con la sindaca Chiara Appendino, di prendere in carico i 43 migranti bloccati sulla nave Sea Watch, “a spese della Curia, senza oneri per lo Stato Italiano, se questo può aiutare a risolvere il problema”.
Le dichiarazioni attirarono anche le attenzioni dell’allora vice premier Matteo Salvini, che rispose a Nosiglia consigliando di “destinare quei soldi per aiutare 43 italiani in difficoltà “.
Ora Salvini può dimostrare di essere vicino ai lavoratori italiani: cacciando di tasca sua la metà della cifra, in fondo è meno della metà di quanto percepisce in un mese al Senato senza andarci.
(da agenzie)
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Settembre 26th, 2019 Riccardo Fucile
ADESSO CHE LO SPACCIATORE ABUSIVO DI ROSARI E MADONNE NON C’E’ PIU’, IL VIMINALE RIAPRE IL DIALOGO CON LE STRUTTURE DELLA CHIESA: “DOBBIAMO LAVORARE TUTTI INSIEME”
Lo spacciatore abusivo di vangeli, rosari e madonne ha sempre avuto parole velenose contro la Chiesa e i vescovi, evidentemente rappresentanti di una religione che non poteva essere la sua, perchè anche l’ultimo dei catechisti può spiegare che razzismo, egoismo e odio sono il contrario dell’insegnamento di Gesù Cristo.
Ma adesso che lo pseudo devoto non c’è più, tra il Viminale e la Cei è tornato il sereno.
“Il ministero dell’Interno esprime gratitudine al cardinale Bassetti e alla Cei per l’attenzione dimostrata e per quello che sta facendo per noi”
Lo ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in un’intervista del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, a margine della firma di un nuovo protocollo d`intesa tra il Viminale e la Conferenza Episcopale Italiana, per l`accoglienza di una sessantina di persone – fra i 182 migranti sbarcati ieri a Messina dalla nave Ocean Viking – che non saranno ridistribuite tra Francia, Germania, Portogallo, Irlanda e Lussemburgo.
“È una convenzione – ha spiegato il ministro Lamorgese – che ripercorre ciò che già è avvenuto in passato. È il segnale di attenzione che la Cei e la Caritas hanno mostrato nei confronti dei migranti che arrivano sulle nostre coste, scappando da territori come la Libia dove c’è una guerra civile”.
“Gli sbarchi attualmente – ha concluso il ministro Lamorgese a Tv2000 – coinvolgono soprattutto i barchini. Si sono leggermente implementati ma ci sono sempre stati anche nei periodi precedenti. È un sistema che cercheremo di governare al meglio, speriamo anche con l`aiuto dell`Europa. Dobbiamo lavorare insieme agli altri Paesi europei per cercare di governare un fenomeno che è strutturale, che esiste e che deve essere governato”.
(da Globalist)
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