Gennaio 12th, 2012 Riccardo Fucile
LA CAMERA RESPINGE LA RICHIESTA DI ARRESTO DEL DEPUTATO PDL, INDAGATO PER PRESUNTI RAPPORTI CON LA CAMORRA
La Camera dice no all’arresto di Nicola Cosentino, il deputato e coordinatore campano del Pdl indagato per presunti rapporti con la camorra.
Il voto si è svolto a scrutinio segreto: 309 deputati si sono espressi contro l’autorizzazione all’arresto, 298 a favore.
Nessuno si è astenuto.
Non appena il presidente della Camera ha letto il risultato del no dell’Aula alla richiesta d’arresto, tutti i deputati del Pdl sono scattati in piedi e si sono diretti al posto di Cosentino per abbracciarlo e congratularsi con lui.
Lungo è stato l’abbraccio tra lui e Alfonso Papa. Ma saluti e strette di mano sono arrivate da tutti gli altri colleghi di partito.
Silvio Berlusconi, invece, è rimasto seduto al suo posto, pur esprimendo soddisfazione con Cicchitto e Alfano.
Quello su Nicola Cosentino è stato il quarto voto poco più di due anni alla Camera sulla richiesta di arresto di un deputato.
Era toccato sempre a Cosentino che si era salvato dall’arresto una prima volta il 10 dicembre del 2009.
Allora i no alla richiesta della magistratura di Napoli furono 360 e 226 i sì.
Per Alfonso Papa, l’Aula della Camera decise l’arresto il 20 luglio dello scorso anno con 319 sì e 293 no.
Marco Milanese invece, il 22 settembre scorso, vide respingere la richiesta con 312 no e 306 sì.
Anche se il voto è segreto, sono stati evidentemente in molti, sia nelle file della Lega ma anche del Pd a non rispettare le consegne di partito: soprattutto, nel Carroccio, dopo la dichiarazione di Bossi che lasciava libertà di coscienza.
Quella del Senatur potrebbe essere l’ultimo favore che ha fatto a Berlusconi: la base non gradirà .
”Ero convinto che questa sarebbe stata la decisione del Parlamento che non poteva rinunciare alla tutela di se stesso. È una decisione giusta, in linea con la Costituzione. Il processo continuerà regolarmente e senza intoppi e il parlamentare lo affronterà da uomo libero come è giusto che sia”: così Silvio Berlusconi ha commentato il voto.
”Per me è un errore politico, ma ovviamente è legittimo” il voto dell’Aula, ha detto il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini.
“Chiedere alla Lega. Adesso la Lega lo spiegherà “, sono state le parole del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
Dopo la proclamazione del risultato, tra i deputati del Carroccio è stato visibile il gelo. Tra gli uomini vicini a Roberto Maroni e quelli dell’Aula più bossiana la tensione non è svanita dopo l’animata riunione che ha sancito la libertà di coscienza pur con un orientamento al ‘si’.
“È ovvio che ci sono voti che arrivano dall’altra parte”, sottolinea Osvaldo Napoli (Pdl), al termine della votazione sulla richiesta di arresto nei confronti di Nicola Cosentino, bocciata dall’Aula della Camera.
“La spaccatura è dall’altra parte”, dice ancora Napoli riferendosi alle fila della ‘vecchia’ opposizione per aggiungere che ”questo dimostra che il Pdl era compatto”.
“La vergognosa Lega, con l’ipocrita richiamo al voto di coscienza dimostra, ancora una volta, di essere al servizio di Berlusconi e dei suoi stallieri”, ha affermato in una nota il portavoce dell’Italia dei valori, Leoluca Orlando.
La riunione del Carroccio alla Camera aveva avuto attimi di vera tensione.
Ad un certo punto Roberto Paolini ha citato Enzo Carra e il caso delle ‘manette spettacolo’.
Un riferimento storico (il portavoce di Arnaldo Forlani fu arrestato per falsa testimonianza e quelle immagini delle manette fecero il giro del mondo) per avvalorare la tesi della necessità di respingere gli ‘arresti facili’ che ha provocato la reazione di un gruppo di leghisti.
Ma è vero che ti ha chiamato Berlusconi?, è stata la ‘risposta’ di alcuni deputati.
È così che si è sfiorata la rissa tra i due, con alcuni esponenti del partito di via Bellerio, come Davide Caparini, intervenuti per dividerli.
La discussione è stata molto animata.
Umberto Bossi – riferiscono fonti parlamentari del Carroccio – ha preso inizialmente la parola spiegando che dalle carte non si evince nulla nei confronti del coordinatore campano del Pdl.
Il ‘Senatur’ ha premesso che la gente del nord è per l’arresto, ma che occorre lasciare libertà di coscienza, proprio perchè a suo dire non c’è alcuna prova di colpevolezza.
Poi a prendere la parola è stato Roberto Maroni che, spiegano fonti del Carroccio, si è limitato a raccontare gli esiti della segreteria della Lega di lunedì, sottolineando di non essere stato l’unico a voler votare sì all’arresto del deputato Pdl.
Bossi ha tirato le somme, evidenziando che non c’è alcun ‘fumus persecutionis’ ma ribadendo che ogni parlamentare potrà decidere autonomamente in Aula.
“Si gioca sul filo dei voti, abbiamo recuperato più di trenta parlamentari”, dicevano dal Pdl.
E alla fine i conti sono stati giusti.
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Gennaio 12th, 2012 Riccardo Fucile
LA LEGA SI SPACCA: MARONI PER IL SI’ ALL’ARRESTO VIENE SMENTITO DAL BAGNINO DELLA PANZANIA CHE INDIRIZZA VERSO IL NO… IL DESTINO DI COSENTINO APPESO A UN FILO: FRANCHI SALVATORI DIETRO IL VOTO SEGRETO
Il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha deciso di lasciare mano libera ai suoi sul voto sull’arresto del deputato e coordinatore del Pdl campano Nicola Cosentino.
“Lascio libertà di coscienza, nelle carte non c’è nulla. Bisogna stare tranquilli quando si parla di arresti”, ha detto Bossi ai microfoni di Repubblica Tv.
Una correzione di rotta rispetto alla linea adottata dalla segreteria della Lega, dove era passata la linea maroniana orientata al sì all’arresto dell’ex sottosegretario all’Economia.
Linea poi adottata dai rappresentanti leghisti nella Giunta per le autorizzazioni della Camera, che ieri ha dato il primo via libera all’arresto del parlamentare del Pdl. Oggi toccherà all’aula di Montecitorio pronunciarsi.
E un deputato del Popolo della libertà assicura che il suo partito è pronto a un vero e proprio “mezzogiorno di fuoco”.
Il Cavaliere per tutto il giorno ha pressato la Lega affinchè cambiasse idea. L’ex premier ha trascorso tutto il giorno a palazzo Grazioli, perennemente al telefono con i suoi fedelissimi che lo aggiornavano sulle trattative in corso per evitare che l’aula confermasse quanto deciso dalla Giunta per le Autorizzazioni.
Un pressing costante, accompagnato da tutto lo stato maggiore del partito. Berlusconi nel corso della giornata ha sentito più volte lo stesso Cosentino, che in serata l’ha raggiunto a palazzo Grazioli.
Ma nel mirino del Cavaliere c’era soprattutto Bossi: l’ex capo del governo l’avrebbe cercato più volte e, secondo qualcuno, tra i due ci sarebbe stato anche un incontro, il secondo dopo quello di lunedì a Milano.
“Ora – avrebbe detto Berlusconi – spero che tutti votino secondo coscienza e non per mero calcolo elettorale”.
Le parole di Bossi rendono il sì all’arresto di Cosentino molto meno scontato di quanto sembrasse dopo l’esito in Giunta.
Potrebbe risultare decisiva la procedura.
Se verrà chiesto il voto segreto, assicurano nel Pdl, potrebbero scattare “varie dinamiche” soprattutto tra i parlamentari campani anche di altre forze politiche: è vero che alcuni berlusconiani potrebbero dire sì all’arresto (“magari per ragioni personali”), ma altri (anche in Udc o Pd) potrebbero decidere di “graziare” l’ex sottosegretario.
L’esito della votazione è a questo punto molto incerto.
Di sicuro c’è soltanto la spaccatura sempre più evidente della Lega.
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Gennaio 11th, 2012 Riccardo Fucile
IL VOTO A FAVORE DELL’ARRESTO DI COSENTINO CI HA REGALATO UNO SPACCATO DI COME E’ INTESA IN ITALIA LA QUESTIONE MORALE
Dunque: in nome appunto della questione morale, la Lega Nord ha votato a favore
dell’arresto del deputato del Pdl Nicola Cosentino, che la Lega stessa aveva fino a pochi mesi fa più volte salvato dall’arresto medesimo in nome della battaglia contro il moralismo giustizialista.
Sempre due giorni fa, nella Lega che votava a favore dell’arresto di Cosentino si discuteva dell’un po’ imbarazzante caso del suo segretario amministrativo Francesco Belsito.
Costui è un signore di cui fino all’altro giorno si sapevano solo due cose: che portava le focacce liguri alle riunioni di via Bellerio e che aveva millantato due lauree mai conseguite.
Niente di male, nemmeno i falsi titoli di studio, visto che Belsito milita in un partito guidato da un ex finto medico, quindi tutto torna.
Ora però si è scoperto che Belsito ha preso svariati milioni di euro dalle casse del partito e li ha investiti non in Padania, bensì in Tanzania, a Cipro e in Norvegia.
Passi per la Norvegia e forse anche per Cipro: ma la Tanzania i militanti proprio non la mandano giù.
E così nel partito è scoppiata una rivolta.
Tuttavia non è neppure l’investimento all’estero a colpire.
Colpisce piuttosto l’atteggiamento dei vertici leghisti.
Nello stesso giorno – ripetiamo – in cui la Lega vota per l’arresto di Cosentino, i suoi dirigenti tacciono o fanno spallucce per il caso-Belsito.
Intervistato dalla Rai, Roberto Castelli (che è stato ministro della Giustizia) ha risposto testualmente così: «Sono problemi interni al partito, non capisco che cosa ve ne debba fregare a voi».
Ora, a parte la sintassi padana, andrebbe sottolineato che i soldi investiti in Tanzania vengono dai rimborsi elettorali (che la Lega ha incassato per 140 milioni solo negli ultimi dieci anni, ringraziando Roma ladrona) e quindi sono denaro pubblico; così come un personaggio pubblico è Belsito, sottosegretario di un ministero fino a due mesi fa.
Al di là dei casi specifici, quel che emerge è il ripetersi di un vecchio vizio: la questione morale viene agitata solo quando e se fa comodo.
La Lega delle origini applaudiva le inchieste di Di Pietro perchè le spianavano la strada. Poi s’è alleata a Berlusconi e allora guai a dar retta a quei giacobini dei magistrati: era pronta perfino a difendere i parlamentari del Sud accusati di mafia o camorra.
Adesso è tornata all’opposizione e vuole riapparire limpida e pura ai propri elettori, così dice di sì all’arresto di Cosentino; però della Tanzania non si capisce bene che cosa ce ne debba fregare a noi.
La grande assente non è solo la coerenza: è anche la buona fede.
Non è – sia chiaro – solo la Lega a comportarsi così.
Parliamo della Lega perchè alla Lega si riferiscono le vicende di ieri: ma sono in molti a prendere posizione sulle inchieste e sugli scandali solo in funzione di un calcolo di parte.
Infatti è caduta anche qualsiasi oggettività nella valutazione dei fatti, e ogni cosa è grave o lieve a seconda di quel che conviene: nei giorni scorsi gli stessi che hanno difeso i milionari nullatenenti di Cortina si sono scandalizzati per un cotechino a Palazzo Chigi, per giunta pagato dalla sciura Elsa.
Insomma siamo un Paese di garantisti o giustizialisti a corrente alternata, a seconda di come butta.
Michele Brambilla
(da “La Stampa”)
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Gennaio 11th, 2012 Riccardo Fucile
GLI AMMINISTRATORI DELLA LEGA TENUTI ALL’OSCURO, ORA MARONI CHIEDE DI CONTROLLARE I BILANCI… OPERAZIONE GESTITA SOLO DA BELSITO E BOSSI, IN VIA BELLERIO CRESCE LA TENSIONE
Venti giorni per tirare fuori conti, spiegazioni e garanzie.
Il “Cerchio magico” leghista si trova per la prima volta in minoranza nella Lega.
E il gruppo di comando del Carroccio, composto da Umberto Bossi, la moglie Manuela Marrone, la lady di ferro Rosi Mauro e il segretario amministrativo Francesco Belsito, si è dovuto arrendere alle pressioni, dopo la bufera che si è sollevata in seguito alle rivelazioni de “il Secolo XIX” sui sette milioni di euro investiti all’estero dal partito.
La base, i funzionari intermedi, l’ala maroniana sono in rivolta: “vogliamo sapere tutto di questa operazione, vogliamo scandagliare a fondo ogni singolo euro, esaminare i bilanci”.
A sconvolgere i leghisti sono i destinatari dei bonifici firmati da Belsito tra Natale e capodanno.
Non solo dall’Italia sono partiti 4,5 milioni di euro per la Tanzania e 1,2 per Cipro (operazione di per sè curiosa, visti gli alti rendimenti dei banali titoli di Stato italiani), ma i beneficiari non sono neppure Fondi di investimento bancari o di Stato esteri.
Nel caso del Paese centroafricano il destinatario del maxi-bonifico è Stefano Bonet, uomo d’affari già noto alle cronache giudiziarie e collegato alle imprese finanziarie dell’ex ministro Brancher.
Nel caso di Cipro a incassare 1,2 milioni è stata la società di consulenza fiscale Kripsa, il cui titolare Paolo Scala è noto per alcune sue interviste sull’emozione di scappare dall’Italia per fare fortuna all’estero.
Scala è registrato dalle agenzie collegate all’Ice come avvocato e ha uno studio a Nicosia.
Ma la Kripsa ha base a Larnaca, pur non avendo un indirizzo, ma solo una casella postale.
La questione dei finanziamenti off-shore ha scosso il partito: nessuno sapeva dei bonifici, salvo Belsito e Bossi.
Ne erano all’oscuro anche i componenti del Comitato degli amministratori che per statuto dovrebbero valutare e autorizzare qualsiasi operazione finanziaria della Lega. Nel comitato spiccano le figure di Roberto Castelli e Piergiorgio Stiffoni che hanno giurato a Calderoli (a suo dire ignaro dell’operazione) di non averne saputo mai nulla. Tutto questo è bastato per convincere Maroni a chiedere un Comitato federale straordinario: i maroniani hanno il terrore che questi soldi possano sparire.
In questo contesto si inseriscono le insinuazioni de l’Indipendenza.org,, quotidiano on line di area leghista, che da un lato sussurra come le operazioni possano essere state eterodirette da Berlusconi, tramite Brancher, dall’altro mette all’indice la Pontidafin, la società finanziaria che gestisce il pagtrimonio della Lega e che di fatto è controllato dalla famiglia Bossi.
C’è chi ha chiesto la testa di Belsito, difeso a spada tratta da Bossi: “Non abbiamo tolto nulla ai territori, sono soldi destinati alle campagne elettorali”
Evidentemente la spiegazione non basta.
Giovanni Mari
(da “Il Secolo XIX”)
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Gennaio 10th, 2012 Riccardo Fucile
SECOLO XIX: “PER ALCUNI SI TRATTEREBBE DI OPERAZIONI FUNZIONALI A INTERESSI CHE NULLA HANNO A CHE FARE CON LA PADANIA”… MARONI CHIEDE SPIEGAZIONI, MA NON LE OTTIENE… BELSITO NON RIESCE A MOTIVARE LA SCELTA, BOSSI LO DIFENDE
Divampa nella Lega il caso dei fondi elettorali investiti all’estero, ovvero del fiume di
denaro che dai conti genovesi del Banco Popolare e della Banca Aletti sono finiti in Tanzania (4,5 milioni di euro), Norvegia ( 1 milione di euro), e a Cipro (1,2 milioni di euro), tradotti in titoli, valuta straniera e fondi di investimento.
La questione è finita al centro della riunione settimanale della segreteria politica in via Bellerio, presenti Bossi e Belsito.
Maroni ha sollevato la questione, battendo i pugni sul tavolo: praticamente lui ed altri non ne sapevano nulla e hanno chiesto conto di quelle operazioni finanziarie realizzate con soldi pubblici.
Per alcuni, tali operazioni sarebbero funzionali a interessi che nulla hanno a che fare con la padania, bensì risponderebero a progetti i cui fili sarebbero stati imbastiti dall’ex alleato Berlusconi.
In verità Maroni di risposte non ne ha avute, Bossi ha cercato di liquidare il tutto come normali operazioni, mentre Belsito non sarebbe riuscito a fornire argomenti convincenti sulla ratio delle scelte finanziarie compiute.
Alla fine è stato tutto rinviato al Consiglio federale di fine mese, ma la rabbia padana è ormai esplosa sul web e Salvini se ne è fatto interprete già ieri.
C’è chi chiede la testa del tesoriere Belsito, chi pretende spiegazioni, chi non ammette che “un partito diverso dagli altri possa essere uguale o peggiore”.
Insomma si è toccato un nervo scoperto di una Lega spaccata dove questa operazione sembra evidente che sia stata gestita in esclusiva dal “cerchio magico”, lasciando all’oscuro gli altri dirigenti maroniani.
E la scelta di Stati a rischio, con la presenza di promotori chiacchierati e relative provvigioni volanti non aiuta certo alla chiarezza dell’operazione, visto i precedenti poco fortunati del Carroccio.
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Gennaio 10th, 2012 Riccardo Fucile
INVESTITI 7 MILIONI DEL CARROCCIO ALL’ESTERO, DALLA NORVEGIA ALL’AFRICA….MA I GIOVANI PADANI INSORGONO…I SEGRETI DI BELSITO
Gli immigrati? Devono restare in Africa. 
Intanto i rimborsi elettorali incassati dalla Lega vanno in Tanzania.
Tra il 23 e il 30 dicembre scorsi — come ha scoperto il Secolo XIX — da un conto corrente riferibile al Carroccio sono partiti 7 milioni verso l’estero.
Tre le destinazioni: 4,5 milioni per un fondo in Tanzania, 1,2 milioni per un altro fondo a Cipro. I due Paesi non rientrano più tra i paradisi fiscali (Cipro era nella lista fino a pochi anni fa), ma qualcuno storce il naso vedendo i soldi dei finanziamenti pubblici espatriare mentre si chiede ai cittadini di investire in Italia.
Niente di illegale, però, fino a prova contraria.
Una terza fetta di un milione è salpata per la Norvegia: interessi del 3,5%, meno dei titoli pubblici italiani.
La vicenda ha creato un terremoto sui siti web dei giovani Lumbard dove i commenti furiosi non si contano.
Tipo: “Calderoli dove sei? Ti interessa soltanto il cotechino di Monti?”.
Lo scontro tra Umberto Bossi e Roberto Maroni rischia di deflagrare, perchè l’uomo che gestisce i conti della Lega e ne conosce i segreti è il genovese Francesco Belsito, fedele di Bossi: “La Lega ha molti conti, ma la firma è sempre la mia”, ha spiegato al Secolo XIX. Ma da dove arrivano i soldi? “Sono i rimborsi elettorali”.
La storia di Belsito dice molto della Lega di oggi.
Per questo quarantenne dal volto rotondo il “cerchio magico” ha fatto un miracolo: in poco più di cinque anni dalle piste da ballo delle discoteche genovesi è stato catapultato nel governo Berlusconi (sottosegretario alle Semplificazione).
Una parabola straordinaria per un giovanotto che nel 2006 accompagnava Alfredo Biondi in campagna elettorale: un po’ autista, un po’ segretario.
Qual’è il segreto di Belsito?
L’uomo dei conti della Lega ha ricoperto ruoli in società e cooperative, diverse poi approdate alla liquidazione o al fallimento.
E il curriculum degli studi? Sul sito del governo c’era scritto: “Laureato in Scienze politiche”.
Nei documenti depositati alla Filse (finanziaria della Regione Liguria, un’altra poltrona del cassiere della Lega) risultava Scienze della Comunicazione.
Abbastanza per far dubitare gli avversari sulla laurea. Il neo-Sottosegretario rispose: “Le ho prese tutte e due, a Malta e a Londra”.
Alla segreteria dell’ateneo di Genova, competente per il riconoscimento delle lauree all’estero, la carriera universitaria di Belsito risultò “annullata”.
Di sicuro Belsito era il braccio destro di Maurizio Balocchi, a sua volta uomo dei conti della Lega.
Alla sua morte, Belsito ne diventò l’erede politico.
Con il sostegno del Senatùr, la marcia di Belsito procede tra poltrone e polemiche. Prima c’è la Filse. Poi Fincantieri che fa acqua da tutte le parti, ma per Belsito crea la poltrona di vice-presidente. Infine l’approdo al governo.
E comincia la lotta per la successione per Fincantieri: la Lega indica Alessandro Agostino, figlio del sindaco di Chiavari, leghista doc, delfino di Belsito, nel febbraio scorso condannato in appello a 4 anni per tentata concussione.
Le polemiche fermano la nomina. Il cassiere di Bossi non si scompone. Per lui non sono le prime rogne.
Un anno fa era finito nel mirino del sindacato di polizia Silp Cgil: la Porsche Cayenne in uso a Belsito veniva posteggiata al posto delle volanti della questura. Spiegò: “Sono stato minacciato”. Poi ecco il suo biglietto da visita emergere tra le carte di Ruby: “Non l’ho mai conosciuta”, rispose imperturbabile.
Chissà se l’investimento africano porterà fortuna alla Lega.
Nell’ultimo decennio le avventure finanziarie del Carroccio non sono andate a lieto fine, dall’operazione Bingo e a Credieuronord, la banca della Lega rilevata in extremis dall’amico Gianpiero Fiorani, il furbetto del quartierino.
Belsito non c’era, ma il filo rosso sembra ancora teso: i movimenti di denaro di Natale e Capodanno sono stati coordinati da Banca Aletti che fa capo al Banco Popolare (in cui è confluito anche l’istituto lodigiano).
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 9th, 2012 Riccardo Fucile
IL LEGHISTA SALVINI: “CI SONO SEZIONI CHE NON HANNO I SOLDI PER PAGARE L’AFFITTO, IL GIORNALE ‘LA PADANIA’ STA PER CHIUDERE E MANDIAMO SOLDI IN TANZANIA?”
Dal Regno dei fiordi all’isola di Afrodite, con un ultimo passaggio in Africa Orientale. È il
percorso dei milioni di euro appena investiti dalla Lega e minuziosamente documentato da Giovanni Mari sul Secolo XIX .
Secondo la sua ricostruzione, il segretario amministrativo federale – Francesco Belsito, tesoriere del Carroccio ed ex sottosegretario alla Semplificazione nell’ultimo governo Berlusconi – alla fine del 2011 ha messo in moto una considerevole serie di operazioni finanziarie coordinate da Banca Aletti, il sistema di private e investment banking del Banco popolare.
Ecco il giro dei soldi: il 14 dicembre «un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per 6 mesi a un interesse del 3,5%»; il 28 dicembre «1,2 milioni di euro per l’acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise ltd » di base a Larnaca, nell’isola di Cipro, e infine il 30 dicembre «il collocamento di 4,5 milioni di euro in Tanzania.
È l’ultimo spostamento dell’anno e, nei fatti, svuota una delle dotazioni consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord».
Totale: quasi 8 milioni di euro in una decina di giorni, se si aggiungono anche i movimenti-base di 700.000 euro trasferiti ad altri conti del partito, di 450.000 euro emessi in assegni circolari e di 50.000 euro ritirati in contanti direttamente da Belsito. L’operazione in Tanzania, inoltre – specifica Il Secolo XIX – «coinvolge il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l’ex ministro “meteora” Aldo Brancher».
Il tesoriere del Carroccio – che come sanno tutti i lumbard è figura con un enorme autonomia decisionale e, di fatto, rende conto solo al grande capo Umberto Bossi – ha risposto con fastidio alle domande del quotidiano ligure: «Queste informazioni sono una grave violazione della privacy e delle regole bancarie». E però non si è sottratto all’intervista, spiegando che i soldi investiti arrivano dal finanziamento pubblico – «rimborsi elettorali» – che personalmente non conosce l’entità delle operazioni perchè «noi ci affidiamo a banche e promotori di cui ci fidiamo» e che i contanti prelevati sono serviti a rimborsare «spese per i nostri collaboratori».
Il problema è che la girandola di milioni ha a dir poco stupito i vertici del Carroccio: persino i notabili di primissimo piano non sapevano nulla delle destinazioni finali di quei soldi e qualche imbarazzo in via Bellerio c’è.
Uno sbalordito Matteo Salvini parla a nome dei padani, preoccupandosi del bene della Lega e del nord: «Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai militanti per pagare l’affitto a fine mese. La Padania , il nostro quotidiano, versa in difficoltà economiche che tutti conoscono. E poi leggiamo della Tanzania… Spero, per rispetto dei militanti, che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino speso».
Elsa Muschella
(da “Il Corriere dela Sera“)
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Gennaio 9th, 2012 Riccardo Fucile
PIU’ CHE UN PARTITO, LA LEGA DEL “CERCHIO MAGICO” SEMBRA UNA FINANZIARIA: IL TESORIERE BELSITO INVESTE 1 MILIONE DI EURO IN CORONE NORVEGESI, 1,2 MILIONI DI EURO IN FONDI DI INVESTIMENTO CIPRIOTI E 4,5 MILIONI DI EURO IN FONDI DELLA TANZANIA
La Lega Nord investe. Gestisce milioni di euro e compra quote di fondi, titoli di Stato, valuta
straniera.
Nell’ultima settimana di dicembre, tra il 23 e il 30, da un solo conto bancario, sono partiti una decina di milioni, almeno sette verso l’estero.
La fetta più grossa è stata stanziata per un fondo basato in Tanzania da 4,5 milioni.
Quindi 1,2 milioni per un altro fondo a Cipro e poco più di un milione di euro investiti in corone norvegesi.
In tutti i casi si tratta dei quattrini di finanziamento pubblico dello Stato incassati dal Carroccio come “rimborsi elettorale”.
È un movimento vorticoso di denaro quello che gestisce il segretario amministrativo federale Francesco Belsito, appena sceso dalla poltrona di sottosegretario alla Semplificazione.
Il respiro delle operazioni è nazionale, ma la centrale operativa è Genova, dove Belsito vive.
E tutto ruota attorno al Banco popolare.
I movimenti-base sono gestiti attraverso diversi conti correnti ordinari nelle varie filiali; i movimenti straordinari sono invece coordinati da Banca Aletti, il capillare sistema di private e investment banking dello stesso Banco popolare.
I movimenti-base sono vistosi spostamenti, in entrata e in uscita: nell’ultimo semestre dai soli conti liguri sono stati trasferiti almeno 700 mila euro ad altri conti della Lega Nord, sono stati emessi almeno 450 mila euro in assegni circolari e lo stesso Belsito ha ritirato in contanti almeno 50 mila euro.
Più sostanzioso il programma di investimenti gestito per la Lega Nord attraverso Banca Aletti tra Natale e Capodanno.
Anzi, gli spostamenti di massa di denaro sono cominciati a metà del mese scorso: un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per sei mesi a un interesse del 3,5%.
Il fatto curioso, che emerge immediato, è che in quegli stessi giorni investire in Bot o Btp era più conveniente.
Chissà come mai si è preferito investire dove si pagano interessi inferiori.
Più burrascosi almeno altri due movimenti su estero.
Il primo, in ordine di tempo, porta a Cipro: 1,2 milioni di euro dalla Lega Nord per l’acquisto di quote del fondo “Krispa Enterprise ltd”.
Il fondo è basato a Larnaca, città turistica della costa meridionale, vicina al confine con Cipro Nord.
Più coraggioso, senza dubbi, il collocamento dei 4,5 milioni di euro per un’operazione in Tanzania.
È l’ultimo spostamento dell’anno appena trascorso e, nei fatti, svuota una delle dotazioni consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord: quasi otto milioni in una decina di giorni.
L’operazione in purchase investment sui fondi africani coinvolge il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l’ex ministro “meteora” dell’ultimo governo Berlusconi, Aldo Brancher (si dimise dopo 17 giorni perchè indagato sulle scalate ad Antonveneta).
Giovanni Mari
(da “Il Secolo XIX”)
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Gennaio 9th, 2012 Riccardo Fucile
LA FRASE DELL’ESPONENTE DEL CARROCCIO E DENUNCIATA DAL CIRCOLO LOCALE DI FUTURO E LIBERTA’ SCATENA LE POLEMICHE… CHIESTE LE SUE DIMISSIONI, PER IL SINDACO LEGHISTA “SONO UNA BATTUTA”, LA MAGISTRATURA TACE… E DOPO UN GIORNO ARRIVANO SOLO LE SCUSE DEL PADAGNO
Annuncio choc su Facebook: «Per gli immigrati servono i forni». 
A scriverlo è stato Mauro Aicardi, consigliere comunale della Lega Nord di Albenga, in provincia di Savona.
La frase di Aicardi è apparsa sul famoso social network in un dibattito su un fatto di cronaca, ovvero una rapina subìta da un marocchino da parte di un suo connazionale.
La frase ha immediatamente scatenato le polemiche, in primis quelle del circolo cittadino di Futuro e Libertà che non ha digerito la frase.
Secondo il sindaco di Albenga, Rosy Guarneri, quella di Aicardi è stata una battuta.
«Aicardi è una persona moderata e rispettosa del pensiero e del comportamento di tutti, ma esiste un disagio sociale che tutti percepiamo» ha detto il sindaco ai microfoni di Radio19.
«Si è trattato di una battuta di pessimo gusto, frutto dell’esasperazione più che di una seria riflessione e non rappresenta in alcun modo quello che è il mio pensiero nè quello del mio partito di riferimento, assolutamente estraneo alla questione»: con queste parole Mauro Aicardi – consigliere comunale della Lega Nord ad Albenga, che ha scritto su Facebook che per gli immigrati «servono i forni» – ha provato il giorno dopo a giustificare quanto è successo.
Il commento su Facebook, «che ho già provveduto a rimuovere – ha detto Aicardi – non voleva essere razzista nè discriminatorio, ma semplicemente un modo un po’ brusco e provocatorio per esprimere il disagio provato da me e da molti cittadini nei riguardi della presenza a piede libero di criminali, pregiudicati e clandestini, di qualsiasi origine e razza. Se qualcuno si è sentito offeso chiedo scusa, e ribadisco che non volevo essere offensivo».
Aicardi è stato di nuovo difeso anche dal sindaco della cittadina savonese, Rosalia Guarnieri (Lega Nord), che già ieri aveva preso le sue parti su Radio19.
La polemica, comunque, non sembra placarsi: la pubblicazione di quella frase «è un’inaccettabile istigazione all’odio razziale», hanno scritto in una nota i rappresentanti di Futuro e Libertà di Albenga.
Inoltre, il Partito Democratico ha già fatto sapere che nelle prossime ore presenterà una mozione di sfiducia contro «se Aicardi non si dimetterà : il consigliere si deve dimettere. In caso contrario, il nostro gruppo consiliare proporrà una mozione di sfiducia. Le sue affermazioni sono gravissime, perchè xenofobe e razziste e perchè provengono da un rappresentante delle istituzioni che dovrebbe dare l’esempio, e non peccare di superficialità ».
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