CHI E’ TOMMY ROBINSON, IL RAZZISTA DELLE FAKE NEWS CHE ALIMENTA I DISORDINI CONTRO GLI IMMIGRATI NEL REGNO UNITO
UN ALTRO RIFIUTO UMANO FINITO IN GALERA QUATTRO VOLTE CHE ISTIGA ALLA VIOLENZA
E’ nato Stephen Christopher Yaxley-Lennon a Luton, il 27 novembre 1982, ma è noto anche con il nome di Andrew McMaster, Paul Harris, Wayne King, Stephen Lennon e Tommy Robinson. Un volto, diverse identità, la stessa foga anti islamica e razzista, in Gran Bretagna, dove è stato in prigione quattro volte tra il 2005 e il 2019, in Europa, negli Usa. Se c’è un responsabile dei disordini che in questi giorni stanno macchiando di sangue e odio le strade del Regno Unito, è quest’uomo dalle mille vite, padre di tre figli che in passato è stato proprietario di un salone di bellezza e ingegnere presso l’aeroporto di Luton, a emergere come uno degli attori principali.
Nel 2018, Robinson era stato bandito a vita da Twitter per aver violato le regole sull’incitamento all’odio. Con l’acquisto della piattarma da parte di Elon Musk, è stato riammesso e adesso sembra operare indisturbato, anche perché ha imparato cosa scrivere e cosa no.
Dopo il caso di Southport — dove lunedì scorso un giovane uomo con problemi psichici ha ucciso a pugnalate tre bambine ferendone altre otto — ha riproposto un post che indicava erroneamente che l’assassino non fosse britannico, che era «di un’etnia diversa, e forse anche musulmano».
Poco dopo ha preso l’iniziativa, sottolineando ai suoi 900 mila followers che «i britannici sono stati provocati troppo. Una volta che inizi a infierire contro i loro figli, e a togliere la loro sicurezza, cosa vi aspettate che succeda?». Poi ancora i filmati delle proteste, le immagini della violenza, le notifiche di nuovi assembramenti.
Il giorno prima del truce episodio di Southport, Robinson — il nome è quello di un noto hooligan della squadra di calcio Luton Town — aveva radunato a Londra più di 20.000 persone per un documentario contro i profughi — da allora è presente solo sui social.
È partito assieme ai figli, saltando anche un’udienza in tribunale: sarebbe andato in vacanza in Spagna. Nessuno sa in realtà dove sia, anche se dalle attività online sembra aver raggiunto Vienna e poi la Grecia.
«L’ estremismo oggi è così», ha spiegato il premio Nobel per la pace Maria Ressa all’Observer. «C’è sempre stata la propaganda, c’è sempre stata la violenza. Sono i social ad aver portato la violenza alle masse, sdoganandola». Il caso dell’assalto del 6 gennaio al Campidoglio di Washington è l’esempio perfetto, precisa. «La gente non avrebbe saputo come coordinarsi o cosa fare senza i social».
Se nel 2004 aveva fatto parte del British National Party, se nel 2012 era stato vice presidente del British Freedom Party e aveva fondato e diretto l’English Defence League, organizzazione di estrema destra, negli ultimi anni Robinson è diventato un agente libero.
Lotta da solo nascondendosi dietro i tasti del cellulare o del computer, incoraggiando chi la pensa come lui a fare altrettanto. Twitter e Facebook ma anche Telegram, Bitchute, Parler, Gab: l’ecosistema dell’informazione alternativa che, stando agli esperti, è terreno fertile per ideologie estremiste.
Al quinto giorno di violenza, il premier Keir Starmer ha assicurato con un intervento da Downing Street che «chi ha partecipato ai disordini se ne pentirà». Il braccio della legge, ha sottolineato, sarà fermo e severo, ma gli scontri continuano.
(da agenzie)
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