“CI HANNO VISTI IN MARE E CI HANNO RESPINTO DI NUOVO IN LIBIA”: CARO MONTI SE VUOI STARE IN EUROPA COMINCIA AD APPLICARE LA LEGGE INTERNAZIONALE NON LE NORME PADAGNE
LE TESTIMONIANZE RACCOLTE DALL’AGENZIA HABESHIA DA UN GRUPPO DI 76 PROFUGHI ERITREI INTERCETTATI DA DUE UNITA’ DELLA MARINA ITALIANA E LIBICA CHE AVREBBERO COSTRETTO I RICHIEDENTI ASILO A TORNARE IN LIBIA
“Un gruppo di 76 persone – riferisce l’Agenzia Habeshia, diretta da padre Moses Zerai – sono state intercettate da mezzi navali battenti bandiera Italiana e Libica.
Una delle imbarcazione porta il nome di Napoleone.
I profughi, quasi tutti Eritrei, sono certi di essere stati intercettati da un pattugliamento congiunto italia e libia.
Una volta prese le persone – prosegue il resoconto – sono state riaccompagnate nelle acque libiche, presso una piatta forma petrolifera e consegnati ai militari libici, che hanno riportato il gruppo in Libia, nel porto di Tripoli, e quindi trasferiti in un nuovo centro di detenzione, ancora in fase di costruzione, minacciati dai militari che saranno deportati verso il paese di origine”.
I respingimenti in alto mare.
“Queste 76 persone – si legge ancora nel comunicato dell’agenzia – sono tutti richiedenti asilo. Nel gruppo ci sono donne e bambini, il più piccolo ha due anni. Chiedono aiuto per scongiurare la deportazione verso il paese di origine. Con la testimonianza di queste persone che chiedono aiuto – prosegue il dispaccio – si comprende come siano in atto dei respingimenti di massa in alto mare, senza che nessuno verifichi le reali situazioni e condizioni di chi avrebbe il diritto di asilo”.
L’appello alle autorità italiane.
“Facciamo appello alle autorità italiane – conclude Zerai – in virtù dei loro accordi bilaterali con le autorità libiche, chiedano alle autorità libiche di fermare ogni intenzione di deportazione dei profughi eritrei, per non mettere in pericolo la vita di queste persone, questi richiedenti asilo che vengano consegnate immediatamente nelle mani dell’UNHCR di Tripoli.
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