CNR ALLA DERIVA, TUTTI I VERTICI SCADUTI, IL GOVERNO NON NOMINA I NUOVI. PERSI 3 MILIONI AL GIORNO
SENZA PRESIDENTE NE’ CDA IL PIU’ GRANDE ENTE SCIENTIFICO ITALIANO NON PUO’ SPENDERE I SUOI FONDI, ASSUMERE PRECARI NE’ PORTARE AVANTI PROGETTI DI RICERCA
La presidente ha esaurito il suo mandato il 27 maggio. Altri 3 membri del consiglio d’amministrazione su 5 erano decaduti il 21 marzo. Il bilancio consuntivo del 2024 non è ancora stato approvato, e senza quello è impossibile sbloccare nuovi fondi. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), la nave ammiraglia della scienza italiana con 9.300 dipendenti, 5.400 dei quali ricercatori, 102 anni di vita e 1,7 miliardi di budget annuale, si ritrova a vagare senza un timoniere.
I vertici scaduti
Il Ministero dell’università e della ricerca (Mur) non ha ancora avviato la procedura di nomina dei nuovi vertici. “Senza un rappresentante legale, i 2 o 3 milioni quotidiani che riceviamo come finanziamenti dalle imprese o dagli enti pubblici italiani e internazionali entrano in banca, ma non possono essere usati” spiega Nicola Fantini, rappresentante dei ricercatori, unico membro del cda rimasto in carica: “Sono stato eletto separatamente, il mio mandato scadrà nel 2027”.
La nave oceanografica Gaia Blu, le campagne scientifiche in Antartide e in artico, il dominio .it su cui poggiano i siti internet italiani, le carote di ghiaccio estratte al polo sud che permettono di ricostruire il clima fino a 1,2 milioni di anni fa e sono conservate nei freezer a Venezia solo per citarne alcune: tutte le ricchezze del Cnr si reggono in questo momento su un equilibrio precario. “Se ci fosse un’emergenza, nessuno avrebbe modo di intervenire” spiega Fantini. “Forse il direttore generale, ma l’interpretazione su quali siano i
limiti del suo mandato non è chiara”.
La nave alla deriva
Giuliana Panieri è appena diventata direttrice dell’Istituto di scienze polari dopo 12 anni passati a nord del circolo polare artico come docente e ricercatrice all’università artica della Norvegia a Tromsø. “L’anno scorso ero in mezzo al mare di Barents quando il gps ha smesso di funzionare per una tempesta geomagnetica. La sensazione di essere alla deriva senza punti di riferimento era sgradevole, ma non quanto quella che provo oggi. Mai, tornando in Italia, avrei pensato di ritrovarmi in una situazione così spiacevole”.
A questa situazione non si è arrivati certo senza preavviso. “La ministra dell’università Bernini sapeva benissimo che i vertici erano in scadenza. Non rinnovarli è stata una scelta politica, non una semplice dimenticanza” sostiene Rino Falcone, ricercatore ed ex direttore dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione. “Forse il ministro sta pensando a un nuovo modello di governance per il Cnr, semplificando il controllo da parte del potere politico? Violerebbe così i principi che la nostra costituzione prevede per il lavoro di ricerca”.
L’ipotesi del commissariamento
Il processo per rinnovare la direzione degli altri enti di ricerca italiani è iniziato alla fine dell’anno scorso ed è arrivato a buon fine. Per il Cnr no, e non sono mancate voci che ipotizzavano la volontà del governo di commissariare la più importante fra le istituzioni dedicate alla scienza in Italia. Al question time in parlamento di martedì scorso la ministra dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini non ha dissipato le nebbie, rispondendo in modo sibillino: “Faremo al più presto le nomine che dobbiamo fare”.
Tra pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, analisi dei curriculum e selezione, la scelta del presidente richiederà comunque mesi. Molto
più rapida sarebbe la nomina dei tre membri decaduti del cda (il quarto è il presidente stesso). Uno di loro potrebbe accedere al ruolo di vicepresidente e prendere in mano il timone in tempi brevi.
“Al momento invece siamo bloccati, prigionieri di un’incertezza totale” dice esterrefatto Vittorio Morandi, direttore dell’istituto per lo studio dei materiali nanostrutturati e coordinatore di uno dei più grandi progetti del Pnrr in ambito scientifico. Il suo obiettivo è cercare nuovi materiali per gli impianti di energie rinnovabili, ma ora rischia di restare senza continuità. “Non era mai accaduto nella storia dell’ente che mancasse un rappresentante legale. Abbiamo vissuto transizioni travagliate, ma sempre con un presidente facente funzioni o un vicepresidente scelto tra i membri del cda”.
I precari lasciati a piedi
Lasciato alla deriva, il più grande ente di ricerca italiano oggi non può spendere i 136 milioni di residui che ha in cassa, né i soldi che le aziende pagano affinché il Cnr porti avanti dei progetti di ricerca per loro conto. Non può accedere all’avanzo di 60 milioni per la ricerca del bilancio dell’anno scorso, nemmeno rinnovare i contratti ai circa 4mila precari che danno un contributo decisivo alla sua scienza, né completare alcune tranche del Pnrr.
“Un finanziamento del Parlamento ci consentirebbe di assumerne tra 180 e 190 precari a tempo indeterminato, ma non possiamo procedere senza un rappresentante legale” dice Fantini. “Più in generale non possiamo avviare progetti per il futuro” aggiunge Panieri. “Un gruppo di ricerca ha bisogno di partner professionali per andare avanti. Per i colleghi internazionali con cui collaboriamo, oggi noi siamo diventati inaffidabili. Vediamo la nostra reputazione sgretolarsi e non possiamo fare nulla. Restiamo attoniti alla finestra, sapendo che i treni che perdiamo oggi, in un ambiente competitivo come la scienza, non torneranno più”
Alla nave per ricerche scientifiche Gaia Blu, in porto ad Ancona, non manca ancora il carburante. “Ma non potremo realizzare le attività di ricerca scientifica pianificate da tempo senza la disponibilità certa delle risorse” spiega il direttore dell’istituto di scienze marine Mario Sprovieri.
“La prossima settimana parteciperemo alla più importante conferenza scientifica sugli oceani a Nizza in cui saremo presenti con la Gaia Blu, ma non potremo essere pronti a una competizione efficace con i nostri partner stranieri. Le collaborazioni e i progetti di ricerca internazionali devono infatti essere firmati dal presidente”. Molti salperanno con prospettive scientifiche di grande importanza. La Gaia blu rischia di restare in porto senza nemmeno aver capito il perché.
(da agenzie)
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