COMEY AL SENATO ACCUSA: “TRUMP HA MENTITO, MOSCA HA INTERFERITO SUL VOTO IN USA”
DURO ATTO DI ACCUSA DELL’EX CAPO DELL’FBI: “TRUMP HA SCELTO DI DIFFAMARE ME E L’FBI”
“Trump ha mentito su di me. E Mosca ha interferito sul voto americano”. È la testimonianza, sotto giuramento, dell’ex direttore dell’Fbi James Comey davanti alla Commissione intelligence del Senato, che indaga sulla possibile interferenza della Russia nelle elezioni del novembre scorso e sui legami tra Donald Trump e i russi. Comey venne silurato ai primi di maggio dal presidente americano mentre indagava sul Russiagate.
E ieri, nelle anticipazioni della dichiarazione di oggi, ha rivelato che Trump gli chiese di lasciar perdere le indagini sull’allora consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn.
Comey si è detto “confuso” e “preoccupato” delle spiegazioni del suo licenziamento, che “prendendo in parola Trump” è dovuto al modo in cui dirigeva l’indagine sulla Russia. “Fino ad allora mi era stato ripetuto che stavo facendo un gran lavoro. Trump ha scelto di mentire e di diffamare me e l’Fbi”, ha continuato.
Le interferenze di Mosca.
Durante l’udienza, Comey si è detto convinto che “la Russia abbia interferito nelle elezioni americane e che cercherà di farlo ancora. Non sono devoti a un partito o un altro, lavorano solo per ottenere vantaggi per loro stessi”.
Ciononostante, l’ex capo Fbi ha ribadito la sua fiducia sul fatto che nessun voto sia stato alterato, anche se sono “almeno centinaia”, o forse “migliaia” le istituzioni americane prese di mira dagli hacker russi durante la campagna presidenziale del 2016.
Ma a una domanda sulla possibile collusione tra Trump e la Russia durante la campagna elettorale, Comey ha affermato di non poter rispondere, sottolineando che sarà l’indagine a chiarire la questione.
Le conversazioni con Trump.
Incalzato dalle domande, Comey ha precisato che nè Trump nè il ministro della Giustizia Jeff Sessions gli chiesero di fermare l’inchiesta sul Russiagate.
Gli venne chiesto solo di “lasciar andare” su Michael Flynn. Trump, dunque, “non ha espressamente chiesto” di far cadere le indagini dell’Fbi, ma ha detto di “sperare” che Comey “lasciasse correre”. Parole interpretate da Comey “come una direzione” da seguire.
Comey ha raccontato di essere rimasto “sorpreso” e “innervosito” quando, in un incontro a gennaio, il presidente gli ha chiesto se volesse rimanere a capo dell’Agenzia.
L’ex leader dell’Fbi ebbe allora la sensazione che Trump “volesse ottenere qualcosa in cambio della mia richiesta di restare in carica”.
Comey ha ammesso di aver passato a un amico, giornalista del New York Times, alcune informazioni sui loro incontri. E ha confessato di aver iniziato ad annotare le sue conversazioni con Trump, perchè era “preoccupato che potesse mentire sulla natura dei nostri incontri”.
“Spero che ci siano davvero le registrazioni”, ha continuato, facendo riferimento a un tweet in cui Trump lasciava intendere l’esistenza dei nastri dei loro incontri.
“Non sta a me dire se le conversazioni con il presidente erano un modo per ostruire la giustizia”, ha detto Comey.
L’ostruzione di giustizia è uno dei reati per il quale si potrebbe ricorrere all’impeachment del presidente.
Hillary Clinton e il mail-gate.
Comey ha parlato anche dello scandalo delle e-mail che rischiò di travolgere Hillary Clinton durante la campagna presidenziale, dicendosi convinto di avere gestito al meglio la vicenda. La mia decisione “ha causato molto dolore personale, ma guardando indietro credo sia stato il modo migliore per proteggere la giustizia e l’Fbi”, ha detto l’ex direttore dell’agenzia.
Secondo la Clinton, fu proprio la gestione del cosiddetto emailgate da parte di Comey a costarle la presidenza.
Nel frattempo, nella capitale, molte persone si sono messe in fila al bar per assistere all’audizione, trasmessa in tv.
Al punto che la giornata di oggi è stata ribattezzata il “Superbowl di Washington”. Alla fine della testimonianza, Comey è stato nuovamente ascoltato, a porte chiuse.
Se il Senato riconoscerà gli elementi per configurare il reato di intralcio alla giustizia, il Congresso potrebbe votare l’impeachment per il presidente.
(da “La Repubblica”)
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