CONTINUATE A FARVI PRENDERE PER IL CULO DAI SOVRANISTI: AVEVANO PROMESSO DI ABOLIRE LA LEGGE FORNERO, L’HANNO RESA ANCORA PIU’ RESTRITTIVA
ORA PER USCIRE A 64 ANNI SERVONO 78.000 EURO IN PIU’
Mentre Claudio Durigon, sottosegretario leghista al Lavoro, insiste con la sua proposta
di obbligare i giovani a versare il Tfr (la “liquidazione”) ai fondi pensione, la Cgil fa i conti e mostra – numeri alla mano – quanto questo governo ha reso più severa la legge Fornero sulle pensioni.
La stessa legge che in particolare la Lega di Matteo Salvini aveva promesso di abolire.
Secondo i calcoli del sindacato, per effetto delle norme approvate dal centrodestra, per molti diventerà impossibile accedere alla pensione anticipata a 64 anni.
Infatti l’attuale esecutivo ha innalzato il requisito minimo: rispetto al 2022, oggi servono oltre 78 mila euro di contributi versati in più.
Considerato che la percentuale Inps applicata ai lavoratori dipendenti in Italia è del 33%, questo significa che serve una retribuzione aggiuntiva di quasi 237 mila euro.
Bisogna infatti ricordare che oggi la norma per la pensione anticipata con il sistema contributivo, cui si può accedere come detto dall’età di 64 anni, ha un cosiddetto “importo soglia”: bisogna aver maturato un assegno mensile pari ad almeno 1.616,07 euro.
Fino al 2022, invece, per lasciare il lavoro anticipatamente era sufficiente il diritto a un trattamento pari a 1.309,71 euro mensili.
Ma non è finita qui: nel 2030, il requisito arriverà a 1.811,78 euro. Questo vuol dire che tra cinque anni l’aumento dei contributi minimi – rispetto ai requisiti del 2022 – sarà pari a oltre 128 mila euro; di conseguenza, la retribuzione aggiuntiva ottenuta dovrà essere di quasi 390 mila euro. Insomma, paletti talmente inaspriti che sarà estremamente complicato per la gran parte dei lavoratori poter accedere al pensionamento anticipato.
Cambierebbe molto poco anche se dovesse essere accolta la proposta di Durigon di usare il Trattamento di fine rapporto (Tfr) – comunque soldi dei lavoratori – per raggiungere l’importo soglia.
“La maggioranza dei lavoratori – spiega Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil – non riesce a raggiungere la soglia: con 8 mila euro annui di retribuzione, dopo 40 anni la pensione stimata è di appena 505 euro al mese; con 20 mila euro si arriva a 1.263 euro; solo chi ha redditi elevati supera i requisiti, ma chi lavora tutta la vita con salari medi resta comunque sotto le soglie. La retribuzione media nel settore privato è di 23.700 euro annui e permette, dopo 40 anni, una pensione di 1.496 euro, ben inferiore al requisito dei 1.811,78 euro che scatterà nel 2030.
(da Il Fatto Quotidiano)
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