CORSA AI CANDIDATI DI BANDIERA
SI CERCANO NOMI DA BRUCIARE PER TUTELARE QUELLI VERI
«È difficile immaginare un colpo di scena prima di mercoledì», dicono dal centrosinistra. «Si decide alla quarta o alla quinta», aggiungono da centrodestra.
Tra le varie indiscrezioni fatte trapelare in queste settimane, alcune spudoratamente false per cercare di sviare stampa e rivali politici, quelle che parlano di uno stallo irrisolvibile nelle prime tre chiame sembrano le più vere.
Anche alla luce dell’indebolimento delle ipotesi Mario Draghi e Mattarella bis: gli unici due nomi che potevano sperare di raggiungere i due terzi del quorum. Così, nel breve termine, per le due grandi coalizioni del Parlamento è sorta un’urgenza: trovare dei candidati da bruciare. Sei, sette nomi da incenerire nell’urna fino al quarto scrutinio.
Parole d’ordine: «Preservare Amato e Casini»
Ancora più importante della ricerca di papabili al Colle, per i partiti è essenziale non far comparire sulle schede i cognomi Amato e Casini: sono i punti di caduta della 14esima elezione presidenziale della storia repubblicana che, per diverse ragioni, possono ottenere il consenso tanto del centrodestra quanto del centrosinistra.
Tutelare loro servirà ad avere un’alternativa politica a partire da giovedì 27 gennaio, quando la tentazione di Draghi potrebbe tornare a essere troppo forte, fatale per l’autonomia che i partiti cercano di recuperare.
Il centrodestra, la mattina del primo giorno utile, il 24 gennaio, presenterà una terna – forse una quaterna – di nomi al centrosinistra. Nel Pd scommettono che si tratterà di candidature «irricevibili», e preparano già la contromossa.
Arrivare a fine legislatura con una nuova legge elettorale
Una mossa a specchio: fare altrettanti nomi per le prime tre chiame che il centrodestra non potrà accettare. Si inizierà lunedì 24 gennaio, con un profluvio di schede bianche e qualche candidatura di bandiera. Che aumenteranno fino a mercoledì.
Da giovedì non si può più giocare a bruciare nomi: centrodestra e centrosinistra, i cui contatti sono frequentissimi in queste ore, stanno cercando la quadra per inserire nella trattativa due desiderata apparentemente slegati dal Quirinale.
Il primo è far durare la legislatura fino a scadenza naturale, pallino del gruppo parlamentare 5 Stelle ma che sembra avere una certa rilevanza anche nelle argomentazioni di Lega e Forza Italia.
Il secondo desiderata è accordarsi su una legge elettorale per andare al voto nel 2023. «Sarà spiccatamente proporzionale», scommettono al Nazareno.
Fidarsi è bene, ma…
Matteo Renzi ha telefonato al suo omonimo Salvini questa mattina, qualche giorno fa ha sentito Goffredo Bettini e ha ospitato Enrico Letta nel suo ufficio di Palazzo Giustiniani: sta giocando su tutti i tavoli.
Il segretario Dem ha incaricato proprio un ex renziano come suo emissario per confrontarsi con la Lega. Mentre sul fronte sempre delicato di Palazzo Chigi, è Lorenzo Guerini ad avere un canale di comunicazione preferenziale con Draghi. Appena si è concluso il vertice tra Pd, M5s e Leu, si è insidiata una preoccupazione nella mente dei Dem: e se i 5 Stelle accettassero uno dei nomi proposti del centrodestra? Letta, per avere voce in capitolo sulle negoziazioni, ha bisogno che il campo progressista resti compatto: starebbe cercando rassicurazioni da Giuseppe Conte, il quale però non ha il controllo sul gruppo parlamentare.
Amato e Casini restano tra i favoriti – insieme all’outsider delle ultime ore Belloni -, ma per stare tranquillo, il Pd dovrebbe citofonare alla Farnesina.
(da agenzie)
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