DDL ZAN, PRIMO ROUND AL SENATO
ARCIGAY: “RENZI CONNIVENTE CON I PEGGIORI OMOFOBI DELLA NOSTRA CLASSE POLITICA”
Scontro totale tra i partiti sul ddl Zan alla vigilia dei primi due round a Palazzo Madama.
Dopo che Italia viva ha deciso di fare asse con Matteo Salvini e rinnegare il testo che ha contribuito a scrivere alla Camera, il percorso per il disegno di legge contro l’omotransfobia è sempre più accidentato.
La prima resa dei conti sarà domani martedì 6 luglio alle 11, quando si riunirà il tavolo dei capigruppo che dovrà trovare un difficile (se non impossibile) accordo sul testo contro i reati legati all’omofobia fermo da settimane in commissione Giustizia.
Salvo sorprese, poi si passerà in Aula dove, alle 16.30, si voterà sulla calendarizzazione della norma, secondo quando deciso negli scorsi giorni, con l’accordo per portare il testo in Aula il 13 luglio.
Se per la calendarizzazione anche i renziani hanno annunciato che voteranno a favore, il balletto si aprirà se si dovesse andare alla conta in Senato: senza i 17 voti di Italia viva infatti, sono circa 141 i Sì che potrebbe avere il ddl Zan.
A questi potrebbero aggiungersi alcuni senatori del gruppo Misto e i dissidenti dei partiti di centrodestra che, a scrutinio segreto, potrebbero decidere di votare a favore. Ma al momento il calcolo non basta per far stare tranquilli Pd e M5s che, a loro volta, temono i franchi tiratori all’interno dei gruppi.
Proprio sui numeri che ballano, grazie all’assist di Matteo Renzi alle destre, punta ora il leader della Lega Matteo Salvini che ha rilanciato la sua proposta di modifica del testo
“L’appello di Salvini non cambia nulla”, ha detto il vicepresidente dei senatori dem Franco Mirabelli. “La Lega ha bloccato il ddl Zan, non mi pare che siano credibili questi appelli. Andiamo in Aula il 13 e vediamo, ognuno si prenderà le sue responsabilità”.
E anche i 5 stelle hanno assicurato che il gruppo è compatto: “Ricordo che nel percorso della legge contro l’omotransfobia il Movimento 5 stelle ha sempre dato prova di grande determinazione e lealtà”, ha detto il capogruppo 5 stelle in Senato Ettore Licheri. “Il M5s ha una parola sola e nessuno può permettersi di insinuare dubbi sulla nostra compattezza o, peggio, preparare colpi bassi per il giorno della votazione in Aula del Senato. Siamo sempre stati i difensori di tutti diritti e lo saremo soprattutto ora che Italia Viva pensa di giocare di tattica sulla pelle dei più fragili”.
Protesta naturalmente Arcigay che vede ora sempre più difficile, anche questa volta, portare a casa la legge. “Oggi Renzi ufficializza la svendita delle persone lgbti+ nel suo mercato con Matteo Salvini”, si legge in una nota del segretario generale Gabriele Piazzoni. “Un fatto vergognoso, che lo rende connivente con i peggiori omofobi della nostra classe politica”. Che prosegue: “La notizia era nell’aria da tempo, ma fino all’ultimo abbiamo voluto sperare che questa retromarcia fosse evitata, quantomeno per difendere la dignità degli stessi esponenti di Italia Viva, a partire dalla ministra Elena Bonetti, che ha diretto la cabina di regia del gruppo bicamerale che ha redatto il testo di legge, fino all’onorevole Lucia Annibali, che ha contribuito ad emendarlo alla Camera. In nome di un accordo ormai evidente con la Lega, Matteo Renzi sacrifica le persone lgbti+ e la credibilità dei suoi stessi parlamentari, oggi incredibilmente silenti. Proprio ai parlamentari, in particolare ai senatori, rivolgiamo un accorato appello: portate la legge in aula così com’è e approvatela, contraddicendo gli ordini del senatore fiorentino e seguendo la vostra coscienza. Da settimane i nostri Pride urlano questa richiesta, non possono girare la testa dall’altra parte”, conclude Piazzoni.
(da agenzie)
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