DDL ZAN, QUANDO I PARTITI NON ASCOLTANO L’OPINIONE DEI CITTADINI
LA NORMA PIACE AL 60% DEGLI ITALIANI CON PUNTE DEL 70-85% TRA I GIOVANI E UNDER 40
Lo scenario politico italiano appare complicato. E destinato a complicarsi di più, se si pensa che, fra pochi mesi, questo Parlamento sarà chiamato a eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Tuttavia, non è facile governare quando al governo ci sono quasi tutti. Perché viene meno il confronto aperto fra maggioranza e opposizione. Il gioco delle parti alla base di una “democrazia normale”. Ma oggi tutti sono al governo. Salvo i FdI di Giorgia Meloni. E le differenze politiche si trasferiscono nella maggioranza. Talora, dentro gli stessi partiti. Così tutti agiscono guardando alle future elezioni. Che, per ora, nessuno vuole. Perché il Parlamento attuale cambierebbe profondamente. Tanto più dopo la riforma costituzionale approvata un anno fa, che ridurrà il numero dei parlamentari di oltre un terzo. Peraltro, gli orientamenti politici dei cittadini sono cambiati. Nel segno e nel senso dell’equilibrio e dell’in-stabilità.
I sondaggi più recenti, infatti, (pre)vedono FdI, Pd e Lega intorno al 20%. Seguiti, a breve distanza, dal M5S. Ma si tratta, come si è detto, di un equilibrio instabile. Che rende rischioso per tutti andare a nuove elezioni. Peraltro, allo stesso tempo, è cresciuto il peso e il ruolo degli altri partiti. Che, secondo le stime elettorali, dispongono di una base elettorale minore, ma determinante, per costruire o smontare alleanze e coalizioni. Ci riferiamo non solo a FI, anche a IV di Renzi. E, visti i risultati delle recenti amministrative, ad Azione di Calenda.
Così, ci muoviamo in una “campagna elettorale permanente”, che durerà ancora a lungo. Almeno, fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Per questa ragione, ogni tema di “interesse per l’opinione pubblica”, in questa fase, acquisisce maggiore e crescente “interesse politico”. Come il Ddl Zan, che nei giorni scorsi, in Senato, è stato bocciato E, dunque, bloccato.
Nonostante, fra gli italiani, disponesse e disponga di un consenso ampio. Infatti, secondo i sondaggi condotti da Demos, nei mesi scorsi, circa il 60% dei cittadini si dice favorevole a questa Legge. Si tratta di un sostegno in calo rispetto allo scorso mese di maggio: 10 punti in meno. Ma rimane, comunque, maggioritario: 60%. Altre fonti autorevoli forniscono, al proposito, indicazioni diverse, ma coerenti. Un sondaggio di Ipsos, ad esempio, sottolinea come, secondo il 49% degli italiani (intervistati), il Ddl Zan sia una legge giusta. Mentre l’opinione contraria è condivisa dal 31%. Non pochi, ma molti meno rispetto a chi la approva.
Tuttavia, questo tema divide profondamente i cittadini. Anzitutto, in base alla loro posizione politica. Fra i cittadini che si definiscono di Sinistra e di Centro-Sinistra, infatti, il sostegno al Ddl Zan è del 75-80%. Ma risulta elevato e maggioritario anche tra coloro che si collocano al Centro: 67%. Mentre si abbassa sull’altro versante dello schieramento politico. Soprattutto a Destra, dove scende sotto il 40%.
Queste divergenze si confermano e si accentuano quando si valutano le preferenze di “partito”
Il favore per il Ddl Zan, infatti, passa dal 70-80% nella base del Pd, del M5S e di Italia Viva (nonostante la prudenza di Renzi), a misure più limitate — di poco sotto la maggioranza — fra gli elettori di Lega e FdI. Infine, tra chi vota per FI, si avvicina al 60%
Insomma, fra i cittadini le differenze appaiono molto più ridotte rispetto a ciò che emerge in Parlamento. E si allargano, semmai, quando si cambia prospettiva. La generazione, in particolare. Il favore verso il Ddl Zan, infatti, scende sensibilmente al crescere dell’età. Così si passa dall’82%, fra i più giovani (e all’85% fra gli studenti), al 70% fra i trenta-quarantenni, per scendere al 45% fra i più anziani, oltre i 65 anni. Tuttavia, il consenso appare diffuso e il dissenso limitato alle generazioni più anziane.
È interessante, invece, osservare, una distinzione più profonda, quasi una frattura, emerga quando si considera l’approccio alla religione. Misurabile attraverso la frequenza alla messa. Allora le distanze appaiono evidenti. Perché i favorevoli, fra i praticanti più assidui, si riducono al 40%, coerentemente con le posizioni della Chiesa. Tuttavia, superano, per ampiezza, i “contrari”, seppur di poco (37%). Le distanze politiche emerse sul Ddl Zan, in altri termini, appaiono più profonde di quanto emerga nella società. Evocano, semmai, il richiamo a “fratture” tradizionali. Per giustificare e, se possibile, allargare le distanze fra i partiti. Inseguendo il
passato. Visto che “nel presente” tutti stanno insieme. Uniti dalla difficoltà di guardare avanti. In questo tempo incerto e sospeso. Nel quale l’unico punto di riferimento comune è il Capo (del Governo).
(da La Repubblica)
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