DUE PAPI, DUE SANTI E GLI IMBUCATI: POLITICI IN PRIMA FILA
DOPO LA SCOMUNICA DI BERGOGLIO ALLA MESSA, I PARLAMENTARI SGOMITANO PER UN POSTO ALLA CANONIZZAZIONE
Ci saranno decine di telecamere spianate, antenne di mezzo mondo, oltre cento delegazioni.
I colonnati di San Pietro ornati a festa, i picchetti d’onore, la distesa di porpore.
Un raduno straordinario di pellegrini per una celebrazione straordinaria: papa Francesco che proclama santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II con l’esposizione in pubblico di un (riservato) pontefice emerito, Benedetto XVI.
E ci sarà l’effetto dove-mi-si-nota-meglio?
La politica che s’intrufola, che vuole presenziare, che vuole espiare: “Quando in futuro vedranno le immagini, non conterà la carica che ricoprivi, ma quanto eri vicino al potere”, dice Frank Underwood (Kevin Spacey) in House of Cards.
E ancora viene interpretato il plateale gesto di stima in piazza San Pietro che Karol Wojtyla riservò a Giulio Andreotti, in quegli anni processato per i rapporti con i mafiosi, proprio mentre i fedeli esultavano per la beatificazione di Padre Pio da Pietrelcina (era il ’99).
Ancora immersi in estenuanti penitenze o forse travolti da una profana delusione per la scarsa considerazione — ricordate l’anatema di Francesco durante la messa mattutina dei parlamentari, “i peccatori saranno perdonati, i corrotti no”? — deputati e senatori cominciano a sgomitare, a comporre nervosamente numeri, a bloccare compulsivamente seggiole per assistere alla canonizzazione di domenica in buona (e fotogenica) posizione.
Il Vaticano ha rinunciato a una proverbiale fiducia istituzionale e vuole spuntare gli elenchi che verranno trasmessi dai cerimoniali di Palazzo Chigi, Madama e Montecitorio, che sopportano le pressioni dei politici per uno strapuntino ben in evidenza e persino le richieste eccessive. Alessandro Pagano (Ncd) e Rocco Buttiglione (Udc) chiedono sei tagliandi ciascuno; tanti spaventati parlamentari pretendono informazioni meteorologiche perchè sostare immobili sotto la pioggia per quattro ore presuppone uno sforzo di fede.
Matteo Renzi non dovrà correre a formulare prenotazioni, al primo ministro spetta il sagrato, lato sinistro di papa Francesco, assieme a Giorgio Napolitano e consorte, ai presidente Pietro Grasso (Senato), Laura Boldrini (Camera), Gaetano Silvestri (Consulta).
Ma il cattolico praticante Renzi, che di solito di domenica va in chiesa a Pontassieve, vuole condividere l’esperienza con la moglie Agnese e i tre bambini.
Questa è la compagine di rappresentanza tricolore, che sarà la più prossima a Francesco con i polacchi e gli spagnoli.
Il settore più affollato sarà il centrodestra, un recinto per duemila preziosi sediolini per le autorità italiane e straniere.
Anche la truppa di Ignazio Marino ha intasato la distribuzione dei biglietti: dal Campidoglio saranno in 36.
Ma i parlamentari preoccupano gli organizzatori vaticani perchè, dopo una rapida presa di coscienza nei corridoi dei palazzi (“Tu ci vai? Allora anch’io”), le prenotazioni sono lievitate, miracolosamente moltiplicate: ieri mattina erano ducento fra Camera e Senato compresi gli accompagnatori — figli, mogli e parenti di ogni grado — e in serata sono diventati trecento.
E i pellegrini dovranno accamparsi di notte per occupare (in piedi) un po’ di sampietrini.
A differenza dei colleghi, Pier Ferdinando Casini non ha mai indugiato, neanche Paola Binetti e Rosy Bindi.
E come non prevedere Roberto Formigoni: “Certo che ci vado! Non potrei mai mancare”.
E non mancheranno, in ordine alfabetico , Daniela Cardinale, Elena Carnevali, Lorenzo Cesa, Cesare Damiano, Antonio Misiani. I ministri Maria Elena Boschi, Federica Mogherini, Angelino Alfano, Maurizio Martina, Maurizio Lupi; i sottosegretari Mario Giro, Andrea Olivero, Pier Paolo Baretta, assiepati nel girone infernale con i parlamentari italiani.
Sarà assente il senatore Antonio Razzi, che uscì frastornato da San Pietro dopo la predica di Jorge Bergoglio: “Mi spiace. Devo riprendere mia moglie in Svizzera e poi farò tappa per la partita Teramo-Messina per festeggiare la promozione in Prima Divisione. Il presidente ha invitato anche il mio amico Mimmo Scilipoti: io tifo Teramo, lui Messina. Sarà bello staccare la testa da Roma, da queste liturgie e divertirci un po’ con gli ultrà ”.
Finale di pezzo scontato: amen.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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