“ERA SPANO CHE DECIDEVA TUTTO. GIULI NON SAPEVA COME GESTIRE UN MUSEO”: NELL’INCHIESTA DI “REPORT” SUL MINISTRO DELLA CULTURA, UNA DIPENDENTE DEL MAXXI RIVELA: “FRANCESCO SPANO ERA IL FEDELISSIMO DI GIOVANNA MELANDRI. QUANDO ARRIVÒ GIULI FECE UNA GIRAVOLTA DI 360 GRADI E DIVENTÒ LA SUA EMINENZA GRIGIA”
“SARANNO ALMENO 6 ANNI CHE IL COMPAGNO DI SPANO RICEVE DAL MAXXI L’INCARICO COME CONSULENTE LEGALE DEL MUSEO”…LE PRESSIONI SUI CURATORI DELLA MOSTRA DEL FUTURISMO: “CHI NON SI ADEGUA RISCHIA. LORO DICONO DI ESSERE LO STATO…”
“Francesco Spano era il fedelissimo di Giovanna Melandri. Quando arrivò Giuli fece una giravolta di 360 gradi e diventò l’uomo di fiducia di Giuli, anzi la sua eminenza grigia dentro al Maxxi. Era Spano che decideva tutto. Perché Giuli gli ha dato tutto questo spazio? Perché non sapeva come gestire un museo. Nel discorso che fece a noi dipendenti quando arrivò disse: sono qui per imparare”.
Lo dice una dipendente del Maxxi intervistata da Report dove aggiunge: “Saranno almeno 6 anni che il compagno di Spano riceve dal Maxxi l’incarico come consulente legale del museo”. E alla domanda se da quando Spano era tornato fosse stata dichiarata questa potenziale incompatibilità, la dipendente risponde: “Che io sappia no”.
L’autore dell’inchiesta, Giorgio Mottola, quindi ricorda: “nel 2017 Quando Spano si dimette dall’ufficio antidiscriminazione va a lavorare per la Human Foundation, fondazione di Giovanna Melandri. L’anno dopo la Human Foundation offre un incarico di consulenza legale anche all’avvocato di Spano, Marco Caranabuci.
Che nel medesimo periodo ottiene una nomina a consulente legale anche dal Maxxi, allora presieduto da Giovanna Melandri. Caranabuci fino ad oggi ha sempre ottenuto il rinnovo della consulenza legale da parte del Maxxi anche quando nel 2022 Francesco Spano, è stato richiamato a fare il segretario del Museo durante la presidenza di Giuli”.
Dall’aquila sul petto di Giuli al profondo segno sulla testa del predecessore Sangiuliano, che sembra inferto dall’artiglio d’un tremendo rapace. In mezzo, molte cose che fanno tremare di nuovo il ministero della Cultura, tra gli scricchiolii sui cocci della vicenda Boccia-Sangiuliano che ai primi di settembre aveva portato alle dimissioni dell’ex direttore del Tg2, sostituito da Alessandro Giuli.
Eccolo dunque il servizio tanto atteso di Report sul vecchio e nuovo corso del Mic, le cui anticipazioni sono bastate a provocare le dimissioni del capo di gabinetto di Giuli Francesco Spano per una consulenza di troppo al marito, a nove giorni dall’incarico e quattro dalla messa in onda.
Il servizio firmato da Giorgio Mottola parte dal tatuaggio sul petto del nuovo ministro, ne indaga gli anni giovanili e le frequentazioni neonaziste con il fondatore di Meridiano Zero, Rinaldo Graziani, figlio del fondatore di Ordine Nuovo, con un côté d’influenze esoteriche e neopagane. Lo stesso Graziani ricorda come Giuli fosse una delle “figure brillanti, altrimenti chi mai vorrebbe darei un ministero se non ha una figura brillante”.
Poco brillante è però l’immagine che esce dalla ricostruzione delle sfortunate vicende della mostra “Il tempo del Futurismo” di cui anche il Fatto si è molto occupato, raccogliendo già il 4 ottobre lo sfogo di uno dei “defenestrati” dal nuovo corso, Massimo Duranti, che aveva parlato di “un altro caso Boccia”, per via della cacciata giustificata dall’assenza di un contratto
Versione che a Report confermano altri componenti del Comitato scientifico che hanno lavorato un anno per poi essere soppiantati di fatto da un comitato organizzatore composto dal direttore dei musei Massimo Osanna, dalla direttrice della galleria nazionale GNAM Cristina Mazzantini e dal presidente del Maxxi Alessandro Giuli che diventerà ministro.
Sangiuliano in persona, Giuli e molti altri decidevano cosa inserire nell’esposizione, confermano storici e critici di levatura come Fabio Benzi e Giancarlo Carpi. A gennaio viene inserito nel comitato scientifico Federico Palmaroli, in arte Osho, vicinissimo alla Meloni e vignettista de Il Tempo, anche lui attivo nelle proposte e richieste.
Il curatore Gabriele Simongini mostra anche le chat di alcuni membri in cui si lamentano le pressioni di un gallerista romano, Fabrizio Russo, con forti simpatie a destra, che negherà di esser stato il “Gran Burattinaio” ma, sostiene il cronista, sarà l’unico gallerista privato a esporre proprie opere con una rivalutazione del valore dal 20 al 50%.
Lo stesso farà Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura alla camera, tirato in ballo per il suo attivismo sulla mostra. Tra tagli e pressioni, alla fine i primi curatori vengono estromessi e delle 650 opere selezionate ne restano 300.
Lo stesso capo segreteria di Sangiuliano Emanuele Merlino informa i curatori della prima ora che dopo un anno e mezzo di collaborazione, in cui ha avuto accesso a rapporti con i musei di tutto il mondo e a collezionisti privati a nome del Ministero, devono fare un passo indietro perché non c’è alcun contratto firmato. Simongini, l’unico a restare, avverte tutti: “Chi non si adegua rischia… loro dicono di essere lo Stato”. La mostra sul Futurismo doveva essere il più grande evento culturale del governo Meloni, si è rivelata finora un pasticciaccio infarcito di gaffe, conflitti di interesse e piccoli scandali. Non a caso la sua apertura è slittata al 2 dicembre.
(da Il Fatto Quotidiano)
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