EXPO, RISCHI PENALI CON SOLDI PUBBLICI, I 22.500 PARCHEGGI SONO SEMIVUOTI
ARRIVANO I SALDI: “VIENI IN AUTO, ENTRI GRATIS”… TRE MILIONI DI EURO LA PENALE
Niente sembra facile per questa Expo, tranne parcheggiare.
Visto l’afflusso di visitatori, così lontano dalle stime iniziali, tra le quattro aree attrezzate e i 22.550 posti disponibili c’è solo l’imbarazzo della scelta.
E ora c’è pure l’incentivo: a chi scarta i mezzi pubblici, la società Expo2015 offre in omaggio il biglietto d’ingresso serale del valore di cinque euro, con buona pace delle politiche di contenimento dello smog delle giunte Moratti e Pisapia.
Ma tocca anche capire cosa muove la generosa gratuità dell’ingresso per chi arriva in auto (il ticket parcheggio costa 12 euro), ultima carta “acchiappa-visitatori” di una manifestazione che si regge su numeri sempre più incerti.
Alla fine dei conti, i parcheggi di Expo agli italiani sono costati un sacco di soldi. Stabilire con esattezza quanti è impresa molto difficile.
Bisogna tornare indietro nel tempo di cinque anni, al Dpcm dell’1 marzo 2010 (scarica) che individuava le “opere essenziali” del dossier di candidatura di Milano del 2008.
In una tabella venivano indicati il fabbisogno di posti previsto, i costi e i tempi di realizzazione di quattro grandi aree in zone perimetrali al sito: due collocate a Rho, una ad Arese e una a Baranzate per un totale di 17mila posti auto e mille posti per bus.
Accanto alla colonna dei “costi” un totale di 71 milioni di euro, una cifra enorme.
Ma era la colonna dei sogni, perchè alla voce “fondi statali disponibili” c’era uno “zero” tondo tondo.
Il fatto è che a lungo si era sperato in un contributo attivo dei costruttori, immaginandoli pronti ad accollarsi costi e rischi dell’impresa di accogliere i visitatori in auto.
Presto si scoprirà però che era un’ipotesi irrealistica e che i parcheggi diventeranno la prima vera grana di Expo.
Gli investitori privati si sfilano perchè colpiti dalla crisi e perchè non vedono chiare garanzie sui ritorni economici e sulla monetizzazione delle strutture dopo il 2015.
Tre anni dopo il governo emana il decreto del 6 maggio 2013 (scarica) che nomina il commissario unico delegato del Governo per Expo e riepiloga il dettaglio degli investimenti per le opere infrastrutturali: i costi per realizzare le aree di parcheggio salgono a 84 milioni, ma le risorse pubbliche stanno ancora a zero, mentre “le cifre sono suscettibili di variazione in base all’apporto dei privati”, che non ci sarà mai.
Regione Lombardia a quel punto è costretta a sconfessare le sue stesse previsioni, ammettendo “l’impossibilità di localizzare i parcheggi remoti così come indicati nel dossier di candidatura”.
Il problema diventa poi lampante il 5 novembre 2013, a poco più di un anno dall’avio dell’evento, in occasione di un Tavolo Expo Lombardia alla presenza del governo (ministri Lupi e Orlando, insieme al sottosegretario all’Expo Maurizio Martina), del governatore della regione Roberto Maroni con il suo vice Mario Mantovani e il vicesindaco di Milano Lucia De Cesaris (che ha lasciato la giunta proprio questa settimana).
E’ emersa allora con chiarezza “l’impossibilità di coinvolgere i privati nella realizzazione dei parcheggi” che da progetto avrebbero dovuto essere costruiti in prossimità dei padiglioni.
Si deve attrezzare di corsa un piano B, a costi ridotti e tempi possibili.
Le ipotesi di localizzazione del dossier finiscono nel cassetto, ne spuntano di nuove, fondate stavolta sulla localizzazione di parcheggi remoti oltre il territorio dei Comuni immediatamente adiacenti all’area Expo, ponendo come criterio di selezione un tempo di accesso al sito contenuto in 20-25 minuti.
Si ripiega allora su parcheggi connessi al sito col treno (Rho Fiera) e su altri da connettere con navette, possibilmente su aree già di proprietà pubblica o oggetto di trasformazione.
La nuova soluzione chiama in causa i singoli comuni in un affastellamento di accordi di programma, atti integrativi, varianti di progetto e delibere di spesa che rendono praticamente impossibile tirare la riga dei consuntivi.
Viene spianata l’area ex Alfa di Arese, a circa 10 km dalla manifestazione, sotto 31mila mq di cemento che offrono 11mila stalli.
Altri 10mila posti arrivano dal parcheggio di Fiera Milano, 1500 dal parcheggio Trenno e via dicendo. Ma sapere quanto si è speso per farlo è impossibile.
Siccome però Expo era già un successo planetario prima che iniziasse, si pensò che neppure quelli bastavano.
Il Direttore generale Giuseppe Sala, sempre a fine 2013, propone una variante in corso d’opera (scarica): oltre ai parcheggi previsti, suggerisce di realizzarne un altro a Cascina Merlata, a 500 metri dai cancelli, che permettesse di raggiungere l’area espositiva con una passerella da percorrere a piedi.
I fondi vengono stanziati con il “Destinazione Italia”, un decreto last-minute emanato il 23 dicembre 2013 (n. 145). Si tratta di 900 posti in tutto e per realizzarli vengono stanziati 31 milioni di euro, 34mila euro a posto (vuoto). Tutti a carico dei contribuenti.
LE PENALI
Se poi i parcheggi non si riempiono c’è un altro conto da pagare.
La società pubblica dovrà sborsare altri soldi. Il bando per la gestione delle aree, vinto dal gruppo Arriva (partecipato da Deutesche Bahn), vincola infatti Expo Spa a garantire la differenza dei mancati incassi sotto una determinata soglia di guadagno.
Il budget dei costi di gestione delle aree di Arese, Merlata e del servizio di navette da quelle di Trenno e Fiera Milano arriva a circa 11 milioni di euro.
Se non saranno coperti dagli incassi dei parcheggi, dice la clausola contrattuale, sarà cura della Spa pubblica integrare per 3 milioni di euro.
Da qui, l’offerta dell’ultimo minuto degli organizzatori al motto: “Cari visitatori: non pagate l’ingresso, pagate il parcheggio”. Purchè paghiate.
Ecco perchè parcheggiare all’Expo sarà anche facile, ma di “gratis” non c’è proprio nulla.
Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)
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