FICO CONTRO SALVINI: “LO STATO SIA VICINO A CHI SOFFRE” E LUNEDI SARA’ A SAN FERDINANDO DOVE AVREBBERO DOVUTO ANDARE IL MINISTRO DEGLI INTERNI E QUELLO DEL LAVORO
PRIMA CREPA NELLA MAGGIORANZA SULLA MORTE DI SACKO: “IL LEGHISTA HA TACIUTO”
Non poteva non succedere. A una settimana dal giuramento del nuovo governo gialloverde, si apre la prima crepa tra M5s e Lega.
Sull’immigrazione, naturalmente, l’argomento forte del momento, diventato una vera e propria bandiera per il Carroccio. Come prevedibile i protagonisti dello scontro a distanza sono Matteo Salvini e Roberto Fico, presidente della Camera, punta più a sinistra nel Movimento cinquestelle.
Scintille. Evidenti già a guardare l’agenda del presidente dell’aula di Montecitorio. Oggi ha incontrato una delegazione di Medici senza frontiere, la ong attiva nei soccorsi dei migranti nel Mediterraneo, la ong che l’anno scorso si è rifiutata di sottoscrivere il codice di condotta redatto dal Viminale a guida Marco Minniti.
Oggi proprio quel codice viene preso di mira da Salvini: “Purtroppo non è con quel regolamento che si può intervenire in maniera efficace. Stiamo lavorando sul fronte di queste Ong, alcune delle quali fanno volontariato, altre fanno affari. C’è un preciso disegno al limite delle acque territoriali della Libia per fungere da taxi”.
Non la pensa così Fico. “Chi fa solidarietà ha tutto il supporto dello Stato. Lo Stato deve essere vicino a chi soffre, ai più deboli, a chi viene considerato ultimo. La loro sofferenza è la mia sofferenza, la loro ricerca di dignità è la mia ricerca della dignità . Non solo sul tema dei migranti, ma sulle sofferenze in generale, dei diritti”, dice il presidente della Camera dopo l’incontro con il direttore della sezione italiana di Msf, Gabriele Eminente, il responsabile della comunicazione del centro operativo di Msf a Bruxelles, Sergio Cecchini, e il responsabile advocacy di Msf Italia, Marco Bertotto.
E le distanze con Salvini, alleato di governo? “Sono la terza carica dello Stato e non entro in questa questione”, si ritrae Fico, rimarcando però che “anche nel Mediterraneo vanno supportate le persone e le organizzazioni che aiutano gli altri”.
Ma non finisce qui. Oggi Fico ha ricevuto anche Amnesty, realtà attivissima nella ricerca di verità per la morte del ricercatore italiano Giulio Regeni in Egitto, un altro di quegli incontri che stridono con le tendenze politiche dell’alleato leghista e magari anche di larga del M5s pià moderato.
“C’è la volontà da parte di tutti, anche dello Stato italiano, di perseguire ad ogni costo la verità sul caso Regeni. Chiediamo una verità che sia sostanziale, forte, definitiva. Oggi non è un giorno della memoria per Giulio Regeni, ma un giorno della ricerca continua della verità “, dice il presidente della Camera posando per le foto con la delegazione di Amnesty sullo sfondo dell’ormai noto drappo giallo e nero con la scritta ‘Verità per Giulio Regeni’.
E ancora. Lunedì Fico sarà in Calabria, a San Ferdinando, il paese dove domenica scorsa è stato ucciso Soumayla Sacko, il sindacalista del Mali, attivo nei diritti dei braccianti.
Pensare che oggi il ministro degli Interni è invece andato a Como, dove ha promesso ogni provvedimento legale possibile per allontanare dall’Italia i quattro richiedenti asilo arrestati per aver aggredito due autisti dell’autobus.
Sulla vicenda del sindacalista ucciso in Calabria spunta anche un’interrogazione parlamentare dell’ala più ortodossa dei cinquestelle.
“Lo Stato deve scavare a fondo sull’omicidio di Soumayala Sacko e il ferimento di Madiheri Drame e Madoufoune Fofana presso l’ex fornace ‘La tranquilla’ di San Calogero, nel Vibonese, per accertare se nella vicenda vi sia, come pare probabile, il coinvolgimento della ‘ndrangheta, che in quella provincia ha risapute radici e ramificazioni”, scrivono i parlamentari M5s Paolo Parentela, Giuseppe d’Ippolito, Dalila Nesci, Riccardo Tucci e Nicola Morra, che alla Camera e al Senato presenteranno subito un’interrogazione al ministro dell’Interno Salvini.
Vogliono sapere di quali elementi disponga a riguardo e che cosa risulti in merito alla “presenza sul posto dell’indiziato Antonio Pontoriero, che sembra presidiasse da furti l’ex fornace in cui per l’inchiesta ‘Poison’ della Procura di Vibo Valentia, nell’ambito della quale è indagato un suo parente, sarebbero state intombate 130mila tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi provenienti dall’Enel di Brindisi, Priolo Gallo (Sr) e Termini Imerese (Pa)”.
(da “Huffingtonpost“)
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