FUORI LA VERITA’ SUI CONTI DELLA LEGA: CON QUALI SOLDI SOPRAVVIVE IL PARTITO CHE PIANGE MISERIA?
COORDINAMENTO INVESTIGATIVO TRA LE PROCURE DI GENOVA E ROMA … TROPPE DISSONANZE E BUCHI NERI TRA PARNASI E IL LUSSEMBURGO… I VERSAMENTI RETROATTIVI DOPO L’INCHIESTA DELL’ESPRESSO
« I conti segreti di Salvini ». Due mesi fa, titolava così L’Espresso l’inchiesta di copertina sui soldi della Lega. Per la prima volta una sconosciuta associazione dal curioso nome “Più voci” usciva dall’anonimato. Fino ad allora nessuno poteva immaginarne l’esistenza.
Anche perchè non ha mai pubblicizzato alcuna attività politica, culturale, sociale.
E non ha una sede aperta al pubblico, come le più classiche delle associazioni che lavorano sul territorio.
Si trova, infatti, in via Angelo Maj 24, in un anonimo condominio di Bergamo, presso lo studio dei commercialisti che compongono il cerchio strettissimo del segretario, oggi ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Sulla Più voci scovata dall’Espresso e fondata nel 2015 dal tesoriere della Lega scelto da Matteo Salvini, qualcuno dei protagonisti mente.
Chi? Luca Parnasi, da poco in carcere per l’indagine sul nuovo stadio della Roma, cioè uno degli imprenditori che hanno finanziato con 250 mila euro la sconosciuta associazione leghista? O Giulio Centemero, il cassiere del partito, braccio destro del neo ministro dell’Interno?
Intanto sull’asse Roma-Genova si sta instaurando una collaborazione investigativa tra le due procure.
Un coordinamento tra i pm che indagano sull’affare stadio-Parnasi e i loro colleghi che scavano sul tesoro della Lega. Gli inquirenti, dunque, hanno acceso un faro sui contributi ora finiti al centro della cronaca.
Vi sono dissonanze tra la versione fornita dai fedelissimi di Salvini e quella di Parnasi, registrata dalle cimici dei carabinieri.
Messe a confronto restuiscono un quadro contraddittorio, confuso. È un imprenitore generoso, Parnasi. Che ha fiuto per il cambiamento, percepisce prima di altri in che direzione soffierà il vento del rinnovamento nei palazzi. Negli ultimi anni, infatti, si è avvicinato alla Lega e ai Cinquestelle. Il nuovo potere, appunto.
Di certo la Lega non è ancora riuscita a chiarire fino in fondo è il ruolo dell’associazione “Più voci”. Registrata davanti a un notaio nell’autunno del 2015, dai tre commercialisti lombardi che Salvini ha voluto al suo fianco nel nuovo partito: Giulio Centemero, tesoriere, assistito dai colleghi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Ognuno di loro con l’arrivo di Salvini alla segreteria si è ritagliato un ruolo sempre maggiore all’interno della Lega.
Di certo Parnasi è molto vicino al leader ora capo dei Viminale. «Amico fraterno», lo definisce in alcuni dialoghi contenuti nelle informative depositate in procura a Roma.
Parnasi non è stato il solo a versare a Più voci. L’Espresso ha documentato come anche il colosso della grande distribuzione Esselunga abbia donato denaro alla fondazione-associazione leghista. Soldi che dopo una breve sosta sui conti di Più voci sono ripartiti per finire su quelli delle società della galassi del Carroccio.
Ora, però, è l’indagine della procura di Roma, con l’arresto di Parnasi, che permette di compiere un passo in avanti.
Il costruttore romano, intercettato, mostra una certa agitazione dopo aver ricevuto le nostre domande in cui gli chiedevamo conto di quei 250 mila euro versati a Più voci. Tramite il commercialista, quindi, contatta l’amico di Milano, cioè Andrea Manzoni. L’immobiliarista ha intenzione di chiedere all’uomo di Salvini di «fare una cosa retroattiva» rispetto al versamento.
E poi aggiunge: «Te lo avevo detto che era una rogna», riferendosi all’inchiesta dell’Espresso sull’associazione della Lega.
Ma è il passaggio successivo che rende l’idea di quanto scompiglio avessero provocato le domande: «Ragionando sulle possibili conseguenze dell’articolo, Parnasi e il suo commercialista, ipotizzano di creare una falsa documentazione contabile, retrodatata, per giustificare l’erogazione».
Ma perchè tanto trambusto? Forse perchè qualcuno non dice la verità .
Forse è arrivato il momento per il partito del ministro di pubblicare anche i nomi degli altri finanziatori della Più voci. Esistono, e sono diversi. Lo sostiene Parnasi, secondo cui almeno 10 imprenditori avrebbero versato alla Più voci. E ce lo aveva confermato il tesoriere della Lega, trincerandosi però dietro il muro della privacy.
In questi mesi L’Espresso ha ricostruito nei dettagli i flussi finanziari e societari della galassia leghista dopo gli scandali orchestrati dal vecchio tesoriere Francesco Belsito. E seguendo i fili degli affari da via Angelo Maj siamo arrivati fino in Lussemburgo, nel polmone offshore dell’Europa.
Proprio il Granducato dove la guardia di finanza di Genova ha inviato una rogatoria per raccogliere maggiori informazioni su strani movimenti di denaro.
Tanto che nei giorni scorsi sono state eseguite delle perquisizioni presso due filiali della Sparkasse, istituto di Bolzano dal quale sono transitati alcuni milioni riconducibili al partito, sospettano i detective.
Di quel denaro a distanza di cinque anni non c’è più traccia. Con il partito e il suo attuale leader che piangono miseria.
E allora come sopravvive il partito del ministro?
Con quali soldi?
(da “L’Espresso”)
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