GENOVA AL VOTO: UN ESERCITO DI SCETTICI TRA DISINCANTO E PESSIMISMO
VIAGGIO NELLA CULMV, LUOGO SIMBOLO DEI LAVORATORI
Una volta parlarne scatenava entusiasmi, incomprensioni, dibattiti, discussioni: nel bene e nel male, sangue che circolava nelle vene, passioni magari contrapposte ma con molto da dire, da fare e disfare. Le elezioni come atto cruciale del fare politica, quindi di partecipazione a un processo collettivo.
Prova invece a domandare a uno, cinque, dieci, venti e oltre genovesi della sfida per Palazzo Tursi del prossimo 11 giugno ed è tutta una sequela di facce stralunate, mezze frasi risicate e un certo moto di fastidio.
Come se la politica fosse diventata un argomento tabù, al massimo da condividere solo con persone fidate e discrete. Anche in luoghi dove l’impronta ideologica è stata per decenni un motore inesauribile di esperienze, relazioni, cambiamento.
Primo esperimento, la storica “Compagnia unica lavoratori merci varie Paride Batini”, dizione estesa della Culmv. L’orologio della Sala Chiamata del porto si è fermato al 1° gennaio di chissà quale anno, alle ore 10,22.
Ci sono due ritratti incorniciati ai lati: Guido Rossa, l’operaio comunista dell’Italsider ucciso dalle Brigate rosse; Giuseppe Di Vittorio, storico segretario della Cgil. Dall’altro lato del salone, altri due primi piani: Vladimir Lenin e uno dei padri del Pci, Palmiro Togliatti.
Le idee, tra le centinaia di lavoratori che trafficano per questi locali un po’ diroccati, dovrebbero essere chiare. Almeno in grandi linee.
Un operaio di 39 anni con la tuta arancione – «no il nome no, preferisco, non si sa mai» – ammette che sì «più o meno qui si dovrebbe essere di sinistra ma ormai diciamoci la verità , non esiste più nulla, è saltato un mondo, una volta al governo fanno tutti le stesse cose».
Destra e sinistra che non ci sono più è un argomento in voga, comunemente accettato. Sapete chi sono i candidati? Un gruppo di portuali seduti a un tavolino del bar si guardano l’uno con l’altro, chi risponde? «Uno della giunta comunale del Pd, uno di Giovanni Toti e il Cinque Stelle no?», quasi chiede un aiuto Alessandro, anni 42, da tredici in forza alla Compagnia (dopo ci tiene ad aggiungere che «il sindacato non esiste più», il discorso non è collegato ma forse sì).
Di manifesti, appelli al voto o altro non ce ne sono da nessuna parte, resiste qualche volantino comunista per il Primo maggio.
«Certo, ai tempi di Batini era tutto diverso — spiega Carmine, uno dei più loquaci — C’era comunque un senso di appartenenza. Ma è la società ad essere cambiata, mica solo qui. Ne ho di colleghi che votano Lega, non mi stupisce la cosa. Quindi forse la sinistra ancora prende qualche voto in più, ma solo per tradizione. A crederci sono rimasti in pochi».
Il problema è che parlare di “sinistra” è quanto mai sfuggente, cosa vuol dire sentirsi di sinistra e votare di conseguenza? «Mah, Pd e affini oppure M5S».
Dalla Compagnia nei giorni scorsi è passata anche Giorgia Meloni, cioè l’ultradestra. Inosservata. Neanche la voglia di fare un po’ di casino? «Se non sbaglio anche Matteo Salvini è andato al Cap…», risponde un altro camallo. In realtà alla fine il leader del Carroccio in via Albertazzi non ci è più andato, però il clima è questo: la politica è diventata un sentito dire.
A domanda generica sulle elezioni in sala mensa, un altro portuale si irrigidisce: «Non mi piace parlare mentre sto mangiando. Soprattutto se il tema è la politica». Il resto del tavolo, altri due colleghi, annuiscono. Fine del discorso.
Altro luogo simbolico della Genova di una volta, la società di mutuo soccorso “La Fratellanza” di Pontedecimo. Circolo Arci, bocciofila molto frequentata, resiste al tempo appiccicato in bacheca un simbolo dei Democratici di sinistra, la vecchia Quercia.
Pensionati che giocano a scopone scientifico o a tressette, mamme con il figlio in carrozzina che prendono un caffè, un luogo vivo e popolare.
Ciò che una volta si sarebbe detto “granaio di voti” per la sinistra. «Gianni Crivello a me piace molto, è uno dei nostri, concreto e poche chiacchiere», interviene il signor Federico, 73 anni, impiegato in pensione.
Però «appassionarsi ormai è difficile, in giro non si sente un granchè parlare di questa cosa», e “questa cosa” è l’elezione del sindaco. «No grazie, preferisco non dire nulla sull’argomento», risponde la presidente Clelia Cecchin. Esprimere una opinione, quasi un affare di Stato. Pure qui. Tra un tiro e l’altro con le bocce — sette over 70, tre voteranno Pd, uno Paolo Putti, gli altri tre rigoroso silenzio — l’ex operaio Roberto sentenzia: «Vincerà la destra, perchè è il cambiamento nella conservazione, questa è una città di conservatori che però adesso si sono un po’ stancati». Sarà questo il ragionamento più articolato ascoltato dopo numerose richieste di pareri spassionati.
Il terzo luogo è invece sganciato dalla storia e parla tutto al presente (e probabilmente al futuro).
Basta scendere un po’ il Polcevera ed eccoci all’inconfondibile blu e giallo Ikea. Fuori dal grande magazzino c’è esposta la linea “Applaro” di gazebo, tavoli e sedie per il giardino. Una coppia confabula, il tema è la qualità del legno («Ma quando piove secondo te si rovina subito?»).
Si va a votare, sapete? «Sì certo». E? Lui: «No non vado, ma da dieci anni ormai». Lei: «Dovrei informarmi, sarei di sinistra ma votai Beppe Grillo tempo fa». Christian, 24 anni, studente di Giurisprudenza: «Scelgo il giorno prima, comunque mai Salvini». Due ragazze in fila per gli hot dog ammettono di non saperne nulla, lo stesso la cassiera. Trovare una opinione ferrata è arduo, i nomi dei candidati rimangono un grande mistero per i più. Comunque sia, sulla carta, su nove risposte compiute, tre voti a destra, quattro ai Cinque Stelle e due al centrosinistra.
Un signore sulla settantina, Aldo Manara, ribatte al quesito generale con una domanda: «Le dico cosa ne penso se prima lo fai lei con me. Per chi voterebbe e perchè?». Sembra un buon compromesso, dopotutto. Manara ascolta per due minuti e poi interviene: «Potrei pensarla come lei, in teoria. Il problema è che sono residente a Bogliasco…».
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply