GRAZIE CASINI, GRAZIE ITALICUM: BERLUSCONI VEDE LA VITTORIA
NEI SONDAGGI IL CENTRODESTRA CON L’UDC È IN VANTAGGIO…. RENZI: “CONQUISTARE I VOTI NON I LEADER”… PER I SUOI PUà’ ANDARE A PALAZZO CHIGI SENZA ELEZIONI
“Non ho condiviso gli attacchi a Pier Ferdinando Casini, il cui ritorno nell’area dei moderati è da sempre stato da me auspicato e del quale non posso che essere lieto. Anche il suo movimento potrà offrire un contributo alla vittoria del centrodestra”. Quello di Silvio Berlusconi è un abbraccio caloroso, entusiasta, ovviamente interessato, che stoppa anche le critiche in casa centrodestra (vedi il Giornale).
Da quando il leader dell’Udc ha annunciato il ritorno alla casa madre il centro è nella più classica delle fibrillazioni e l’attività di sondaggisti, politologi, retroscenisti ha subito un’impennata sensibile.
Se il decaduto, pregiudicato, inibito dai pubblici uffici, riuscisse a superare al primo turno la fatidica soglia del 37% prevista dall’Italicum, persino da non candidato, e si rimettesse al centro della scena politica, dopo essersi cucinato a puntino pure Matteo Renzi?
Il segretario dem risponde su Twitter alle possibili obiezioni di questo tipo: “Molti pensano che per i voti bastino le alleanze tra i leader. Ma non è più così. Vanno conquistati gli elettori, non i leader”.
I numeri remano contro. Se si sta ai risultati delle elezioni del 2013, il rischio c’è.
Il centrosinistra, guidato da Bersani, prese allora il 29, 5%, comprensivo del 3,2% di Sinistra e Libertà (che in questo momento lancia tutti i suoi strali contro il segretario dem, visto che la legge così com’è lo rende una vittima sacrificale) lo 0,5% di Bruno Tabacci (che ora sogna il centro che non c’è) e lo 0,4% del Svp.
La coalizione di Silvio Berlusconi arrivò allora al 29,1% con il 21,6% del Pdl, il 4,1% della Lega, il 2% di Fratelli d’Italia, lo 0,6% de La Destra, lo 0,4% del Mpa, lo 0,2% del Mir, lo 0,2% del Partito pensionati, lo 0,1% dell’Intesa Popolare.
La capacità federativa del Cavaliere è incredibilmente maggiore di quella del Pd.
È un maestro per aggregare, rastrellare, creare liste civetta all’occorrenza.
Alle ultime elezioni un centro, guidato da Monti, c’era e prese il 10,5% di cui l’8,3% fu di Scelta Civica, l’1,8% dell’Udc, lo 0,5% di Futuro e Libertà .
Da allora, molte cose sono cambiate e Scelta Civica si è scissa, dando vita ai Popolari per l’Italia (guidati da Mauro e Dellai).
Se Sc (per ora) guarda al Pd, i Popolari per l’Italia, che pure ora dicono no a un’alleanza di B., sognano un grande centro. Che se dovesse coagularsi intorno a Casini, è chiaro ora dove va.
Spacchettando i voti del centro, il vantaggio sarebbe di B.: attribuendone, per dire, la metà ai Popolari di Mauro e dunque al centrodestra, il Pdl starebbe al 35,3% e il centrosinistra al 33,8%.
Un bel testa a testa.
Se è per stare ai sondaggi, ieri il Corriere della Sera ne pubblicava uno fatto dalla Ipsos: il centrosinistra prenderebbe il 36% e il centrodestra con l’Udc il 37,9%. Sopra la fatidica soglia.
Il Tg3 ieri sera dava un testa a testa al 36,5% tra la coalizione di Centrodestra più Udc e quella di centrosinistra più Sc.
E il Mattinale citava Euromedia, che dava in fuga il centrodestra con il 36,3%.
Come notava ieri la minoranza dem con una certa sado-masochista soddisfazione, il Pd la coalizione non ce l’ha, il centrodestra sì.
Tutti pronti a ricordare Veltroni e la vocazione maggioritaria che spinse lui alla sconfitta e l’allora sinistra radicale fuori dal Parlamento.
Esiste un piano B? In questo momento si può identificare con quello che un renziano di chiara fede definisce “il piano inclinato” verso Matteo Renzi a Palazzo Chigi.
Basta leggere le ultime battute dell’intervista del sindaco a Repubblica di ieri. “Il problema non è il nome del premier, che per quel che mi riguarda, si chiama Enrico Letta, ma le cose da fare. Io mi occupo di queste, non di altre”.
Una smentita soft, diciamo. Con una prospettiva che vede la legislatura arrivare al 2018, e dunque derubrica a futuro non preoccupante le scelte di Casini.
Tanto più che in un governo guidato da Letta, il sindaco continua a dire di non volersi impegnare.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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