HABEMUS PATACCA: ACCORDO DEI DUE CONDANNATI SUL PREMIO AL 37% E SBARRAMENTO AL 4,5%, NIENTE PREFERENZE, MARCHETTA ALLA LEGA
DA DOMANI LA LEGGE ALLA PROVA DELL’AULA… ALFANO AVVERTE: “NO AL VAMPIRELLUM, AL PRIMO VOTO SEGRETO CROLLA TUTTO”
È stato chiuso l’accordo tra Pd e FI sulla legge elettorale.
L’intesa, confermata da diverse fonti parlamentari, prevede alcune modifiche al testo base già approvato dalla commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
In particolare, la soglia per far scattare il premio di maggioranza passerà dal 35 al 37 per cento.
Viene poi recepita la norma cosiddetta «salva-Lega»: il quorum minimo per l’ingresso in Parlamento è stato fissato al 4,5% rendendo dunque più facile il superamento della soglia per il partito di Matteo Salvini, storico alleato di Forza Italia.
Prevista la clausola salva-Lega: i partiti che ottengono il 9% in almeno tre regioni rientrano comunque in Parlamento. Sono inserite su richiesta dell’Ncd le multi candidature.
Una coda di trattativa potrebbe ancora riguardare ritocchi alla soglia di accesso per i partiti non coalizzati (oggi all’8%) e per le coalizioni (12%).
Decisivi, per l’uscita dall’impasse, i nuovi contatti telefonici avvenuti in mattinata tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
L’intesa raggiunta non è ancora stata ufficializzata dai due principali partiti, ma a sentire alcuni parlamentari del Pd ormai è cosa fatta.
I DUBBI DELLA MATTINA
In mattinata era stata la plenipotenziaria di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, a mostrarsi fiduciosa e a parlare di «prudente ottimismo» sulla possibilità di chiudere l’accordo in giornata.
Poi la stessa Boschi, con il capogruppo Roberto Speranza e il portavoce Lorenzo Guerini, si era riunita con il segretario del Pd per fare il punto della situazione.
Vi sarebbero poi state alcune telefonate tra Renzi e Berlusconi per arrivare ad una chiusura, nonostante in mattinata sia il capogruppo azzurro a Montecitorio, Renato Brunetta, sia Maurizio Gasparri rilasciavano in radio e tv dichiarazioni non incoraggianti: il primo lasciava ipotizzare che Forza Italia non avrebbe cambiato nulla; il secondo buttava lì il sospetto che, una volta ottenuta la nuova legge, il sindaco di Firenze farà di tutto per andare al voto gettando alle ortiche le altre riforme .
«NO AL VAMPIRELLUM»
Renzi è dunque riuscito a convincere il Cavaliere. Dovrà però fare i conti con le forze politiche più vicine al Partito democratico, che ancora oggi hanno mostrato insofferenza: il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, esponente di punta del Nuovo Centrodestra di Alfano, oggi alleato di governo, ribadisce il veto sulla combinazione fra premio di maggioranza e sbarramento per le forze minori, che consentirebbe al partito vicente, a cui andrebbero i seggi non assegnati a chi non raggiunge il quorum, di portarsi a casa un bonus del 20-25%.
«In questo modo si passerebbe dal Porcellum al Vampirellum – ha detto intervistato su Canale 5 -. Se l’accordo fosse portato avanti solo da Renzi e Berlusconi, verrebbe bocciato al primo voto segreto».
«IL CAIMANO PORTA MALE»
Negativo anche il commento di Nichi Vendola, possibile alleato del Pd alle elezioni, che in un’intervista sulla Gazzetta del Mezzogiorno ricorda tra l’altro che la legge non prevede condizioni di ineleggibilità per conflitto di interesse e il giudizio che ne dà è quello di un provvedimento «utile a saziare l’ingordigia dei grandi partiti» e che «disprezza le minoranze».
Una legge «che non a caso Berlusconi ha rivendicato a sè».
Poi l’avvertimento a Renzi e all’intero Pd: «L’abbraccio con il Caimano ha sempre portato male alla sinistra»
(da “il Corriere della Sera”)
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