I COSTRUTTORI CRESCONO, L’ANSIA DEI RENZIANI PURE
LE PAROLE AMBIGUE DI NENCINI CHE POTREBBE LASCIARE ITALIA VIVA SENZA SIMBOLO…OGGI SONO SETTE GLI EX GRILLINI PASSATI CON TABACCI AL CENTRO DEMOCRATICO CHE DIVENTA GRUPPO AUTONOMO
“Conte venga in aula a dire che lui è in campo, anche per le prossime elezioni. Il resto verrà da sè” dice un senatore in bilico tra ottimismo e auto-convincimento.
La prospettiva di “parlamentarizzare la crisi” ha aperto il rubinetto dei movimenti: per ora poche gocce, ma la pressione c’è.
Grandi manovre intorno a due poli: le aggregazioni centriste e il Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero, gli eletti nelle circoscrizioni estere). Dopo i cinque di ieri, altri due deputati del Misto, ex grillini, passano a Centro Democratico di Bruno Tabacci. La componente tocca così quota 11 aderenti, e si appresta a chiedere all’ufficio di presidenza di Montecitorio la deroga per poter formare un gruppo autonomo.
Al Senato è più complicato: il regolamento richiede un simbolo che sia già stato presentato alle elezioni. Come avvisa Saverio De Bonis, iscritto al Maie, consapevole che il tempo stringe: “Il Paese ha bisogno di costruttori, il Conte-ter è l’unica strada, qui ci sono tanti papabili, va formalizzato un gruppo per un nuovo soggetto di stampo centrista. Ma c’è l’ostacolo del simbolo già usato”.
Da ieri circola la (suggestiva) voce che il simbolo “Insieme”, “prestato” dal socialista Riccardo Nencini a Italia Viva al momento della scissione dal Pd, potrebbe tornare sul mercato, ma il detentore smentisce: “Bufale. Fake news. Mi faccio una risata”.
Eppure, una certa ambiguità del senatore Psi nel definirsi “costruttore” unita allo spauracchio di ritrovarsi all’improvviso senza simbolo getta scompiglio nelle file renziane, già provate dalla tensione di queste ore.
Grandi mavore al centro. Torna in voga il centro, un classico italiano, un tempo egemone poi ridotto a “centrino” ma mai scomparso del tutto e potente motore di sogni e speranze. “Siamo pronti — spiega appunto un centrista — un regista? Non c’è, ma tanti lavorano”. Questo, almeno, è l’auspicio diffuso. Di Maio in un lungo post fa appello ai “costruttori europei”, Dario Franceschini chiama a raccolta “alla luce del sole” in Parlamento le “forze politiche disponibili a sostenere un governo europeista per gestire emergenza sanitaria, recovery e approvare una legge elettorale proporzionale”.
Renato Brunetta tace, ma rilancia gli appelli per la convergenza di una maggioranza proprio intorno al Recovery: “Lavorare in Parlamento dai prossimi giorni per riscrivere il Pnrr con il coinvolgimento di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione che vogliono partecipare al piano che sarà la base di riforme e investimenti per questo decennio”. E Tabacci rilancia: “In molti sono venuti da me. Si possono trovare anche al Senato”.
Il centrodestra ha sprangato la porta all’operazione. Silvio Berlusconi non l’ha benedetta. Forza Italia per ora tiene (qualche dubbio su un senatore, tre o quattro alla Camera, dove è noto il malumore di Renata Polverini, Osvaldo Napoli e altri).
Meloni e Salvini hanno convinto i piccoli ad allinearsi, ma nelle file di Giovanni Toti e di Maurizio Lupi qualche distinguo serpeggia.
Come si guarda alle mosse dell’Udc Antonio Saccone.
Paola Binetti, Udc anche lei, chiarisce: “Non si tratta di arruolare responsabili, ma se ci fosse un’operazione politica per un nuovo centro di sturziana memoria, che metta al centro la famiglia, chi sarebbe contrario?”.
Il Dc Gianfranco Rotondi, eletto nelle liste azzurre, è indignato: “Non sosterrò nessun governo, i responsabili li ha inventati Renzi che fa la sua parte e quella degli altri”. Però: “Lavoro per le elezioni a una lista di centro non apparentata alla destra sovranista”. E con i centristi Cesa e Catone sta mettendo in piedi un think tank, “Italia 20-23”, che suona molto simile all’associazione ”Italia23” del senatore ex forzista e oggi Maie Raffaele Fantetti, che con il suo gruppo ha aperto le danze: “Sostegno assoluto al premier, convinti che una maggioranza per lui sia ancora possibile, cerchiamo costruttori”.
E allora, Rotondi, perchè no? “Se il centro mette le ali in questa legislatura, vola. Ma per ora non lo vedo. Se nascesse un entro cattolico popolare forte potrebbe trovare convergenze con Conte. Intanto gli consiglio di fare come Mario Monti: iscriversi al Ppe a titolo personale…”.
Un simbolo per due. Ma la patente di “costruttori” piace persino a Italia Viva. “Vogliamo partecipare con le nostre idee a un progetto di governo per il Paese. Le dimissioni non sono una frattura bensì uno spazio che si apre”. Sarà , ma il rischio sono le crepe.
Il senatore Nencini, con il segretario del Psi Enzo Maraio, scrive: “Noi siamo tra i costruttori. Bisogna uscire dalla logica dei duellanti. Se avessimo un centrodestra a trazione berlusconiana, l’ideale sarebbe un esecutivo di rinascita fino a fine legislatura”. Ma ci sono Salvini e Meloni, quindi: “Verificare nella prossima manciata di ore se esistano le condizioni per formare una maggioranza organica entro un quadro politico certo. Senza immaginare soluzioni di fortuna affidate a un drappello di singoli coinvolti uno a uno, senza farsi illusioni sul coinvolgimento della destra radicale, per ricomporre un quadro politico sfilacciato”.
Un messaggio con elementi contrapposti, che crea il panico tra i renziani. Nencini minimizza: “Siamo nella seconda fase: serve un governo forte e va ricostruito un progetto politico forte”. Il timore è che possa essere con Italia Viva oppure senza.
Non solo: se i destini si separassero, per i superstiti senza un simbolo si aprirebbero le porte del Misto. Le rassicurazioni del senatore Psi non hanno placato il gruppo di Renzi, che dopo lo strappo vive ore di ansia.
I rumors non risparmiano neppure loro: ci sarebbero 3-4 senatrici — tra cui Donatella Conzatti e Gelsomina Vono – in preda ai dubbi. L’orologio della crisi ticchetta veloce.
Una decisione è attesa nelle prossime quarantott’ore.
(da “Huffingtonpost”)
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