I “DAZI RECIPROCI” DI TRUMP CALCOLATI ALLA CAZZO: QUANTO PAGANO L’ITALIA E GLI ALTRI PAESI
MISTERIOSI I CRITERI DI CALCOLO… L’IMPATTO SULLA NOSTRA ECONOMIA POTREBBE ARRIVARE A MEZZO PUNTO DI PIL
Ecco le “tariffe reciproche scontate” di Donald Trump. Come siano state calcolate resta un mistero. In qualche modo la Casa Bianca ha sommato tutte le barriere – reali e presunte – che i prodotti americani fronteggiano all’estero, dai dazi ai blocchi non tariffari, dalle normative all’odiata Iva.
Per ogni partner ha così ottenuto un valore da “pareggiare” in nome della reciprocità, poi dimezzato con quello che Trump, da navigato venditore, definisce uno “sconto”. In molti casi, tra cui quello europeo, il risultato appare comunque spropositato.
l 20% per Bruxelles, Pechino sale al 54
I dazi sulle merci dell’Unione europea, tra cui quelle italiane, saranno del 20%. Quelli del 34% contro la Cina si sommano al 20 già varato in precedenza, portando il totale a 54%. Giappone e India ricevono il 26%, la Corea il 25%, mentre il Regno Unito ha la tariffa più bassa, del 10%, così come Australia, Argentina, Turchia, Arabia Saudita. Sulla lavagna dei “cattivi” non compaiono Messico e Canada: su parte dei loro prodotti Trump aveva già applicato dazi tra il 10 e 25%, ma un’altra parte era e continua ad essere esentata
Tassa minima su tutto l’import, penalizzati acciaio e alluminio
I dazi reciproci dovrebbero colpire in modo orizzontale tutti i prodotti importati negli Stati Uniti, senza alcuna esenzione, salvo quelli, come per esempio le auto o l’acciaio, oggetto di barriere di settore specifiche. La tariffa “minima” universale del 10% partirà da domani, mentre quelle specifiche e più alte contro i 60 worst offenders, Paesi che – nell’ottica Trump – “fregano” di più gli Stati Uniti scatteranno da mercoledì 9 aprile. Di questo gruppo fa parte anche l’Europa.
Il colpo per l’automotive, 25% dalla mezzanotte di ieri
Oltre ai dazi reciproci e trasversali, alcuni settori specifici sono invece già colpiti da tariffe imposte nelle scorse settimane da Trump.
È il caso dell’acciaio e dell’alluminio, i cui prodotti sono tassati al 25%, e dell’automotive. Sulle auto prodotte all’estero sono scattate a mezzanotte tariffe al 25%, mentre sulle singole componenti entreranno in vigore dal 3 maggio. Altri settori potrebbero ricevere un trattamento specifico, come chip, farmaceutica, rame e legname.
Lo scenario peggiore
Dal punto di vista europeo, e italiano, il pacchetto annunciato da Trump – per livello ed estensione dei dazi – si colloca all’estremo peggiore delle previsioni. Ieri Confindustria aveva ipotizzato, in caso di tariffe al 25% (quindi poco superiori) e di ritorsione europea, un impatto sul Pil italiano di oltre 4 decimi quest’anno e di 6 nel 2026, che eroderebbe quasi del tutto la modesta crescita prevista. Si attende ora la risposta di Bruxelles e poi, si spera, un negoziato che scongiuri l’escalation. Nel frattempo resta l’incertezza.
(da agenzie)
Leave a Reply