I GESTI CHE MANCANO: GLI INCONTRI SEGRETI TRA ALMIRANTE E BERLINGUER, POLITICI CON IL SENSO DELLO STATO
IL LIBRO DI PADELLARO: NEGLI ANNI DEL TERRORISMO I DUE POLITICI DI DESTRA E SINISTRA FECERO PREVALERE LA TUTELA DELE ISTITUZIONI, NIENTE A CHE VEDERE CON LE CIALTRONATE DELLA CLASSE POLITICA ATTUALE
Giorgio Almirante, compostissimo, entrò nel palazzo in via delle Botteghe oscure a Roma, sede del Pci, in cui era stata allestita la camera ardente per Enrico Berlinguer.
Trentacinque anni fa, giugno 1984, quasi l’indicibile e impensabile in politica: il leader del Msi, partito di destra nato dalle ceneri della Repubblica di Salò, repubblichino egli stesso, per la sinistra “uno sporco fascista, un reietto, un rottame della storia”, andava a rendere omaggio al suo principale avversario politico, capo del Partito comunista più forte d’Occidente, morto dopo un comizio a Padova.
Antonio Padellaro ci racconta, oggi, che Almirante e Berlinguer ebbero 6 incontri privatissimi, quasi tutti però in Parlamento, tra il 1978 e il 1979.
Non sappiamo altro, sappiamo solo questo.
In verità , “Il gesto di Almirante e Berlinguer”, Paper first, 89 pp., 8 euro, serve all’ex inviato del Corriere della sera, ex direttore dell’Unità , fondatore ed ex direttore del Fatto Quotidiano, per fare un po’ di ordine, senza però seguire un vero e proprio ordine nel racconto, di quegli anni duri, difficili, ma anche “strani”- come racconta Padellaro-. Nei giornali la mattina si aggiornava la contabilità dei morti falciati dai terroristi. Il pomeriggio si chiacchierava amabilmente”. Un ordine personale, pubblico e politico.
Padellaro è paziente e lucido, senza mai alzate di tono, sulle miserie politiche del tempo presente. Quelle del libro sono folate nella storia politica di quarant’anni fa e nei suoi drammi, con citazioni apparentemente prive di significato, ma che servono a Padellaro per tenere il “suo” filo del discorso.
Demitizzare letture intrise di troppi clichè su fatti del passato, in particolare sul caso Moro, e parlare ai troppi vuoti frastuoni del presente. Il direttore (perchè resti sempre direttore anche quando non lo sei più operativamente) rivela nulla su Almirante e Berlinguer, e tantissimo.
Ma più di tante parole quel che importa è la scelta, il gesto, appunto.
Quando essere avversari politici non cancellava l’essere uomini avvolti da paure, ansie, per motivi diversi certo.
In cui, quel vedersi, quel parlarsi, immaginiamo anche, quei silenzi, ricomponevano le ragioni profonde di uno Stato, sotto i colpi del terrorismo rosso e nero.
“Pensate: due personaggi che hanno come principale strumento di lavoro la parola, ma che decidono di non fare parola, mai e per nessuna ragione sulle loro confidenze – scrive Padellaro-. Poichè, soltanto l’assoluta riservatezza avrebbe potuto, nelle loro intenzioni, produrre qualcosa di buono per il loro paese. Pensate ora al frastuono che oggi accompagna ogni inutile sospiro della politica che ci circonda”.
Ecco, Padellaro, che ne ha viste molte in cinquant’anni di giornalismo, tra i primissimi cronisti parlamentari, propone e invoca per il tempo presente un senso vero e autentico, mostrando come due mondi e uomini lontani avevano un filo comune, nonostante tutto, al di là dell’immaginazione.
Un filo, dei gesti necessari oggi per non restare solo con scetticismo e sarcasmo “che dominano
discorso pubblico”, come avverte il nostro illustre collega.
(da “Huffingtonpost”)
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