I RETROSCENA DEL TRAGICO BLITZ IN NIGERIA: QUELLA TELEFONATA AD OPERAZIONE GIA’ AVVIATA, I CONTATTI SUL CAMPO E IL RITARDO DEGLI 007
LA SCORSA SETTIMANA DI PAOLA AVEVA SAPUTO DAI SERVIZI DELL’ARRIVO DELLE FORZE SPECIALI INGLESI NELL’AREA…GLI INGLESI RITENGONO GLI ITALIANI PROPENSI A PAGARE IL RISCATTO E QUINDI INAFFIDABILI
Il governo italiano è stato informato del blitz imminente in Nigeria alle 10.30 di giovedì mattina.
Due ore dopo – mentre l’operazione era ancora in corso – l’ambasciatore britannico a Roma Christopher Prentice è stato ricevuto a Palazzo Chigi dal sottosegretario alla presidenza Antonio Catricalà .
E durante l’incontro non gli è stata mossa alcuna contestazione alla decisione del primo ministro David Cameron, così come alla Farnesina, dove Prentice si è recato subito dopo.
Del resto – si fa notare in ambienti governativi – se anche l’Italia avesse ricevuto un’informazione preventiva, avrebbe potuto opporsi alla missione militare?
È questo ormai il nodo da sciogliere nelle relazioni tra il nostro Paese e la Gran Bretagna, da sempre distanti nelle modalità di gestione dei sequestri.
Perchè gli inglesi – almeno ufficialmente – sono accesi fautori della linea interventista, mentre gli italiani sostengono come priorità la salvaguardia della vita degli ostaggi.
E più volte sono stati ritenuti «inaffidabili» perchè disposti a pagare.
Forse ciò ha pesato in quest’ultima vicenda, pur tenendo conto che la scorsa settimana il ministro della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola aveva ricevuto un appunto riservato dell’Aise (il servizio segreto che si occupa dell’estero) che comunicava l’arrivo delle forze speciali militari nell’area nigeriana dove presumibilmente erano prigionieri Franco Lamolinara e Christopher McManus.
E dunque era ipotizzabile che fossero pronti a entrare in azione non appena si fossero create le giuste condizioni.
Una convinzione che però secondo il governo italiano non risolve il problema «perchè – come è stato sottolineato durante la riunione convocata ieri d’urgenza a Palazzo Chigi – nessuna informazione ufficiale ci è stata fornita su quanto stava accadendo sul campo. E perchè, come dimostrano anche le dichiarazioni ufficiali degli esponenti del governo britannico, questo tipo di comunicazione è stata fornita soltanto quando il raid era ormai cominciato».
È stato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti a stigmatizzare «una autonomia operativa rivendicata dagli inglesi che in questo caso non era affatto giustificata», anche se poi in serata, dopo aver ribadito la «necessità che sia fatta chiarezza su ogni passaggio», una nota del governo sottolinea la volontà che non ci sia «nessuno strappo o desiderio di escalation diplomatica con la Gran Bretagna» e rinnova «piena fiducia nei servizi segreti», tanto che a coordinare il comitato interministeriale permanente sarà l’attuale direttore del Dis Gianni De Gennaro.
Dunque è proprio dalla ricostruzione emersa a Palazzo Chigi che bisogna partire per evidenziare quale sia stato il livello di comunicazione fra i due Paesi.
10.30
La telefonata La comunicazione dal MI5 all’Aise arriva pochi minuti dopo il via libera decretato dal Cobra, il comitato per le emergenze, riunito a Downing Street. In Italia sono le 10.15.
Il presidente del Consiglio Mario Monti è atterrato da poco a Belgrado. Alle 10.30 è proprio De Gennaro a informarlo che il blitz è cominciato. Nessuna comunicazione preventiva era stata trasmessa per via diplomatica, nè c’erano stati contatti fra i due governi.
11.00
L’operazione è in corso, i reparti speciali britannici hanno quasi raggiunto l’obiettivo. Le comunicazioni arrivate all’ intelligence italiana nei giorni precedenti assicuravano che i servizi segreti nigeriani avevano dettagli precisi sull’identità dei rapitori e temevano che avessero deciso di vendere gli ostaggi a un’altra banda o comunque di spostarli in un’altra prigione.
Del resto le informazioni iniziali escludevano che l’italiano e l’inglese fossero nelle mani dei fondamentalisti tanto che i primi accertamenti erano stati delegati a Scotland Yard e non agli 007. Soltanto in seguito è stato percepito il rischio che potesse trattarsi di un gruppo più pericoloso e si è deciso l’intervento.
12.30
Il primo incontro Mentre le teste di cuoio raggiungono l’obiettivo, l’ambasciatore Prentice entra a Palazzo Chigi. Viene fornita un’informazione scarna su quanto sta accadendo in attesa di conoscere l’esito del blitz.
Anche perchè – come sempre accade in questi casi – le fasi dell’intervento militare sono coperte da un totale blackout nel timore che una qualsiasi interferenza possa causare problemi a chi sta operando.
13.30
Il secondo incontro Terminato il colloquio con il rappresentante di governo, l’ambasciatore si reca alla Farnesina. Il ministro Giulio Terzi è a Belgrado con il presidente del Consiglio. Secondo alcune fonti diplomatiche Prentice viene ricevuto dal segretario generale Giampiero Massolo che conosce da tempo e con il quale vanta un ottimo rapporto.
14.00
La disfatta Attraverso i canali di intelligence filtrano le prime informazioni e parlano di un’operazione fallita, accreditano l’ipotesi che gli ostaggi siano morti. Si cerca una conferma, le consultazioni diventano frenetiche. Monti è sull’aereo che lo riporta in Italia, riceve la telefonata di Cameron che lo informa della tragedia ed esprime il proprio cordoglio.
18.15
Il comunicato
Una nota di Palazzo Chigi comunica quanto accaduto.
Nel comunicato viene sottolineato che «dal momento del sequestro le autorità italiane avevano seguito la vicenda in stretto collegamento con quelle britanniche», ma si evidenzia come «l’operazione è stata avviata autonomamente dalle autorità nigeriane con il sostegno britannico, informandone le autorità italiane solo ad operazione avviata».
19.30
La polemica
È il Partito democratico ad avviare il dibattito chiedendo che il governo riferisca in aula su quanto accaduto. Palazzo Chigi ribadisce di essere stato informato soltanto quando il raid era già cominciato e questo fa salire il livello della polemica fino alla nota del Quirinale di ieri mattina che parla di «comportamento inglese incomprensibile». Il Comitato parlamentare presieduto da Massimo D’Alema convoca per lunedì il direttore dell’Aise Adriano Santini.
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera”)
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