IL COLLASSO DEI CINQUESTELLE: ALL’ASSEMBLEA DEI VELENI ASSENTI I BIG, LA CONFUSIONE E’ TOTALE
“QUI SIAMO AI FUNERALI GENERALI”
Puntuale, il primo di tutti, Vito Crimi arriva nella sala dei gruppi Montecitorio. Non era atteso, ma le proteste dei parlamentari che minacciano di disertare l’Assemblea M5S lo costringono a partecipare.
Volto teso, non accenna neanche un sorriso. Alla spicciolata giungono i deputati e i senatori, all’ordine del giorno c’è il congresso M5s che dovrà definire il nuovo assetto pentastellato.
“Ma quali Stati generali? Qui siamo ai funerali generali”, dice un esponente M5s di rango prima di varcare la soglia d’ingresso. Nessuno crede in una ripartenza, qualcuno ci spera, ma con enorme disillusione. E la disillusione resta anche al termine della riunione: “Non abbiamo deciso nulla, ormai siamo al collasso”.
Il reggente M5S, nel mirino per la sconfitta elettorale, prova a mostrarsi sereno. Arriva subito al dunque e mette sul piatto tre proposte per la riorganizzazione del Movimento 5 stelle a partire dalla nuova leadership. Ma appare più un percorso a ostacoli con tanti punti ancora irrisolti.
La prima via è individuare subito, con un voto su Rousseau, un nuovo capo politico. La seconda via è scegliere un organo collegiale, sempre da votare online.
La terza via, la più accreditata, è arrivare agli Stati generali attraverso un percorso che dovrebbe iniziare il 15 ottobre partendo dai territori. La gestione verrebbe affidata a 10 persone tra senatori, deputati, rappresentanti comunali e regionali ed europarlamentari.
Ma la confusione è totale, davanti a parlamentari che tentennano e protestano. Crimi tira fuori il coniglio dalla tasca e proietta le slide provando ad essere più chiaro.
La prima opzione consiste in un voto immediato su Rousseau per scegliere il nuovo capo politico.
Per quanto riguarda il secondo scenario – si legge in una delle diapositive – “si procede ad una votazione on line esclusivamente sul tema governance con due step: governance monocratica o collegiale”; in caso di governance collegiale, dovrà essere scelto il modello.
A questo punto “si procede alla elezione del nuovo capo o organo collegiale che convocherà gli stati generali”.
Venendo al terzo scenario, quello che a quanto pare alletta di più i parlamentari, qualora si decida di intraprendere subito il percorso verso gli Stati generali, “entro il 15 ottobre saranno convocate assemblee regionali o provinciali con l’obiettivo di proporre un documento sintetico con l’indicazione delle questioni su cui il M5S deve interrogarsi.
Nello stesso termine” ci sarà la “costituzione di una commissione composta da 10 persone, da individuare tra i portavoce della Camera, tra i portavoce del Senato, tra i portavoce in Europa, tra i portavoce regionali, tra i portavoce comunali e membri del governo, scelti direttamente dalle singole realtà ”.
Questo è un meccanismo che andrebbe nella direzione di evitare uno scontro aperto nel Movimento, siglare una sorta di ‘pax interna’ per non scaricare le fibrillazioni sull’attività parlamentare e sul governo.
Il disordine è assoluto. Ma nessuno potrebbe dire, come diceva Mao Tse Tung: “Grande è la confusione sotto il cielo e quindi la situazione è eccellente”.
Alcuni deputati e senatori hanno preso la parola in assemblea per quattro minuti, come da regolamento. Molti non ne possono più del capo politico nè vogliono che si passi subito a una gestione collegiale: “Bisogna ricominciare dai territori, non si può chiudere la vicenda con le solite nomine”.
Lunedì, con ogni probabilità , Crimi incontrerà il capo delegazione Alfonso Bonafede e tutti i ministri e viceministri per fare il punto in vista della strada da intraprendere. Contestualmente ci sarà una consultazione via mail sulle tre proposte alla quale parteciperanno i parlamentari.
Se le tre proposte saranno sottoposte al voto su Rousseau o se invece saranno i big a decidere sulla base delle osservazioni dei parlamentari e dei rappresentanti territoriali non è dato saperlo.
Si cerca insomma una via d’uscita, un modo per venir fuori dalla confusione post sconfitta elettorale. Ma ancora i risultati sono scorsi: “Abbiamo un problema identitario”, dice Carla Ruocco. Le fa eco un collega: “Basta con la dittatura dei vertici e con le decisioni calate dall’alto”.
Non è un caso se molti di quelli intervenuti – a partire da Nicola Morra — abbiano chiesto di mettere fine ai procedimenti disciplinari, alle espulsioni, invocando una libertà di pensiero.
La giornata era iniziata nel modo peggiore. In tanti erano pronti a disertare: “Che senso ha riunirci se non è presente il capo politico. E poi è anche giovedì…torniamo a casa”.
Nei corridoi di Montecitorio si intravedono pochissimi deputati, complice il fatto che oggi non ci sono stati lavori d’Aula. Ma il Movimento 5 Stelle ha un appuntamento che era stato presentato come uno di quelli “con la storia”: un’assemblea congiunta di deputati e senatori durante la quale doveva essere annunciata la data degli Stati generali.
Per qualche ora si è rischiato che saltasse tutto, dal momento che solo ieri il reggente grillino aveva deciso di non presentarsi. Nel giro di poche ore scoppia il caos, regna la confusione, tutti contro tutti, tutti contro Crimi, che alla fine ci ripensa.
Nonostante sia diventato il bersaglio dello sfogatoio, il capro espiatorio a cui affibbiare le colpe della sconfitta elettorale, il capo politico sarà di fronte agli eletti. Ma in questo gioco morettiano del “mi si nota di più se vengo… ”, sono assenti i ministri, quelli che — la corrente Parole guerriere animata da Dalila Nesci — accusa di fare ‘caminetti’ in via Arenula o in una casa privata a due passi da Castel Sant’Angelo.
Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede, Stefano Patuanelli sono tutti a Palazzo Chigi alle 18.30, con il premier Giuseppe Conte, per una riunione sul 5G convocata dal sottosegretario grillino Riccardo Fraccaro in coincidenza con l’assemblea dei gruppi M5S. Neanche il presidente della Camera Roberto Fico è presente. Hanno deciso di esserci invece le ministre Lucia Azzolina e Fabiana Dadone, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà .
La presunta assenza di Crimi e la diserzione di quasi tutta la compagine grillina di Governo hanno portato tanti deputati e senatori a chiedersi che senso avesse partecipare alla riunione: “Dobbiamo sapere quando saranno gli Stati generali, se non ci viene detto è inutile andare”.
A metà pomeriggio il capogruppo alla Camera Davide Crippa ha dovuto mandare un ‘doodle’ per verificare le presenze. “Ci stiamo contando”, riferiscono dagli uffici della Camera. Dietro la richiesta inviata formalmente c’è la necessità di mettere a disposizione spazi adeguati, causa Covid. In realtà vi era il timore che alla fine l’assemblea andasse deserta o quasi.
A un certo punto si è pronti a ripensarci, a rinviare tutto a data da destinarsi ma mediaticamente sarebbe stato un duro colpo. Ed ecco che Crimi non si tira indietro e partecipa al collasso.
(da “Huffingtonpost”)
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