IL COLPO DI SPUGNA LEGHISTA SULLE SPESE PAZZE PER SALVARE IL CULO AI LORO IMPUTATI
L’EMENDAMENTO SCONCIO PER ELIMINARE IL REATO DI PECULATO: ORA VEDIAMO SE I PARLAMENTARI GRILLINI VOTERANNO ANCHE IL “SALVACORROTTI”
Un colpo di spugna sui processi “spese pazze” che in questi anni hanno coinvolto decine di consiglieri regionali, in tutta Italia.
E che, in particolare, salverebbe il fior fiore del leghismo di governo, nell’era gialloverde: Riccardo Molinari, Edoardo Rixi, coinvolti in Piemonte e Liguria in processi sugli scandali dei rimborsi con i fondi delle regioni.
Il colpo di spugna è in un emendamento leghista, all’articolo 1 del decreto “Spazzacorrotti”, pomposamente presentato come una scure legalitaria sulla politica allegra nella gestione del denaro. Emendamento su cui il governo aveva in prima battuta dato parere negativo ma che poi, proprio ieri, è stato invece “accantonato”.
E su cui ossi è andato in scena in commissione il grande freddo tra gli alleati di governo. Ma su questo torneremo tra un po’.
L’emendamento 1.61, inserisce alcune parole che modificano l’articolo del codice penale sul peculato, quello in base al quale sono sotto processo Molinari, Rixi e decine di consiglieri regionali in tutta Italia. Che, nella riformulazione, diventerebbe così:
“Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità AUTONOMA di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria SALVO CHE TALE DISTRAZIONE SI VERIFICHI NELL’AMBITO DI PROCEDIMENTO NORMATO DA LEGGE O REGOLAMENTO APPARTENGA ALLA SUA COMPETENZA, è punito con la reclusione da 4 anni a 10 anni e 6 mesi” (in maiuscolo le aggiunte dell’emendamento, ndr).
Adesso funziona così: un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio che, per ragioni del suo ufficio, si appropria di denaro commette peculato. Secondo la modifica il reato sussiste solo se il suo utilizzo non è normato da un regolamento interno.
Tradotto, un consigliere comunale o regionale che sia non può essere accusato di peculato, se l’utilizzo dei fondi che ha maneggiato sono disciplinati da un regolamento del suo gruppo.
Il caso è stato sollevato da Alessia Morani del Pd, e non solo. Che si è scagliata contro lo “spazza reati della Lega”.
Perchè evidentemente la norma, nella sua riformulazione, impatta sui processi in atto che riguardano i suoi esponenti di spicco: Riccardo Molinari, il capogruppo alla Camera, condannato in Appello per l’utilizzo dei fondi regionali in Piemonte e il viceministro Edoardo Rixi, indagato per peculato nella gestione dei fondi in Liguria. Tre anni a quattro mesi la richiesta del Pm. Sono i casi più eclatanti.
In verità , se l’emendamento dovesse passare sarebbe una vera “ammazza-processi” che stroncherebbe le varie “Rimborsopoli” che, in questi anni, hanno coinvolto in modo bipartisan parecchi consigli regionali: Lazio, Emilia Romagna, Abruzzo, per ricordare processi ancora in corso.
E — non è un dettaglio — renderebbe molto più facile la composizione delle liste che verranno.
Tanto per fare un esempio, la Lega vorrebbe candidare, alle Europee o alle prossime regionali, Alberto Cirio, uomo forte in Piemonte, incappato ai tempi in cui era consigliere regionale di Forza Italia nella “rimborsopoli”.
Di casi come questi ce ne sono parecchi, in tutti i partiti.
E si capisce come attorno alla norma si crea un caso politico. Con i relatori, dei Cinque stelle, che danno di nuovo parere negativo sull’emendamento. Normalmente, dopo il parere del governo, si procede al voto. E invece è stato di nuovo “accantonato”.
E sospesa la seduta, aggiornata a domani, in un clima di nervosismo e imbarazzo. Perchè per la Lega è quell’emendamento è vitale.
Per i Cinque Stelle è impotabile: “Non sarà mai legge”, dice il capogruppo M5s in Commissione Angela Salafia
E la decisione, come tutto in questa maggioranza, è affidata al tavolo tra Di Maio e Salvini.
(da “Huffingtonpost”)
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