IL DIS-SING TRA SERVIZI E TOGHE POTREBBE TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER I SERVIZI. UNO DEI PROBLEMI NEL DOCUMENTO SULLO SPIONAGGIO A GAETANO CAPUTI, CHE IL PROCURATORE DI ROMA LO VOI HA DEPOSITATO AGLI ATTI DELL’INCHIESTA SULLE FONTI DEL QUOTIDIANO “DOMANI” (RENDENDOLO VISIBILE AI GIORNALISTI), È CHE CONTENEVA ANCORA IN CHIARO I NOMI DEGLI AGENTI
SECONDO ALCUNI ESPERTI, QUEI NOMI NON AVREBBERO DOVUTO ESSERE NEL DOCUMENTO PERCHÉ CLASSIFICATO COME “RISERVATO” E NON COME “SEGRETO” E “SEGRETISSIMO”. L’ERRORE POTREBBE ESSERE STATO COMPIUTO IN ORIGINE DALL’AISI
Nessun indagato, per il momento. Un’indagine per rivelazione di atti che, nell’interesse della sicurezza dello Stato, sarebbero dovuti restare segreti. E la conferma di uno scontro tra pezzi dello Stato senza precedenti: Servizi contro magistratura, Palazzo Chigi contro il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi.
La procura di Perugia ha aperto ieri un fascicolo d’inchiesta dopo aver ricevuto un esposto del Dis, il Dipartimento dell’intelligence. La storia è quella ormai nota dell’indagine avviata dopo una denuncia del capo di gabinetto della premier Meloni, Gaetano Caputi: dopo alcuni articoli pubblicati sul quotidiano Domani , Caputi ha chiesto alla procura di Roma di individuare le fonti dei cronisti.
Nell’ambito degli accertamenti è stata depositata un’informativa dell’Aisi che ricostruiva alcuni accessi alle banche dati, legittimi, degli uomini dei Servizi su Caputi. Una volta letto il documento, i giornalisti-indagati chiaramente l’hanno pubblicato. Da qui, la furia di intelligence e Palazzo Chigi che ritengono che quell’atto avrebbe dovuto restare segreto.
Come ha spiegato nell’esposto il Dis, sarebbe stata violata la legge sui servizi segreti che impone di rendere consultabili e di non consegnare quel genere di atti. Una teoria che ora il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, dovrà studiare. Anche perché è dibattuta: la norma fa esplicito riferimento, dicono in procura a Roma, a un’autorità giudiziaria che «ordina» l’esibizione di documenti classificati. Mentre in questo caso non c’è stato alcun ordine. Ma soltanto una richiesta di acquisizione.
Di più: uno dei problemi è che nel documento siano restati i nomi degli agenti, che invece avrebbero dovuto restare anonimi. Ma, sostengono altri esperti, quei nomi non avrebbero dovuto proprio essere nel documento perché classificato come “riservato” e non come “segreto” e “segretissimo”.
L’errore potrebbe essere stato compiuto dall’Aisi, dunque. Insomma la questione è delicata. Certo è che si tratta di una vicenda senza precedenti. E che per il momento né Lo Voi né il pm titolare dell’indagine. Maurizio Arcuri, sono indagati.
(da La Repubblica)
Leave a Reply