IL GOVERNO DEGLI ANNUNCI: C’E’ IL “DECRETO DEL FARE†MA NON CI SONO I SOLDI, IMU E IVA ANCORA RINVIATE
IL PREMIER LETTA PROMETTE UN PIANO PER IL LAVORO DEI GIOVANI, MA IL PDL E’ IN RIVOLTA PER LA CASA
Per il governo è arrivato il momento del fare. Fare quel che si può, per la precisione, cioè poco. In Consiglio dei ministri questa settimana dovrebbe arrivare un ddl di semplificazioni, l’ennesimo: si lavora sulle certificazioni ambientali e sui permessi per gli ambulanti, sulla liberalizzazione dei cinema e l’abolizione di alcuni obblighi burocratici, sui soliti parrucchieri e il solito cambio di residenza (stavolta con annessa tassazione sui rifiuti), più altro ancora.
Roba forse utile sul lungo periodo — quando non si riveli una deregulation pericolosa, come fu per le “libere trivelle” in mare di Corrado Passera — ma senza alcuna speranza di innescare un percorso di crescita nel breve.
Roba, soprattutto, a costo zero.
Per vedere un po’ di soldi, ma pochi, bisognerà aspettare probabilmente la settimana prossima, quando arriverà in Consiglio un decreto sul lavoro che stanzia un miliardo in tre anni per l’occupazione giovanile: in pratica si tratta di non far pagare tasse e contributi sui nuovi contratti a tempo determinato per almeno un paio d’anni.
A quel punto Enrico Letta chiederà al Consiglio europeo di fine giugno di dirottare a questo fine altri fondi comunitari destinati ai paesi con alti tassi disoccupazione (programma “Youth guarantee”).
Nello stesso decreto dovrebbero trovare posto anche alcune modifiche alla legge Fornero per rendere meno ingessati e burocratici i contratti atipici.
Il problema, al di là dell’eseguità dei fondi finora recuperati, è che le imprese assumono quando vendono i loro prodotti e in questo momento, specialmente in Italia, il problema è proprio l’abisso in cui sono finiti i consumi privati (e pure quelli pubblici tra mancati pagamenti ai fornitori e tagli di spesa).
Per tutto il resto, il premier s’affida al tempo, che — dicono — guarisce ogni ferita, e aspetta. Sulle modifiche all’Imu e l’aumento dell’Iva, ha spiegato ieri mattina in un vertice di maggioranza, “ci atterremo al programma”.
Quale sia nessuno lo sa, tanto è vero che ognuno ha interpretato quelle parole come gli faceva più comodo, ma tant’è.
Se, per dire, il Pdl dà per scontata l’abolizione dell’imposta sulla prima casa e lo stop all’aumento di quella sul valore aggiunto (che scatta il 1 luglio), per l’esecutivo la faccenda è un po’ meno scontata: sull’Iva, fanno sapere da palazzo Chigi, Letta in Parlamento disse solo “faremo tutto il possibile per evitare l’aumento”.
Autotraduzione: “Ci proviamo, ma non è nel programma”.
Succede quando si mette un guardiano dei conti proveniente da Bankitalia al Tesoro.
Anche sull’Imu, ieri, Fabrizio Saccomanni ha continuato a parlare di “rimodulazione” dell’imposta facendo perdere le staffe ai berlusconiani.
Renato Brunetta, per dire, uscendo dall’incontro di palazzo Chigi ha puntato deciso sul ministro dell’Economia: “E’ un tecnico e farebbe bene ad attenersi alle indicazioni della maggioranza. Quindi, quanto meno parla e meglio è” (parole simili sono arrivate anche da altri).
In sostanza, l’ala belligerante del Pdl s’è convinta che il “programma” di Letta è rinviare tutto fin che si può, stare immobili fino alla tempesta prossima ventura (ieri sono tornate piccole tensioni sugli spread) e poi governare col paravento dell’emergenza. Alla Monti.
Se si danno per scontati i vincoli di bilancio imposti dall’Ue, infatti, Saccomanni ha tutte le ragioni e anche qualcuna in più.
La recessione accumulata finora è assai più alta di quella prevista dal governo per il 2013 (e andrà peggiorando), conseguentemente la dinamica delle entrate apre buchi sempre più consistenti nella fantasmagoria del governo tecnico salvatore del bilancio pubblico: “Dall’anno scorso — ha messo a verbale ieri il direttore del Dipartimento delle Finanze del Tesoro, Fabrizia Lapecorella — il gettito Iva è precipitato in maniera indecorosa, con flessioni drammatiche per il settore auto e per l’edilizia”.
In sostanza, l’Italia virtuosa che tiene il rapporto deficit/Pil sotto il 3% ha occupato lo spazio di un fine primavera piovoso: volendo tenere conto che ci sono ancora spese correnti da finanziare per il 2013 (un pezzo di Cig, le missioni militari all’estero da settembre, il rinnovo dei precari della P.A. da luglio), è evidente che non basterà spostare qualche cifra sul bilancio per sistemare tutto e fare pure contento il Pdl su Imu e Iva.
Commenti dal ministro dell’Economia? Nessuno.
Intervistato dal Tg2, ieri sera, è riuscito a non dire pressochè nulla: “Ci stiamo lavorando, manterremo gli impegni, abbiamo già fatto tanto” e via così.
Col che si dimostra che l’ex giovane democristiano Letta applica alla lettera la lezione di Giulio Andreotti: “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”.
Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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