IL GOVERNO ITALIANO POTEVA EVITARE L’ARRESTO DI CECILIA SALA? IL 17 DICEMBRE, GIORNO DEL FERMO DELL’IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, “FORMICHE” SCRIVEVA UN INTERESSANTE ARTICOLO SULLA “DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI”: “SI TEME CHE TEHERAN POSSA REAGIRE PRENDENDOLI IN OSTAGGIO PER METTERE PRESSIONE ALL’ITALIA”
COSÌ È STATO DUE GIORNI DOPO : “L’ITALIA HA DAVVERO ‘ALZATO LA GUARDIA’? SALA NON HA RICEVUTO MESSAGGI DI ALLARME, ‘ERA TRANQUILLISSIMA’, EPPURE UNA GIORNALISTA MOLTO NOTA COME LEI ERA UN ECCELLENTE BERSAGLIO” – “IL GOVERNO ITALIANO HA CAPITO SUBITO CHE L’ARRESTO DI ABEDINI ERA UN SERIO PROBLEMA POLITICO? O HA ATTESO CHE TEHERAN PROTESTASSE UFFICIALMENTE?”
La posizione di Washington è chiara: un portavoce del Dipartimento di Stato ha ribadito che il governo Usa “è a conoscenza” della detenzione di Sala e ha attaccato l’Iran che “sfortunatamente – ha detto – continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica”. Ma certo non saranno loro a fare un passo indietro.
Della “diplomazia degli ostaggi” iraniana scriveva, subito dopo l’arresto di Abedini, il sito Formiche.net, molto informato sul mondo dell’intelligence, ricordando i casi di decine di cittadini europei e occidentali arrestati nella Repubblica islamica e utilizzati come strumento negoziale per denaro, scambi di prigionieri e attenuazione delle sanzioni. Era il 17 dicembre. Da poche ore la polizia aveva dato notizia dell’arresto a Malpensa.
E Gabriele Carrer di Formiche osservava: “L’arresto in Italia e la richiesta di estradizione delle autorità americane hanno fatto alzare la guardia sulla situazione degli italiani e degli italo-iraniani in Iran e di quelli intenzionati a viaggiare nel Paese. Si teme che Teheran possa reagire prendendoli in ostaggio per mettere pressione all’Italia”.
Due giorni dopo, giovedì 19 dicembre, i guardiani della rivoluzione hanno arrestato Sala, che da allora è nel carcere di Evin, la prigione dei dissidenti.
Ma l’Italia ha davvero “alzato la guardia”? Per quanto ne sanno a Chora Media Sala non ha ricevuto messaggi di allarme, “era tranquillissima”, eppure una giornalista molto nota come lei era un eccellente bersaglio per i pasdaran, l’ala religiosa più conservatrice del regime.
Il governo italiano ha capito subito che l’arresto di Abedini era un serio problema politico? O ha atteso che Teheran protestasse ufficialmente, convocando il numero due della nostra ambasciata? Della protesta ha dato notizia l’agenzia di stampa iraniana il 22 dicembre, quando Sala era già stata arrestata, ma risaliva a qualche giorno prima.
Un altro indizio fa pensare a una certa sottovalutazione: Abedini, arrestato a Milano Malpensa, è stato inizialmente portato nel carcere di Rossano Calabro e trasferito a Opera solo il 26, su richiesta iraniana. Così, il giorno dopo, ha potuto ricevere la visita del console. E nelle stesse ore l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, ha potuto vedere Sala a Evin.
(da il Fatto quotidiano)
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