IL MODELLO MARCHE FINISCE IN RISSA TRA SALVINI E MELONI
IL BLITZ DELLA LEGA CONTRO IL PRESIDENTE ACQUAROLI
Un blitz tentato, una battaglia che sta per esplodere. Non si combatte a Roma, ma le conseguenze rischiano di arrivare presto. Matteo Salvini continua a ripetere che il governo è solido, «dureremo 5 anni». Basta spostarsi, però, nelle Marche, un tempo scenario del modello di governo del centrodestra a guida Fratelli d’Italia, per vedere le cose da un’altra prospettiva: la Lega sta facendo ballare in maniera sempre più decisa il governo regionale, guidato dal fedelissimo di Giorgia Meloni Francesco Acquaroli, chiedendo un rimpasto che il governatore di Fratelli d’Italia non vuole assolutamente.
Tutti sanno che toccare Acquaroli vuol dire toccare Meloni, e allora la sensazione di molti in via della Scrofa è che stia iniziando una guerra per procura. Se ne parlerà probabilmente anche domani al vertice del centrodestra sulle candidature. Anche perché anche in Abruzzo e Sardegna si registrano fibrillazioni simili e il sospetto dei meloniani è che Salvini voglia recuperare nei territori i consensi persi in questi anni.
L’assalto leghista non si produce in un territorio qualunque: le Marche sono state per la premier il grande laboratorio, la prima Regione conquistata (insieme all’Abruzzo), la prova provata di avere le carte in regola per poter governare. A lungo si è parlato, infatti, di modello Marche, tanto che Meloni nell’agosto del 2022 ha scelto Ancona per aprire la campagna elettorale che l’ha portata a Palazzo Chigi. Per poi tornare in piazza del Popolo in occasione delle elezioni comunali, alle quali per la prima volta dal dopoguerra la destra ha conquistato il capoluogo.
Il fatto che questa storia non sia solo una vicenda locale lo dimostra che il blitz leghista, almeno secondo quando ricostruiscono in FdI, sia partito con una visita di Salvini a Macerata venerdì scorso.
L’occasione formale era la presentazione di due consiglieri regionali passati nel gruppo del Carroccio, una dal M5S e un altro, ex Pd, da una lista civica.
Altro motivo per giustificare la trasferta del segretario era l’annuncio della candidatura al Parlamento Europeo di Mirco Carloni, deputato e presidente della commissione Agricoltura, «ma Carletti è di Fano, perché lanciare la candidatura a nove mesi dalle elezioni e a 100 chilometri da casa sua?», si sono chiesti in Fratelli d’Italia.
Ci dev’essere di più. E infatti c’era di più. Il giorno dopo, infatti, la leader marchigiana del Carroccio, Giorgia Latini, anche lei deputata, comunica ad Acquaroli la volontà di sostituire i tre assessori leghisti in giunta.
In particolare, le mire si rivolgono al responsabile della sanità, Filippo Saltamartini, i cui magri risultati stanno, secondo le analisi interne, pesando sul crollo dei consensi della Lega.
Acquaroli, però, non ci sta, vuole stabilità, anche perché solo un anno fa ha dovuto sostituire gli assessori eletti in Parlamento (tra i quali gli stessi Latini e Carloni) e rischia di perdere anche l’unico assessore di Forza Italia, che punta a candidarsi a sindaco di Fano. Secondo un retroscena del Corriere Adriatico, molti consiglieri temono che la consiliatura possa essere arrivata al capolinea.
I giorni successivi alla visita di Salvini sono stati segnati da riunioni finite con grida, tensioni sfociate in minacce e anche di proteste della Confindustria locale che teme di vedere nominato il terzo assessore allo Sviluppo economico in meno di tre anni, che in un territorio di alta tradizione industriale è un’anomalia difficile da spiegare. Acquaroli evita commenti e lascia filtrare che una soluzione si troverà, a Roma però sono meno ottimisti, anche perché alle Europee mancano oltre otto mesi.
(da La Stampa)
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