IL RACCONTO DEL COLLEGA IRANIANO DI CECILIA SALA: “L’HO INCONTRATA DUE SETTIMANE FA AVEVA IL VELO E RISPETTAVA LE REGOLE”
“I SUOI REPORTAGE NON GIUSTIFICANO L’ARRESTO. CIÒ CHE HA PUBBLICATO (IL FATTO CHE PER LE STRADE DI TEHERAN VI SIANO SEMPRE PIÙ DONNE SENZA CHADOR) LO RIPORTANO ANCHE I GIORNALI IRANIANI. È UN DATO DI FATTO, NON VI È NULLA DI SOVVERSIVO”
Saeed Azimi è un giovane e talentuoso giornalista iraniano. Lavora come corrispondente per France24 ed è molto ben inserito a Teheran. Il 14 dicembre ha incontrato Cecilia Sala in un ristorante della capitale iraniana, una cena tra colleghi per scambiarsi idee e contatti: è stato l’unico giornalista a vederla, cinque giorni prima del suo arresto.
«Mi ha detto che voleva lavorare sulle donne e chiedere interviste a esponenti dell’Asse della resistenza. Cecilia conosce bene le regole del lavoro qui in Iran, e non le ha violate», ci racconta da Teheran.
Dove vi siete incontrati?
«In un ristorante a Tehran nord, per cena. Non eravamo soli, c’era anche la traduttrice che le era stata fornita dall’agenzia Ivan Shahar. È rimasta con noi per tutto il tempo, parlava inglese, non italiano. Tutti i giornalisti di media stranieri che non hanno un ufficio di rappresentanza a Teheran devono ottenere il visto giornalistico per lavorare in Iran e appoggiarsi ad agenzie di comunicazione locale che forniscono traduttori e collaborazione per la copertura sul campo. È la procedura standard che Cecilia ha seguito».
Su cosa stava lavorando?
«Sulla condizione delle donne, sul tema del velo, ma voleva anche fare un reportage sull’economia. Aveva fatto richieste di interviste a esponenti dell’Asse della resistenza e le avevo suggerito di contattare una persona che lavora nell’ufficio di Hamas qui a Teheran e che ha già rilasciato interviste ad altri media, ma non credo avesse ancora risposto. Aveva anche chiesto interviste a diplomatici e funzionari di governo, insomma stava facendo un normale lavoro giornalistico».
Le ha manifestato preoccupazioni o paure?
«No, non mi ha detto che fosse preoccupata o che avesse notato qualcosa di insolito, di strano. Niente. Cecilia sapeva quali sono le regole del lavoro qui e si comportava di conseguenza per avere la possibilità di tornare. Non ha violato le regole, che io sappia».
Indossava il velo quando l’ha incontrata?
«Si, e lo aggiustava se le cadeva. Sa bene che il velo è obbligatorio in Iran».
Da quanto vi conoscete?
«Dal 2022, da quando ha cominciato a coprire l’Ucraina. Nel 2023 la intervistai per l’ Iran daily , un quotidiano governativo. Ha insistito molto per venire in Iran e ha seguito le procedure, era convinta che non ci fossero minacce. Credo di essere l’unico giornalista iraniano che ha incontrato a Teheran».
Pensa che ci sia un nesso tra il fermo di Cecilia e l’arresto di un cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi a Malpensa?
«So che ci sono contatti in corso tra le autorità italiane e iraniane per risolvere questa questione, spero che Cecilia venga rilasciata il prima possibile».
(da La Repubblica)
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