IL RENZIANO CARBONE FINISCE IN TRIBUNALE PER USO SPREGIUDICATO DELLA CARTA DI CREDITO AZIENDALE
SECONDO LA SOCIETA’ PER CUI LAVORAVA E’ STATA UTILIZZATA PER PRANZI E VIAGGI NON AUTORIZZATI
Prossima tappa il tribunale civile di Roma.
Magari a bordo della stessa Smart che l’onorevole avvocato del Partito democratico Ernesto Carbone aveva messo a disposizione di Matteo Renzi quando, prima di ricevere l’incarico per la formazione del governo, il futuro premier scorrazzava tra un palazzo e l’altro del potere romano.
Brillante parlamentare in ascesa, voce ufficiale del renzismo, tra un’intervista televisiva e l’altra Carbone in questi giorni è alle prese con un fastidioso contrattempo.
Tutto a causa dei suoi trascorsi di manager che, tra il 2012 e il 2013, lo hanno visto come presidente e amministratore delegato alla testa del Sin, la società controllata da Agea nata per sviluppare e gestire il Sistema informativo agricolo nazionale.
Il 27 marzo scorso, l’assemblea dei soci, su proposta dei nuovi amministratori, ha dato mandato al presidente del Cda, Francesco Martinelli, di esercitare l’azione di responsabilità nei confronti di Carbone.
Motivo: l’uso disinvolto della carta di credito aziendale durante la sua permanenza al Sin.
Una decisione presa sulla base «delle irregolarità riscontrate dal Collegio Sindacale per spese non riconducibili ai fini aziendali», si legge nel verbale d’assemblea.
Rilievi che già il 14 febbraio erano stati oggetto di una lettera di contestazione a Carbone delle spese ritenute illegittime.
In totale, oltre 20mila euro, quasi la metà relative a pranzi e cene, oltre a viaggi e trasferte, voli per Londra e Croazia, fatture per alberghi e hotel, noleggio di auto con conducente e acquisto di biglietti del treno.
Tutto regolare, secondo Carbone, che nella sua risposta alla lettera di contestazione, ha rivendicato la «piena legittimità » delle spese sostenute.
Risposta, però, pervenuta al Sin solo il 20 marzo, «due giorni dopo che la stessa Sin, essendo inutilmente decorso il termine per provvedere alla restituzione delle somme» contestate, gli aveva già inviato «una seconda comunicazione (datata 18 marzo) nella quale veniva intimata l’immediata restituzione dell’importo contestato».
Con tanto di avviso che, in caso di inottemperanza, sarebbe stata interessata l’autorità giudiziaria.
Giustificazioni, quelle di Carbone, che evidentemente non hanno convinto nè gli attuali amministratori nè, tantomeno, gli azionisti del Sin.
A favore dell’azione di responsabilità si sono pronunciati Agea, Almaviva (che, oltre a quello economico, ha invocato anche il «danno d’immagine» sofferto dalla società ), Auselda Aed Group, Sofiter, Cooprogetti e Agriconsulting.
Sei su sette, con l’eccezione di Ibm che, esprimendo «perplessità » non tanto sulle motivazioni dell’azione di responsabilità quanto per il rischio di «aumentare l’eco mediatica che continua ad investire» il Sin, ha invece preferito astenersi.
In tribunale, Carbone non sarà solo.
L’assemblea degli azionisti del Sin ha deciso di agire, per il recupero di ulteriori spese ritenute illegittime, anche nei confronti di altri due importanti dirigenti: l’altro ex presidente, Francesco Baldarelli e l’ex direttore generale Paolo Gulinelli.
(da “L’Espresso“)
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