IL SEQUESTRATORE DI PERSONE PROVA A DIFENDERSI CERCANDO DI COINVOLGERE CONTE CON L’ORIGINALE TEORIA GIURIDICA DEL “CONSENSO IMPLICITO”
CASO GREGORETTI, LA MEMORIA DIFENSIVA DI SALVINI FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI…LA RIDISTRIBUZIONE NON C’ENTRA UNA MAZZA CON IL SEQUESTRO DI PERSONE E SALVINI HA VIOLATO L’ART 53 DEL SUO STESSO DECRETO SICUREZZA CHE NON PERMETTE IL BLOCCO DI UNA NAVE MILITARE ITALIANA
Matteo Salvini vuole difendersi dall’accusa di sequestro di persona nel caso di Nave Gregoretti portandosi dietro Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.
Con la memoria depositata questa mattina alla giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato, che dovrà decidere se accogliere o no la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania intenzionato a sollecitare il rinvio a giudizio dell’ex titolare dell’Interno, ribadisce di aver «agito per difendere il mio Paese», ma soprattutto sosterrà che «ogni decisione è stata presa in maniera collegiale, condivisa anche nelle trattative con gli altri Stati dell’Unione europea per la distribuzione dei migranti».
Ora, tutti voi ricorderete che ai bei (si fa per dire) tempi in cui faceva il ministro dell’Interno, Salvini non pubblicizzava per niente la collegialità delle azioni di governo, anzi: a titolo di puro esempio basti ricordare la conferenza stampa congiunta con Di Maio e Conte in cui si annunciavano il reddito di cittadinanza e quota 100: nell’occasione, mentre il presidente del Consiglio e l’allora ministro dello Sviluppo e del Lavoro mostrarono cartelli con i due provvedimenti, il ministro dell’Interno si fece scattare una foto con il cartello di Quota 100, a sottolineare che il reddito non l’aveva voluto lui.
La stessa cosa riguarda le sceneggiate sulle ONG, dove Salvini si autoritraeva come unico protagonista della “guerra” con le navi cariche di naufraghi.
Oggi Salvini fa sapere che invece si trattava di azioni collegiali, dimostrando così a tutti di essere un “cazzaro verde”, come da definizione del Fatto, di prima qualità .
Spiega oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
In realtà in questi giorni la sua difesa è stata messa a punto con l’avvocato Giulia Bongiorno e punta «sull’interesse pubblico e sulla collegialità della gestione della vicenda». Alla memoria sono allegati diversi documenti «per dimostrare il coinvolgimento dei ministeri competenti e della presidenza del Consiglio per ottenere una redistribuzione degli stranieri in Paesi europei».
In particolare è citata la dichiarazione pubblica del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che aveva confermato «il dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell’Interno edella Difesa» e quella dello stesso Di Maio: «Per me l’Italia non può sopportare nuovi arrividi migranti, devono andare in Europa».
Ma anche i contatti con Palazzo Chigi che in una nota inviata ai giudici l’11 ottobre aveva invece scritto:«Nella riunione del Consiglio dei ministri del 31 luglio scorso la questione non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle questioni “varie ed eventuali” nè in altri successivi».
Ora, attenzione: è chiaro a tutti che la trattativa con l’Unione Europea sulla ridistribuzione dei migranti e la loro sosta in mare in attesa degli eventi sono due cose differenti.
Si poteva ottenere la distribuzione a prescindere dalla situazione in cui si trovavano le persone sulla nave italiana a cui Salvini ha impedito lo sbarco violando, come abbiamo scritto il 30 luglio 2019 e ribadito il 18 dicembre scorso (causando un curioso effetto-copia da parte di un nutrito stuolo di espertissimi) il decreto Salvini.
Ovvero il Decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53 noto anche come “Decreto Sicurezza Bis” prevede che il ministro dell’Interno con provvedimento da adottare di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e informato il Presidente del Consiglio «può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale».
Ora, spiega Carmelo Lopapa oggi su Repubblica, la strategia di Salvini è diventata proprio questa: trascinare Conte e Di Maio nella contesa per discolparsi. Ecco i punti della sua difesa riassunti sul quotidiano:
Punto primo. Nessun atto è stato compiuto da Matteo Salvini in quei cinque drammatici giorni di luglio per trarre vantaggio o lucrare politicamente dalla vicenda dei 131 immigrati a bordo del pattugliatore della Guardia Costiera Gregoretti. Tutte le decisioni sono state adottate nella sua qualità e nei suoi poteri di ministro dell’Interno.
Punto secondo. Delle sue determinazioni in tal senso sono stati sempre tenuti al corrente il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e i ministri competenti.
A conferma, ed è il terzo punto, ci sarebbe il fatto che pur essendo di dominio pubblico lo stallo della nave al largo di Catania e poi di Augusta, non è giunto alcun ordine in direzione opposta da parte di Palazzo Chigi.
Tesi che sarebbe suffragata, secondo la difesa del leader leghista, dalla copia delle “interlocuzioni scritte” avvenute in quei giorni tra il Viminale, la Presidenza del Consiglio, il ministero degli Affari esteri (guidato fino ad agosto da Enzo Moavero Milanesi) e organismi comunitari.
Infine ci sarebbe il precedente del caso Diciotti, che ha portato alla respinta della richiesta di processo per una vicenda analoga.
La questione però, per adesso potrebbe essere superata dai numeri: con i 5S schierati a favore, i 140 senatori del centrodestra potrebbero non bastare (difficilmente i 17 renziani salveranno palesemente il leghista). Stesso equilibrio in giunta: solo 10 su 23 in favore dell’ex ministro.
(da “NextQuotidiano“)
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