IN BIELORUSSIA LA MARCIA NON SI FERMA, ONDATA DI SCIOPERI IN TUTTO IL PAESE, ANCHE ALLA TV DI STATO
MACRON CHIAMA L’UE… TIKHANOVSKAYA: “PRONTA A GUIDARE IL PAESE”
Redazione vuota e musica pop: si è presentato così oggi il desk del telegiornale dell’emittente statale Belorus 1, all’indomani delle manifestazioni innescate dalla
contestata rielezione del presidente Aleksandr Lukashenko.
L’assenza dei giornalisti è stata interpretata, anche dai corrispondenti di testate straniere, come un segno di supporto alla protesta contro il capo dello Stato.
I lavoratori bielorussi sono in sciopero e si stanno riunendo in comitati, ha detto il portale internet Tut.by.
Secondo il portale, i dirigenti delle imprese hanno avuto un altro incontro con i lavoratori oggi e hanno esortato tutti a mettere per iscritto le loro richieste senza interrompere il processo di produzione. Tuttavia “il voto per lo sciopero è stato praticamente unanime; stanno formando comitati di sciopero e si preparano a notificare formalmente all’amministrazione, tramite il sindacato, che la produzione sarà interrotta”, ha detto tut.by.
Tra le richieste avanzate, l’annullamento delle elezioni e lo stop delle violenze contro i manifestanti. Anche alcuni dipendenti della Belteleradiocompany, che riunisce le televisioni e le radio di Stato, sono in sciopero e alle 9.00 è stato mandato in onda per diversi secondi un divano vuoto. Lo riporta Interfax.
Svetlana Tikhanovskaya si dice pronta ad “agire da leader nazionale” per riportare calma e normalità in Bielorussia, secondo quanto riporta l’agenzia russa Tass che dà notizia di un nuovo messaggio video della leader dell’opposizione. “Sono pronta ad assumermi la responsabilità e ad agire da leader nazionale affinchè il Paese si calmi e riprenda un ritmo normale”, ha detto nel messaggio video diffuso tramite YouTube, in cui chiede “elezioni reali, giuste e trasparenti che siano accettate senza condizioni dalla comunità internazionale”.
Si muove, intanto, l’Unione europea . Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha convocato per mercoledì un Vertice Ue straordinario sulla crisi. Lo ha annunciato lo stesso Michel sul suo account Twitter.
“I bielorussi hanno il diritto di decidere del loro futuro ed eleggere liberamente il loro leader. Le violenze contro i manifestanti sono inaccettabili e non possono essere autorizzate”, ha scritto Michel convocando il vertice per le 12.
“L’Unione europea deve continuare a mobilitarsi al fianco delle centinaia di migliaia di bielorussi che manifestano pacificamente per il rispetto dei loro diritti, della loro libertà e della loro sovranità ”.
A scriverlo è il presidente francese Emmanuel Macron in un tweet pubblicato mentre decine di migliaia di persone erano riunite a Minsk per chiedere la fine del regime del presidente Aleksander Lukashenko, recentemente rieletto per la sesta volta dopo una contestatissima tornata elettorale.
Lukashenko, al potere dal 1994, replica con durezza alle proteste. “Non dovreste mai aspettarvi che io faccia qualcosa perchè messo sotto pressione” ha detto il leader bielorusso, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Belta, commentando le proteste di piazza. “Fino a quando non mi ucciderete, non ci saranno nuove elezioni, perchè altrimenti non ci saranno più le grandi fabbriche del Paese. Tutto sarà distrutto”, ha affermato di fronte agli operai della fabbrica di camion Mzkt, che ha citato esplicitamente insieme alla Maz, che produce automobili, e alla BelAz, un’altra fabbrica di camion.
Preoccupazione in Polonia, che sta monitorando la situazione al confine. Il vice ministro della Difesa Wojciech Skurkiewicz ha detto che “nè la Polonia nè altri paesi europei cadranno nella trappola di Lukashenko. Stiamo guardando a quanto accade in Bielorussia come tutti gli altri Paesi Nato. Non resteremo passivamente a guardare”.
In Bielorussia ieri è stato il giorno delle marce. L’annunciata e attesa grande ‘Marcia per la libertà ‘, che i media descrivono come la più grande manifestazione nella storia bielorussa, ha invaso pacificamente le strade di Minsk con decine di migliaia di persone – 100.000 secondo l’Afp – mentre in un vicino quartiere Lukashenko arringava dal palco una decina di migliaia di suoi sostenitori, convocati per una contromanifestazione, chiamandoli a difendere l’indipendenza nazionale. Un braccio di ferro che si è consumato sotto l’inquietante ombra di un possibile intervento russo di ‘assistenza militare’, evocato non troppo velatamente da Vladimir Putin.
La grande marcia, preceduta sabato dal mesto funerale del manifestante ucciso lunedì scorso negli scontri con la polizia, arriva simbolicamente a una settimana esatta dalle contestatissime elezioni presidenziali, che hanno consegnato, con un ‘bulgaro’ 80% di suffragi, il sesto mandato consecutivo a Lukashenko, ormai al potere da 26 anni.
Nel giorno in cui Papa Francesco all’Angelus ha rivolto un pensiero alla Bielorussia con un “appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al rispetto della giustizia e del diritto”, la grande folla lungo il grande Viale dell’Indipendenza, sotto un cielo azzurro, ha srotolato un lungo nastro coi vecchi colori nazionali – bianco, rosso e l’emblema di San Giorgio -, ha innalzato migliaia di bandiere, palloncini, striscioni; ha cantato e scandito il mantra “Vattene!”.
La Marcia per la libertà è il punto culminante di una settimana di proteste, scontri e tensioni iniziata con la violenta repressione – almeno due manifestanti morti, oltre 6.700 arresti, feriti e notizie di pestaggi e torture da parte delle forze di sicurezza e l’autoesilio nella vicina Lituania della candidata anti-Lukashenko, Svetlana Tikhanovskaya.
Poi la violenza è diminuita, ma non la voce dell’opposizione, che venerdì ha proclamato alcuni scioperi.
“L’ultimo dittatore d’Europa”, messo in un angolo da cui non riesce ad avere ragione della piazza, nè con la forza nè con atteggiamenti più concilianti, sabato ha chiesto aiuto a Mosca. Dopo una conversazione telefonica sabato stesso, Lukashenko ha detto di aver ricevuto rassicurazioni da Putin, che avrebbe garantito il suo “aiuto” per “mantenere la sicurezza”, minacciata da forze “esterne”. Oggi lo stesso Cremlino, a seguito di una seconda telefonata, ha promesso di “assistere” se necessario la Bielorussia “sulla base del comune patto militare” che lega Mosca a sei repubbliche ex sovietiche.
Un fantasma, quello dell’intervento russo, reso vivido dei recenti esempi di Ucraina e Crimea e si alimenta del presupposto che le varie rivoluzioni ‘colorate’ nell’Est europeo siano state guidate da forze oscure pilotate dall’estero.
Intanto continuano le defezioni fra gli stessi funzionari dello stato, con l’ambasciatore bielorusso a Bratislava che oggi ha detto di solidarizzare con “coloro che sono usciti nelle strade delle città bielorusse con marce pacifiche per far sentire la loro voce”.
(da “Huffingtonpost”)
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