INTERNET VELOCE: L’ITALIA E’ FERMA DA SETTE ANNI
UNO STUDIO DELL’UNIVERSITA BOCCONI LANCIA L’ALLARME SUI PESANTI RITARDI NELLA POSA DELLE FIBRE OTTICHE: SIAMO FERMI DAL 2003….PREVISTO UN COSTO DI 13 MILIARDI PER COMPLETARLA, UN ABBONAMENTO COSTEREBBE CIRCA 30 EURO AL MESE, NECESSARIA UNA SOLA RETE ULTRAVELOCE
Internet ultra veloce è una strada dove e-mail, documenti e video viaggiano a una velocità di 30 mega.
Da tempo il Garante delle Comunicazioni preme sul governo perchè questa rete sia realizzata al più presto anche in Italia.
Per avere un quadro dei costi ha commissionato uno studio all’Università Bocconi di Milano.
Il cantiere italiano è ormai fermo da circa sette anni: di fibre ottiche, la sola tecnologia in grado di ospitare internet veloce, Fastweb ne ha posate tante, ma solo fino al 2003.
Dato che anche Telecom esita, di fatto l’Italia è bloccata da anni, quando invece dovrebbe correre.
Siamo ancora alle prese con una rete in rame superata e con un tasso di guasti crescente.
Internet veloce avrebbe un impatto immediato sul benessere nazionale e i costi sono certamente importanti, ma non impossibili.
Secondo la Bocconi, la soluzione ideale sarebbe una ragnatela che andrebbe a coprire il 50% del Paese e che si spinga dentro le case degli italiani.
Il prezzo sarebbe di circa 13,2 miliardi di euro.
Il documento della Bocconi si chiede quanti soldi lo studente o l’impresa dovranno pagare per abbonarsi a questo internet super veloce: è stata calcolata una cifra tra i 25,56 e il 29,77 euro al mese per ogni abbonato. Secondo la Bocconi non ci sono le condizioni per realizzare due reti in concorrenza tra loro, se ne potrà fare una sola.
Il garante dovrà quindi stabilire un canone di affitto della Rete e lo pagheranno tutte le società che vorranno usarla.
La Bocconi non dice chi dovrà realizzarla questa rete, se la Telecom, lo Stato o altri: certamente la società titolare troverebbe facilmente capitali sul mercato, attraverso l’offerta di azioni o di obbligazioni, soprattutto se intervenisse una garanzia pubblica.
Se nascerà una nuova rete, Telecom andrà incontro alla rottamazione della vecchia struttura in rame che verrebbe abbandonata dalla clientela.
Telecom avrà quindi diritto a un risarcimento dai 5 ai 15 miliardi, secondo lo studio bocconiano.
Se la situazione però non si sblocca a breve, rimane l’allarme di fondo: l’Italia resta staccata nel mondo occidentale rispetto ad altri Paesi che utilizzano la nuova tecnologia.
In questo caso si tratta di decidere rapidamente cosa si vuol fare e come.
O ci pensa lo Stato attraverso società collegate o ci si affida a qualcuno, mantenendo un controllo.
L’unica cosa che non ci si può permettere è continuare a sonnecchiare su questo grande tema tecnologico mentre altri governi europei corrono.
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