INTERVISTA A BERLUSCONI: “L’IMPORTANTE E’ CHE SIA GARANTE, ANCHE SE DI SINISTRA”
SILVIO APRE A RENZI E NON ESCLUDE UN CANDIDATO PD ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA: “E’ GIUSTO SCEGLIERE INSIEME ANCHE IL CAPO DELLO STATO”
«Il problema non sono le radici politiche. Ma che sia un presidente della Repubblica equilibrato, un garante ». Niente pregiudiziali, nemmeno nei confronti di un rappresentante del Pd. O di quella area.
Silvio Berlusconi cambia lo schema di gioco. Ogni volta che negli ultimi venti anni si è eletto il capo dello Stato, il paletto piantato con forza è stato sempre lo stesso: non uno di sinistra. Adesso la tattica viene rivoluzionata. È pronto a «concorrere » anche per la scelta di un Democratico. Purchè capace di essere «garante di tutti». Una svolta in grado di cambiare marcia al dibattito in corso sul successore di Giorgio Napolitano.
L’attuale presidente della Repubblica, infatti, non ha ancora rassegnato le dimissioni, ma giovedì scorso ha confermato che il giorno dell’addio è ormai «imminente ». Il suo secondo mandato con ogni probabilità terminerà a metà gennaio. E le prime votazioni per il nuovo capo dello Stato non ci saranno prima della fine di gennaio. Eppure, nonostante manchi più di un mese a quell’appuntamento, la grande corsa verso il Quirinale è già partita. Una “maratona” con tanti candidati e soprattutto una quantità enorme di punti interrogativi. Il leader di Forza Italia, allora, vuole sgombrare il campo da alcuni di questi. E dai dubbi che ruotano intorno alla linea che seguirà il suo partito.
Come spesso capita da quasi un anno a questa parte, da quando cioè ha cominciato a scontare la sua condanna dopo la sentenza del processo Mediaset, l’ex Cavaliere è rimasto per tutta la domenica a Villa San Martino, ad Arcore. Impegnato nella registrazione di un video che sarà trasmesso per Natale nei club di Forza Italia.
Il tono della voce è basso. La condizione di affidato ai servizi sociali ha avuto un evidente effetto sul suo umore. «Tutti mi chiedono come sto. E come vogliono che stia? In libertà condizionata », ammette senza troppi giri di parole. «Anche se tra poco finirà ». «Fino ad allora preferirei non fare interviste, non voglio parlare. Ho evitato di espormi, non ce n’è bisogno».
Capisco, però ormai tutti sono concentrati sulla presidenza della Repubblica. Ne discutono tutti, è uno spartiacque di questa legislatura. La gara per salire sul Colle è iniziata. Lei avrà delle preferenze?
Si ferma un attimo. Sembra quasi che non voglia rispondere. Ma poi si lascia andare. «Guardi, nei giorni scorsi mi hanno anche attribuito l’indicazione di Giuliano Amato. Ma non è vero. Io ho tracciato un identikit. Ho sempre pensato e ancora penso che il presidente della Repubblica debba essere una persona equilibrata, seria, competente e che non stia da una parte sola».
Ritiene che questo identikit si attagli su qualcuno?
«Qualunque cosa io dica, verrebbe interpretata come il tentativo di bruciare questo o quel candidato. E io non voglio bruciare nessuno. Non intendo fare liste prima che l’argomento debba essere affrontato ufficialmente ».
Il punto, però, è se lei e il suo partito sarete della partita oppure no.
«Ecco, di questo sono sicuro. Ossia, sono sicuro che dobbiamo concorrere all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Del resto, è una logica conseguenza ».
Una logica conseguenza di cosa?
«È una logica conseguenza del fatto che noi stiamo partecipando all’approvazione delle riforme. Noi non ci sottrarremo nè sulle modifiche alla Costituzione nè sulla nuova legge elettorale. Quindi pensiamo di poter contribuire anche sul capo dello Stato».
Fa parte dunque del patto del Nazareno?
«No, non ne fa parte. Dico solo che votando insieme la nuova Costituzione, si può votare insieme anche per il Quirinale».
Ne ha già parlato con Renzi?
«No. Ma vedo che il presidente del consiglio continua a dire che il successore di Napolitano va scelto con il concorso di tutti. Con il concorso nostro, della Lega, del Movimento 5Stelle. È giusto così, siamo d’accordo».
Anche i grillini?
«Lo dice Renzi. Per quanto ci riguarda, comunque, il discorso è semplice: per eleggere il presidente della Repubblica c’è bisogno di un certo numero di voti. Noi in Parlamento abbiamo circa 150 “grandi elettori”. Vogliamo concorrere. Non c’è niente di diverso da questo. La mia posizione è assolutamente in linea con quello che serve».
Lei dice che Forza Italia ha 150 tra parlamentari e rappresentanti delle regioni. Però il Pd ne ha oltre 450. È probabile che tocchi a democratici indicare un nome.
«Vedremo cosa accadrà . Vedremo se e cosa il leader dei democratici ci dirà ».
Ma sarebbe un problema per lei se il candidato fosse espressione di quel partito o di quell’area?
«Noi guardiamo alla persona. Non ha importanza se è di quella parte o di quell’altra. Non va giudicata dal fatto se ha radici in un’area o in un’altra. Si deve trattare di una persona seria, accettata da tutti. Deve essere un garante per tutti quanti. Che svolga il suo ruolo di garanzia nei confronti di ognuno e non di una sola parte. Solo questo, punto e basta».
Ed è sicuro di portare con se l’intera dote dei 150 “grandi elettori” di Forza Italia? Nel suo partito sembra esserci un bel po’ di confusione.
«Non mi pare che ci siano divisioni. Ne sono certo e poi tra un po’ spero di tornare in pista».
Perchè dice “spero”?
«Perchè i magistrati devono decidere se applicare lo sconto dei 45 giorni ogni sei mesi di pena ».
Ha dei dubbi?
«Io no. La mia buona condotta non è in discussione. Sono stato assolutamente ligio alle direttive. Non sono mai mancato un giorno nell’espletamento del mio servizio sociale. E lì, alla Sacra famiglia sono proprio contenti di quel che ho fatto. Nessuno si è lamentato, anzi sono sistematicamente apprezzato. Quindi spero a febbraio di poter tornare in pista. Ora devo salutarla. E non mi faccia dire niente ».
Claudio Tito
(da “La Repubblica”)
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