INTERVISTA A FITTO: “SILVIO CI STUPISCA, ORA LE PRIMARIE, BASTA SCELTE IMPOSTE DALL’ALTO”
IL PIU’ VOTATO ALLE EUROPEE: “SERVE LEGITTIMAZIONE POPOLARE”
Basta con «le scelte imposte dall’alto», con i casting per selezionare la classe dirigente, con riti «ormai superati» come quelli dei congressi.
E basta con «il gioco perverso dei pettegoli che alimentano divisioni, che spargono veleno su di me e altri colleghi» raccontando di «presunti sfoghi del presidente poi regolarmente smentiti con secche note».
È ora che Silvio Berlusconi «la cui leadership non è in discussione, ci stupisca. Perchè lui deve essere il motore del cambiamento del nostro partito, quello che salvaguardando il passato ci traghetta verso il futuro».
Raffaele Fitto, forte del suo consenso elettorale da più votato fra gli azzurri, torna a chiedere con forza «le primarie a tutti i livelli» per dare una scossa al partito. Prima che sia troppo tardi.
E sempre «con assoluta lealtà , quella di chi non se ne è andato, non se ne va e non se ne andrà » e di chi parla «sempre in onda, non fuorionda…».
Ce l’ha per caso con Giovanni Toti, considerato il suo avversario nel partito?
«Io non faccio polemiche con nessuno. Ma dico che siamo a un crocevia decisivo per il partito, e chiedo a Berlusconi di guidare lui, con la sua leadership, questa delicatissima fase».
Cosa è successo alle Europee che sta provocando il terremoto in FI?
«C’è un confronto vero e reale, che è sempre positivo. Non ci sono nè congiure nè complotti. C’è necessità di guardare negli occhi la realtà senza sottovalutare l’accaduto».
Perchè avete perso le elezioni?
«Usciamo da anni di guerra a Berlusconi, che ha impedito di avere un centrodestra autonomo e compatto. È inaccettabile il tentativo di liquidare la nostra esperienza politica, o di dare una lettura ingiusta e falsata della nostra storia».
La «guerra» va avanti da anni, lei dice, ma la sconfitta pesante è arrivata solo adesso…
«E adesso è il momento di reagire. Partendo dalla consapevolezza che Berlusconi ha fatto una campagna elettorale generosa, coraggiosa, tra mille difficoltà , e che il nostro elettorato non si è spostato altrove, ma si è rifugiato nell’astensionismo mandandoci un messaggio chiaro: vi svegliate o la prossima volta dobbiamo votare per altri?».
Come si risponde a questo grido?
«In due modi. Primo, rielaborando i nostri progetti e programmi, facendo tornare centrali nel Paese temi come la riduzione delle tasse, il lavoro, la sburocratizzazione, sfidando Renzi sul terreno dell’innovazione».
Secondo?
«Riorganizzando il partito. Ferma restando la leadership di Berlusconi, dobbiamo avere la capacità – e lui per primo – di innovare, invertendo un meccanismo che non può più proseguire. Basta con le nomine dall’alto a tutti i livelli, sì alle scelte sulla base della legittimazione popolare. Servono le primarie per dare l’idea chiara che non stiamo operando solo manutenzione dell’esistente, ma la ricostruzione del centrodestra».
Berlusconi, che lei chiama a guidare questo processo, non pare esattamente entusiasta delle primarie…
«Berlusconi può e deve entrare nella storia non come i suoi nemici vorrebbero ci entrasse, ma come il fondatore di un centrodestra che abbia prospettiva e futuro».
Lei sa che c’è chi teme, nel suo partito, che dietro la bandiera delle primarie ci sia il tentativo di scalare FI, «tradendo» Berlusconi.
«So che sono stufo di questo gioco perverso del raccontare ai giornalisti frasi attribuite al presidente e poi smentite. Ai giochetti dei pettegoli, lo ripeto, non ci sto. L’altra sera, dopo l’ufficio di Presidenza, qualcuno metteva in giro che ero a cena con un gruppo di “congiurati” per organizzare chissà quale rivolta. Beh, ho telefonato a Berlusconi e gli ho passato due dei miei commensali: i miei bambini che gli parlavano di calcio…».
Chi sono questi «pettegoli», chi sono i suoi nemici?
«Non lo so, ma è doloroso sentire da mesi che si sparge veleno su di me e altri colleghi. Però non si illudano: io qui resto e resterò. Se si deve porgere l’altra guancia, io non ne ho due, ne ho cento…».
Lei ha contestato la scelta di Berlusconi di nominare Toti e Cattaneo «capi scouting» di «mille azzurri», da selezionare in estate. Perchè?
«Perchè le selezioni dall’alto non hanno più senso».
Non è che il suo timore è che si rafforzi il «cerchio magico», quello che vi terrebbe lontani dal vero potere?
«Io non penso che esistano cerchi o cerchietti, ma persone che, continuando con i pettegolezzi,invece fanno del male al partito, quando dovremmo parlare di programmi, idee, su questo contrapporci».
Ma se Berlusconi chiede di andare a cercare sul territorio volti e facce nuove, che male c’è?
«Io non credo sia più il tempo delle selezioni. Sono gli elettori che devono scegliere ed essere coinvolti, dal più piccolo comune a livello nazionale».
Come immagina le primarie?
«Per tutti gli organismi di partito e successivamente di coalizione, sapendo bene che il leader è e resta Berlusconi. Non dobbiamo aver paura di guardare negli occhi la nostra gente, di tornare tra di loro per convincerli: una classe dirigente, in un momento come questo, deve essere legittimata dal consenso popolare».
Perchè i congressi non andrebbero bene?
«Temo siano meccanismi lenti e superati. È necessario allargare la partecipazione dei cittadini fuori dalla cerchia dei nostri dirigenti. Non abbiamo tempo da perdere, servono meccanismi forti, servono nuovi protagonismi. Berlusconi può guidarci e stupirci. Lo faccia».
Paola Di Caro
(da “il Corriere della Sera“)
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