INTERVISTA A MARCHINI: “RENZI COME UN GIUDICE DI X FACTOR”
“PENSO A UN SENATO ROMANO CON VANZINA”
Renzi ha detto di Alfio Marchini: «Marchini non è in partita». Ma lui, il candidato sindaco più corteggiato della capitale, la bolla come una battuta infelice «più degna di un giudice di X Factor che di un premier», dice a Corrierelive.
E sogna un Senato romano, con Vanzina senatore a vita, dove recuperare quel senso civico che manca alla città .
Possibile che sarà proprio lui, l’imprenditore che si candida senza partiti, pur avendone un passato pieno, a conquistare Roma?
«Ho imparato sulla mia pelle che impossibile è un’opinione. Era impossibile tre anni che prendessimo il 3%, è successo. Era impossibile che Marino andasse a casa, è successo. Credo sinceramente che l’infelice battuta di Renzi sia più degna di un Crozza-giudice di X factor che un premier alle prese con una nazione in guerra».
Renzi ha paura di un modello Marchini?
«No, credo sia concentrato su cose più importanti, come la guerra, o il Pil che non cresce»
«Le buche contano di più delle ideologie»
Da membro della famiglia di sinistra a fuoriuscito: «Di una cosa bisogna farsene una ragione: gli estremismi ideologici non possono generare quei cambiamenti che ci aspettiamo. C’è bisogno di un estremismo del buon senso. Soprattutto quando si parla dell’amministrativo: c’è bisogno di cose concrete, delle buche da coprire, degli autobus che arrivino in tempo. Il vecchio schematismo centrosinistra-centrodestra dove di giorno fanno finta di litigare e di giorno spartiscono tutto, si è realizzato. E non ci è piaciuto. La nostra famiglia si muove in un percorso ideologico libertà di religione, parola, dal bisogno e dalle paure. Gli estremismi hanno creato una società piena di paure. Il welfare così com’è non sta in piedi e non vedo nessuna ricetta seria».
Ma della famiglia di centrosinistra, della cena con D’Alema, Cuccia, etc.- cosa resta a Marchini?
«Non c’è futuro senza memoria, piuttosto che per la rottamazione sono per un cambiamento, che però tenga conto del passato: quel bisogno di tenere insieme una comunità va conservato».
Il senso del civismo
Il partito della nazione? «E’ un progetto che non esiste, che sta sulla carta, credo che abbiamo bisogno di altro: noi siamo un movimento civico. Colui che capisce che la propria felicità non è un discorso individuale ma legato a quello degli altri, intraprende un percorso civico. La politica dovrebbe contenere il civismo, se non lo contiene non va bene. Non vedo questa preoccupazione del civismo come se dovesse togliere qualcosa a qualcuno».
Possibile vincere le elezioni a Roma senza avere un partito?
«I fatti hanno un senso: era mai credibile , avrebbe mai scommesso che il Pd del 40% avrebbe cacciato Marino?», ribadisce Marchini.
La questione Marino
Vero che senza la sua di firma i 19 consiglieri non avrebbero firmato per le dimissioni di Marino?
«Nessuno mi ha chiesto una mano, noi ci eravamo già autosospesi a giugno, avevamo detto che quel governo della città non poteva andare avanti. Non c’è stato nessun annuncio trionfale da parte mia, ma dal notaio si è registrato che quel vecchio meccanismo non era più in grado di governare la città . Se non c’erano i nostri voti, Marino non sarebbe andato a casa».
«Siamo come Ciudadanos di Rivera»
Perchè la gente dovrebbe votare Marchini e non i 5 Stelle?
«E’ lo stesso motivo per cui in Spagna si vota Ciudadanos di Albert Rivera e non più Podemos: per spezzare il bipolarismo».
Se Marchini diventasse sindaco, il progetto dello stadio della Roma che fine farebbe? «Andrebbe potenziato sulla parte infrastrutturale», dice Marchini, che non ha nascosto in passato di non approvare quel progetto.
Ma sulla questione alleanze Marchini glissa: «Ho grandissimo rispetto per i partiti, per quanto reputo che abbiano fallito in questi anni a Roma: ma io presenterò insieme a una squadra straordinaria un’idea programmatica di Roma, è qualcosa di diverso. Noi abbiamo un’identità che non può essere cambiata. Un movimento civico incide politicamente. Per sgombrare il campo, che faremo? Stiamo presentando un piano quinquennale di Roma. Le prime dieci delibere sono già scritte, per cui dopo Natale andranno su internet, verranno pubblicate e i cittadini potranno intervenire. Non è il programma che vale tutto e nulla, ma una delibera che funziona».
Le priorità
I primi problemi di Roma?
«Sicurezza; lavoro; i trasporti e le strade lasciate a colabrodo; la semplificazione; e i rifiuti. Poi c’è il decoro: ci sono ancora 500 persone che lavorano nell’Ufficio decoro, di cui 300 giardinieri, che potrebbero essere messi in strada con una pettorina e occuparsi degli spazi dei municipi».
Prima i tram e poi la metro
Secondo Marchini, «abbiamo la possibilità di potenziare in tempi molto brevi la copertura tranviaria. Una linea che va sul lungotevere, ad esempio. L’8 che possa arrivare fino al Colosseo. Un’altra linea che passa da Caracalla e torni indietro. Sono cose che hai tempo di fare in cinque anni. La metro C è importante come opera, va razionalizzata, ma non dimentichiamoci che non siamo Parigi nè Londra. Quindi prima diamo ossigeno al traffico, liberiamo le risorse, poi ci ragioniamo sulla metro C. Atac? Ha un problema strutturale, non ha una contabilità industriale, fatta per fare utile sugli investimenti, ma è destrutturata, va reimpostata in maniera intelligente. Prima devo renderla efficiente, poi devo pensare se c’è troppo personale. C’è gente che non paga? Facciamo i tornelli. Gli autobus? Il 70% ha nove anni di vita, il 70% dei costi di manutenzione è dovuto al fatto che sono mezzi vecchi, devi fare investimenti seri e puntuali. Una volta che hai rimesso in moto l’azienda, e eliminate le ruberie, si può pensare a una razionalizzazione. Se fa una newco e trasporta le problematiche di quella vecchia, non si cambia niente».
Vanzina senatore a vita di Roma
Come si può combattere lo scarso senso civico dei romani?
«Galli della Loggia ha fatto una foto oggettiva: questa situazione secondo me non si può riprendere senza uno sforzo collettivo. Se aboliscono il Senato, a Roma costruiamo il Senato: senatori a vita per la città di Roma, gratuitamente. Voglio fare Enrico Vanzina senatore a vita per Roma, voglio istituire un servizio civile per Roma, un obbligo fondamentale per chi vuole legare la propria felicità alla città a cui appartiene. Ho già detto ai miei figli che dovranno farlo per 5 anni».
Quindi al referendum Marchini voterà per o contro il referendum sulle riforme?
«Io credo che se si aveva un po’ più di coraggio e si andava verso l’abolizione del Senato, sarebbe stato più semplice. Da un punto di vista complessivo democratico, non credo che i padri della nostra Costituzione sarebbero tanto contenti di questa riforma, io la sto studiando».
Antonello Venditti potrebbe entrare in Senato?
«No, lo lasciamo cantare. Lo svago è fondamentale, i giovani devono poter venire e stare bene, anche gratuitamente».
Uno scambio con la Chiesa
Roma deve essere «Capitale del Paese, europea, del Mediterraneo e della Santa Sede», dice Marchini.
«Noi dobbiamo rivendicare con fermezza il primato delle forze laiche e repubblicane per la gestione dell’amministrazione. Corcolle, ad esempio: è un quartiere abbandonato, dove hanno un problema drammatico. Ci sono centinaia di bambini che non hanno un asilo nido, poi ci sono tante parrocchie che hanno delle sale vuote. Allora dobbiamo chiedere alla Chiesa che metta a disposizione quelle strutture. Dobbiamo usare il rapporto con la Chiesa perchè ciascuno possa fare la sua parte: non paghi l’Imu ma mi metti a disposizione quei locali. E io ti fornisco anche la vigilanza. Lo dico da cattolico praticante credente e peccatore».
«Siamo in guerra»
«Penso che il Papa abbia in mente cose più importanti di me, penso che stia portando avanti un’opera di cristianizzazione fondamentale. Anche la religione cristiana ha avuto momenti di fondamentalismo, ma ora stiamo vivendo quella islamica: è una vera e propria guerra, che porterà a una redifinizione dei confini dei Paesi del Mediterraneo. Roma oggi è una città a rischio, ma come tutte».
Il contratto coi romani? «No, grazie»
Da Berlusconi ha ricevuto degli endorsement che ha detto di «apprezzare tanto più perchè non richiesti», ma al contrario di quanto fece il leader di Fi a Porta a Porta nel 2001, Alfio Marchini si rifiuta di firmare un contratto con i romani.
Al termine dell’intervista a CorriereTv, il giornalista Tommaso Labate ha proposto a Marchini di firmare in diretta un «contratto con i romani» ma l’imprenditore si è gentilmente rifiutato: «Il contratto no – ha detto sorridendo – siamo seri».
Valentina Santarpia
(da “il Corriere della Sera”)
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